Adriano Martelli è uno dei tanti pensionati italiani emigrati all' estero. Ha scelto di trascorrere la sua terza età in Tunisia, a Sousse, 173.000 abitanti, la terza città del paese per popolazione dopo Tunisi e Sfax. Mi risponde al telefono via skype, intravvedo alle sue spalle mobili dal sapore africano alternati a tocchi di Occidente. Dopo le polemiche di questi giorni sulla tassazione delle pensioni all' estero, vuole dire la sua e spiegare come si vive in un paese straniero.
Scusi quanto prende di pensione, gli chiedo? «Poco meno di 1000 euro al mese, ma guardi, io pago le tasse in Italia, la mia pensione arriva lì e ritiro l' equivalente in valuta locale, cioè circa 2400 dinari».
Mi spiega che in Tunisia con quella cifra puoi vivere da «gran signore», se li sai gestire. «Io abito in riva al mare, con tutti i comfort, due condizionatori, riscaldamento per l' interno se fa freddo, due camere, un bel salone, un bagno, era già arredato quando sono entrato. L' affitto costa 550 dinari al mese, l' equivalente di 200 euro, poco più.
L' appartamento è di quasi 80 metri quadri più 90 di giardino, ho il mio orticello, le tartarughe, la palma. Sa come vivevo in Italia?». Ecco, appunto, siamo al passaggio chiave, ovvero la molla che spinge un onesto cittadino che ha sgobbato tutta la vita nel nostro paese ad andarsene. «Per 30 anni ho fatto l' infermiere in ospedale, sono andato in pensione presto, è vero, ma con quella cifra non era possibile vivere dignitosamente. Abitavo a Torino, una pensione di 880 euro, di cui 450 se ne andavano per l' affitto, più spese, di un monocamera a Borgo San Paolo. Non ce la facevo ad arrivare a fine mese. Ho iniziato a lavorare extra in un call center, guadagnando altre 1000 euro. È allora che ho conosciuto la realtà tunisina e ho deciso di provare a trasferirmi. All' inizio mi sentivo spaesato, senza amici, in un paese in cui il peso della religione è fortissimo, altro che la libertà che c' è Italia. Da allora sono passati sette anni e molte cose sono cambiate nella mia vita, e anche in Tunisia. Ma io indietro non torno. Ho solo una figlia, che vive a Torino, avevo un fratello, ma è mancato troppo presto, i miei amici li sento al telefono, loro stentano a credere a quello che gli racconto».
Mi spiega che in molti vengono qui per vivere più sereni, con quegli stessi soldi che a casa nostra li costringerebbero a una lotta quotidiana per far quadrare i conti. «Faccio una grossa spesa mensile: detersivi, scatolame, cose per il bagno, il rifornimento del freezer, ovvero pollo, carne, verdure. Spendo 320 dinari (140 euro), cioè quello che per i locali è uno stipendio. Pensi che un cameriere qui guadagna 250 dinari al mese. Poi da pagare oltre all' affitto mi restano solo le spese straordinarie: magliette, scarpe, un cellulare, ma uso ancora molti dei vestiti che avevo in Italia e soprattutto giro in ciabatte.
Qui se ti vedono uscire in giacca, camicia e scarpe, ti chiedono se stai andando a un matrimonio».
Qui se ti vedono uscire in giacca, camicia e scarpe, ti chiedono se stai andando a un matrimonio».
Scarpe e capelli - Il costo della vita, mi racconta, è completamente diverso dall' Italia. Le scarpe costano 25 dinari, cioè 12 euro, una seduta dal parrucchiere femminile con taglio, tinta, piega, sopracciglia e buffetti costa 35 dinari, cioè 15 euro. In Italia non te la caveresti con meno di 80. E gli uomini, dal barbiere, si tagliano i capelli con 4 euro. Cifre che a noi suonano incredibili.
Ma come passano il tempo questi signori un po' attempati? Tra bar e caffè, un giro per la Medina, il centro città, e un po' di shopping. Sempre rispettando il budget prefissato. Adriano mi racconta che qui da sei anni ha una donna, Mariam, una ragazza che ha studiato per fare l' insegnante e dà ripetizioni per mantenersi. Lei ha 34 anni, lui 69. Ma la differenza d' età mantiene giovani, dice. «I genitori di Mariam mi dicono sempre che non mi stanco mai. Ma come faccio a stancarmi se non faccio niente?! Ai maschi che vengono qui dico state attenti, le donne vi diranno che vi amano da pazzi, pur di sposarsi e scappare via, non bisogna farsi fregare. Mariam ha studiato e viene da una bella famiglia, a me non è successo, ma ne ho visti di uomini che hanno dilapidato i risparmi di una vita. Io, assieme a lei, mi sono dato una paghetta quotidiana da spendere, 20 dinari al giorno. Noi poi andiamo spesso in pizzeria, due pizze e due bibite ci costano 15 dinari, cioè 6 euro. In un buon ristorante si mangiano cous cous, agnello e verdure con 8 euro a testa. Certo, non aspettatevi un servizio a quattro stelle, magari si dimenticano il tovagliolo, ma il cibo è buono».
Ma come passano il tempo questi signori un po' attempati? Tra bar e caffè, un giro per la Medina, il centro città, e un po' di shopping. Sempre rispettando il budget prefissato. Adriano mi racconta che qui da sei anni ha una donna, Mariam, una ragazza che ha studiato per fare l' insegnante e dà ripetizioni per mantenersi. Lei ha 34 anni, lui 69. Ma la differenza d' età mantiene giovani, dice. «I genitori di Mariam mi dicono sempre che non mi stanco mai. Ma come faccio a stancarmi se non faccio niente?! Ai maschi che vengono qui dico state attenti, le donne vi diranno che vi amano da pazzi, pur di sposarsi e scappare via, non bisogna farsi fregare. Mariam ha studiato e viene da una bella famiglia, a me non è successo, ma ne ho visti di uomini che hanno dilapidato i risparmi di una vita. Io, assieme a lei, mi sono dato una paghetta quotidiana da spendere, 20 dinari al giorno. Noi poi andiamo spesso in pizzeria, due pizze e due bibite ci costano 15 dinari, cioè 6 euro. In un buon ristorante si mangiano cous cous, agnello e verdure con 8 euro a testa. Certo, non aspettatevi un servizio a quattro stelle, magari si dimenticano il tovagliolo, ma il cibo è buono».
Corruzione e reati - Sembra il paese del Bengodi. Ma poi scopri che le magagne ci sono anche lì: corruzione, criminalità, o più banalmente nessuno che arrivi mai puntuale a un appuntamento e pure i tunisini che sono pettegoli come la portinaia di un palazzo, mi spiega. A far davvero vacillare la convinzione di rimanere in Italia però ci pensano le tasse. Gli chiedo, scusi ma qui si paga l' Imu, o una tassa sulla casa? «No no, scherza! Qui ci sono solo incentivi per chi acquista». E la Tari si paga? «No». L' Irpef? «No, no». La Tasi? «Macché. Non scherziamo».
In Italia, gli dico, di tasse se ne contano oltre 100. La linea si fa disturbata, chiedo se ci sono ragioni per tornare a casa, lui, concreto, mi spiega: «Qui per curare alcune malattie i costi sono alti, quindi ad esempio se uno ha problemi al cuore, meglio non venire e farsi seguire in Italia. La sanità da noi è ottima, qui in Tunisia no. Ma è anche vero che quando vivevo a Torino ero pieno di patologie, soffrivo di ipertensione, prendevo un sacco di pastiglie, avevo problemi di gastrite e di stomaco, da quando sono qui non ho più nulla. Guarito come per miracolo». Ma lo sa che in Italia in questi giorni si discute di voi pensionati all' estero? -lo provoco- Tito Boeri, il presidente dell' Inps, dice che l' anno scorso sono stati versati ben 373mila assegni in 160 paesi per pensionati che in realtà hanno pagato pochi anni di contributi in Italia. Una vera anomalia che tra l' altro danneggia i consumi, visto che i soldi li spendete in altri paesi, lei cosa risponde?
«Noi i nostri soldi li abbiamo già versati, caro Boeri, ce li lasci spendere dove vogliamo e si preoccupi piuttosto di come vivono i pensionati rimasti in patria. Ho fatto 33 anni di lavoro in Italia, cosa devo ancora a questo paese?».
di Francesca Carollo
fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13207891/tunisia-pensionato-900-euro-mese.html
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