mercoledì 31 ottobre 2018

LA MANOVRA? UN CAPOLAVORO: COSI’ HANNO FREGATO MATTARELLA. E ADESSO E’ OBBLIGATO A STARE MUTO, ALTRIMENTI SARANNO SOLO GUAI PER LUI ED I SUOI ACCOLITI

Marco Antonellis per “Dagospia”
Il Capo dello Stato Sergio Mattarella utilizzerà i prossimi appuntamenti istituzionali per esternare tutta la sua preoccupazione in tema di conti pubblici, spiegano ambienti del Quirinale. Le grandi agenzie di rating internazionali si esprimeranno a breve (a proposito: in Piazza Affari danno per scontato un declassamento da parte di Moody’s e Standard & Poor’s) mentre fonti diplomatiche fanno sapere che in Europa si stanno preparando al peggio e stanno già lavorando riservatamente ai “Piani b” per attutire il colpo di un’eventuale fuoriuscita dell’Italia dall’euro. Insomma, il Cigno Nero potrebbe arrivare e anche prima del previsto spiegano le medesime fonti.
In Europa, raccontano fonti diplomatiche di altissimo livello “sperano che i mercati facciano il loro dovere e pieghino l’Italia con le buone o con le cattive” altrimenti dovrà essere Bruxelles a bocciare la manovra e costringere Roma a riscriverla. Con tutti i rischi del caso.
Perché stavolta Bruxelles ha paura dell’Italia, ha paura di bocciarla e di cadere così nella trappola messa in piedi con grande abilità politica da Di Maio e Salvini, i reucci della nuova Italia sovranista-populista. Spiegano fonti del governo gialloverde: “Se ci bocciano la manovra stravinceremo le elezioni europee del prossimo anno puntando tutto sull’Europa cattiva e matrigna, andando a testa bassa contro l’euro e contro i mercati.
Avremmo la campagna elettorale bella che fatta. Dopo di che la manovra la ripresenteremo comunque tale e quale il prossimo anno. Se invece non ce la bocciano o ci chiederanno piccoli aggiustamenti (ipotesi più probabile) avremmo vinto su tutta la linea e ci presenteremo da vincitori alle elezioni europee del prossimo maggio”.
Insomma, comunque vada sarà un successo: Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno già vinto. E tutto quello che vale per l’Europa vale anche per il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, sempre più in un vicolo cieco: è totalmente fallita la sua linea Maginot che aveva impedito dapprima a Paolo Savona di diventare Ministro dell’Economia e poi posto Giovanni Tria al Mef.
E sono totalmente falliti gli appelli e i moniti delle scorse settimane con cui aveva solennemente invitato alla prudenza. Ora non gli resterebbe che appellarsi all’Art.81 (quello sul pareggio di bilancio messo in Costituzione da un certo Mario Monti) e non firmare la manovra, come qualcuno in alto loco già sta ventilando.
Con il rischio però che se ciò accadesse, la serata di fine Maggio in cui i populisti chiesero l’impeachment del Capo dello Stato al confronto di quanto potrebbe accadere ora sarebbe stata solo una passeggiata di salute.
Intanto, tra i vertici istituzionali del Paese già si ragiona sulla “madre di tutte le battaglie”, la sfida per la conquista del Quirinale nel 2022: “Se dovesse cadere in mani pentaleghiste sarebbe la fine” fanno sapere fonti diplomatiche. Se ciò accadesse per l’establishment e i relativi poteri forti sarebbe Game Over: “Non è un mistero per nessuno che negli ultimi anni il vero terminale di Berlino, Parigi e Bruxelles sia stato il Colle più che Palazzo Chigi”. “Se perdiamo il Quirinale è finita” spiegano scuotendo la testa. La vittoria dei populisti sarà completa e totale. Per questo, giurano i soliti bene informati, si farà di tutto per andare nei prossimi 12/24 mesi ad elezioni anticipate ed impedire così che la coalizione composta da Lega e 5 Stelle possa eleggere il prossimo Capo dello Stato.
Meglio, molto meglio, fanno notare le medesime fonti, che si vada al più presto ad elezioni e che vinca il Centrodestra in maniera netta e chiara (ecco spiegato il riavvicinamento Salvini-Berlusconi degli ultimi tempi: l’establishment preferirebbe di gran lunga Salvini premier con Berlusconi all’attuale esplosivo duopolio Di Maio-Salvini) in modo che poi non possano pretendere anche il Quirinale (avendo già Palazzo Chigi per il Capitano) e che quindi lo lascino in mano ad una figura ‘terza’ e di garanzia (oltre che ‘equivicina’ a Bruxelles).
Insomma, per i poteri forti la vittoria del Centrodestra sarebbe a questo punto il male minore, comunque da preferire all’attuale alleanza di governo (ed è per questo che i 5Stelle hanno già “drizzato” le orecchie sospettando taluni autorevoli esponenti leghisti di essere uomini del ‘sistema’). Questo, potete scommetterci, sarà il prossimo “Great Game” della politica italiana.

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