lunedì 29 ottobre 2018

“Adesso diranno che Desirèe si è stuprata da sola” Mario Giordano demolisce Boldrini, Mughini e la feccia rossa che sta infangando la ragazzina ammazzata dal branco di clandestini

Mario Giordano per la Verità
No, non ha detto che se l’ è cercata. Gad Lerner ha detto soltanto (soltanto?) che Desirée Mariottini, la sedicenne stuprata e uccisa da un branco di belve africane, era «dipendente di eroina, figlia di uno spacciatore italiano e madre quindicenne». E dunque, dice, non dovete preoccuparvi del fatto che a torturarla e ammazzarla è stato un gruppo di africani
che abbiamo accolto con il permesso umanitario (umanitario!) e che abbiamo lasciato circolare liberamente anche quando dovevano essere rimandati a casa loro a calci nel sedere. Macché.
Dobbiamo preoccuparci perché la madre di Desirée quando l’ ha partorita aveva 15 anni. Un delitto gravissimo, si capisce. Mica come stuprare e uccidere una sedicenne.
Sul tweet della maglietta rossa (con Rolex annesso) si è scatenata la bagarre social della domenica. A un certo punto è intervenuto anche Matteo Salvini che ha ripreso la notizia, così come riportata da un sito Web, aggiungendoci un «Gad ma vergognati» con annessi punti esclamativi. A questo punto il medesimo Lerner ha risposto con un altro tweet accusando il ministro dell’ Interno di propalare fake news, perché nel sito Web si usava l’ espressione «se l’ è cercata».
«Chi l’ ha mai scritto che Desirée se l’ è cercata?», ha replicato l’ ex direttore del Tg1.
Vi risparmiamo l’ orda di commenti che sono seguiti all’ incrociare delle social spade.
rossetto e minigonna
Ora pubblichiamo il tweet così ognuno potrà giudicare di testa sua. A noi sembra, in ogni caso, che faccia schifo.
Ma insomma: da quando, in caso di stupro o omicidio, si punta il dito contro chi ha subito la violenza? Da quando si dice che bisogna discutere della sua vita piuttosto che di quelli che l’ hanno ammazzata? Se l’ avessimo fatto noi su un qualsiasi altro caso, come ci avrebbero accusato?
Probabilmente diverse delle ragazze che sono state stuprate negli ultimi anni non avevano una vita irreprensibile, magari qualcuna era pure uscita a cena con il suo stupratore, magari aveva pure consumato droga con lui.
Ma questo giustifica lo stupro? La vita dissoluta della violentata giustifica la violenza? E allora anche il rossetto e la minigonna? Che ne dici, Gad? Anche molte mogli che vengono ammazzate dai mariti, nella lunga teoria dei femminicidi, probabilmente non erano stinchi di santo, anzi forse erano perfette rompicoglioni: ma ciò significa che il problema, in caso di femminicidio, è come si comportava la donna uccisa?
Di ragazze drogate ce ne sono tante, purtroppo. Di figlie sbandate cresciute in famiglie malmesse pure. Dobbiamo dire che è normale che vengano tutte stuprate e massacrate? Pare di sì. Desirée era una «predestinata», ha sostenuto ieri Giampiero Mughini a Domenica In, mettendosi sulla scia di Lerner.
«Si drogava e quindi non poteva che fare quella fine lì».
Ma certo: è normale, no? Una ragazza di 16 anni si droga e quindi è normale che un branco di africani, assetati di sangue e di sesso, le si buttino sopra violentandola per 12 ore, in nome di quell’ umanità per cui noi li abbiamo accolti. Perché stupirsi? È logico che succeda così. Ancora un po’ e troviamo qualcuno che dice che Desirée non solo se l’ è cercata, ma in fondo se la meritava pure.
Sia chiaro: se Lerner e Mughini vogliono invitarci a riflettere sullo sfascio della famiglia italiana, con noi trovano porte aperte. Sono anni che parliamo della famiglia, nel silenzio generale. Ma forse dovrebbero chiedersi perché la famiglia si è sfasciata.
E se la loro generazione, e la loro cultura, non porti addosso la responsabilità somma di questo sfascio, dal momento che la famiglia è stata considerata prima (nei fumi inebrianti del Sessantotto) un ferrovecchio da buttare, e poi è stata travolta con le esagerazioni del conformismo lesbo gay, per cui persino mettere nella pubblicità Barilla una mamma e un papà che fanno colazione con i loro figli è diventato un insulto alla presunta modernità.
Adesso hanno nostalgia della famiglia? Vogliono parlarne? Vogliono ragionare sul perché una mamma quindicenne e un papà spacciatore vengono lasciati soli?
Perché i genitori non hanno nessun aiuto, a meno che non si iscrivano alla lobby arcobaleno? Facciamolo pure, per carità. Purché non sia semplicemente un pretesto per non parlare del vero problema. Che non è, in questo caso, la vita di Desirée o di suo padre spacciatore. Ma la vita di Mamadou Gara, Brian Minteh, Alinno Chima, Yusif Salia. Guardateli in faccia, caro Gad e caro Giampiero.
Abbiate il coraggio di guardarli in faccia. Avevano il permesso umanitario. Glielo abbiamo dato noi. E noi li abbiamo lasciati liberi di scorrazzare nel nostro Paese, anche quando quel permesso era scaduto. Considerandoli, chissà perché, «risorse».
coda di paglia
Ecco: io ho come l’ impressione che state facendo quest’ operazione di distrazione di massa per cercare di nascondere la vostra coda di paglia. Siete voi che avete voluto aprire le porte a tutti, siete voi che predicavate l’ accoglienza a ogni costo, siete voi che avete fatto in modo che l’ Italia si riempisse di Mamadou&C. E adesso per cercare di sottrarvi alle vostre responsabilità che fate?
Dite che il problema è un altro. Il primo giorno il problema era Salvini, che aveva osato andare a deporre un fiore. Poi il problema era Virginia Raggi, che non aveva bonificato la zona. Ora il problema è la vita di Desirée. E nel frattempo spunta anche un presunto italiano che sicuramente (se si dimostrerà vero o anche solo verosimile) diventerà il vero problema. Mica come quei paciocconi dei nigeriani e dei senegalesi, che un problema non lo sono mai, nemmeno quando uccidono e stuprano una sedicenne. E razzista chi dice il contrario.

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