martedì 19 febbraio 2019

Cacciari che goduria, persino lui bastona il PD: “Siete così coglioni che in un mese avete regalato a Salvini milioni di voti”

Tra i grandi oppositori di Matteo Salvini, senza ombra di dubbio, c’è Massimo Cacciari. Eppure, a Otto e Mezzo di Lilli Gruber, rifila un metaforico schiaffone a tutti i manettari del Pd che poche ore dopo avrebbero insultato la Giunta che ha negato l’autorizzazione a procedere contro il ministro per il caso-Diciotti. “Per me – ha spiegato Cacciari – è stato sempre un problema squisitamente politico. Se fosse dipeso da me, non avrei assolutamente intentato questo procedimento nei confronti di Salvini, che va affrontato, contestato e, a parer mio, mandato a casa politicamente“. Insomma, anche per Cacciari la richiesta di processare il leghista è una follia giuridica. “Salvini, grazie a questo caso, ha visto aumentare i propri consensi, perché ormai funziona così”, ha aggiunto. E ancora: “Dobbiamo ficcarcelo in testa. Le questioni politiche, come quelle riguardanti Salvini, che in questo caso ha assunto un atteggiamento politico, non possono essere oggetto di procedimenti giudiziari. Non ha senso. Quando ciò avviene, il politico accusato ne riceve solo benefici”. Detto da uno che contesta il vicepremier del Carroccio su tutto, vale ancora di più. Soprattutto per quel Pd che dopo il “no” in Giunta gridava allo scandalo.

“I Renzi vanno arrestati o non si fermeranno” Ecco le carte che hanno obbligato il tribunale ha dato l’ok ai domiciliari

Per Matteo Renzi “chi ha letto le carte e ha un minimo di conoscenza giuridica sa che privare persone della libertà personale per una cosa come questa è abnorme”. Secondo l’ex premier, insomma, gli arresti domiciliari per i suoi genitori, accusati di bancarotta fraudolenta e false fatture dalla Procura di Firenze, sono un provvedimento esagerato. A leggere l’ordinanza del gip Angela Fantechi la realtà è ben diversa. Le date, in questo caso, sono fondamentali per comprendere la ratio della misuracautelare. La richiesta di arresti da parte dei pm titolari dell’inchiesta è datata 26 ottobre 2018: il giorno prima la procura di Cuneo aveva chiesto il rinvio a giudizio per Laura Bovoli (madre dell’ex Rottamatore), accusata di concorso in bancarotta fraudolenta per il crac della Direkta srl. Indagando sui conti di quest’ultima società, gli inquirenti piemontesi hanno scoperti alcuni intrecci con aziende legate ai Renzi, tra cui la Delivery Service e, soprattutto, la capofila Eventi 6, su cui i magistrati fiorentini stavano già indagando in altri filoni d’inchiesta. È l’inizio di un’indagine complessa che passa a Firenze per competenza e coinvolge la gestione di altre società, la Europe Service e, sopratutto, la Marmodiv, per cui i pm avevano già chiesto il fallimento il 4 settembre 2018. Scattano le perquisizioni e il 31 gennaio 2019 la Procura del capoluogo toscano ordina un’ultima consulenza tecnica d’ufficio proprio sulla Marmodiv. Quest’ultimo non è un particolare di poco conto: non si tratta di una situazione già chiusa, ma assolutamente in divenire. E che determina la scelta del gip di concedere gli arresti domiciliari a quattro mesi dalla richiesta del pm (istanza presentata il 26 ottobre, firmata il 13 febbraio).
Nell’ordinanza del giudice Fantechi la decisione è spiegata con dovizia di particolari: “Sussiste il concreto ed attuale pericolo che gli indagati commettano reati della stessa specie di quelli per cui si procede (tributari e fallimentari), ciò emerge dalla circostanza che i fatti per cui si procede non sono occasionali e si inseriscono in un unico programma criminoso in corso da molto tempo, realizzato in modo professionale con il coinvolgimento di numerosi soggetti nei cui confronti non e stata avanzata richiesta cautelare e pervicacemente portato avanti anche dopo l’inizio delle indagini“. Quindi: “Unico programma criminoso in corso da molto tempo”, “pervicacemente portato avanti anche dopo l’inizio delle indagini”. Il dato cronologico, a leggere il provvedimento del gip, diventa determinante proprio quando si parla della Marmodiv: “Attualmente, è in corso di compimento, da parte di Renzi Tiziano e Bovoli Laura, la fase dell’abbandono della Marmodiv ed è del tutto verosimile ritenere che, ove non si intervenga con l’adozione delle richieste misure cautelari, essi proseguiranno nell’utilizzo di tale modus operandi criminogeno, coinvolgendo altre cooperative, risulta poi pendente la richiesta di fallimentodella Marmodiv avanzata dal P.M.”.
Domanda: ma non bastava l’interdizione all’attività imprenditoriale? Per il giudice Fantechi evidentemente no. E lo spiega così: “Sul punto occorre rilevare che avendo gli stessi rivestito ruoli di amministratori di fatto e avendo gli stessi agito tramite ‘uomini di fiducia’ non è possibile ritenere sufficiente una misura quale il divieto di esercitare uffici diretti di persone giuridiche ed imprese, atteso che essa consentirebbe di impedire agli indagati di rivestire solo cariche formali, lasciandoli invece liberi di agire con condotte assai più subdole e pericolose perché di più difficile accertamento“. Provvedimento esagerato, quindi? Sarà il tribunale del Riesame a dirlo. Fatto sta che il giudice per le indagini preliminari non ha avuto dubbi, tanto è vero che non ha neanche concesso la sospensione della pena a causa della “gravità concreta dei reati per cui si procede e la loro esecuzionein un contesto temporale rilevante”. Riferendosi a Tiziano Renzi e Laura Bovoli, poi, il gip Fantechi parla di “condotte volontarie realizzate non per fronteggiare una contingente crisi di impresa, quanto piuttosto di condotte imprenditoriali finalizzate a massimizzare il proprio profitto personale con ricorso a strategie di impresa che non potevano non contemplare il fallimento delle cooperative”. Insomma: Tiziano e Laura andavano fermati subito. Che piaccia o no e a prescindere da quel cognome importate.

Boldrini schiuma rabbia da tutti i pori: così insulta i Cinquestelle che hanno votato per Salvini

Laura Boldrini contro il Movimento 5 Stelle che ha salvato, tramite il voto su Rousseau, il ministro dell’Interno dall’autorizzazione a procedere
“Prima gli hanno lasciato la guida pur avendo preso il doppio dei suoi voti. Poi, dopo aver gridato per anni ‘onestà’, per Salvini hanno venduto pure l’anima, salvandolo dal processo.
Laura Boldrini commenta così la decisione del Movimento 5 Stelle, tramite la sua base di elettori che ha votato sulla piattaforma Rousseau, di salvare Matteo Salvinidall’autorizzazione a procedere chiesta dal Tribunale dei Ministri di Catania per il caso della nave Diciotti.
L’ex presidente della Camera dei deputati va così all’attacco via social – Twitter per l’esattezza – dei pentastellati, accusandoli di aver venduto l’anima pur di non votare contro l’alleato leghista, cosa che avrebbe probabilmente innescato una crisi di governo irreparabile.
Dunque, la Boldrini ha calcato la mano e ha concluso il suo affondo tirando una stoccata anche all’indirizzo del ministro del Lavoro: “La storia del #M5S al governo è ingloriosa quanto l’attaccamento di #DiMaio alla sua poltrona”

Paragone che goduria, così sputtana la Merlino e le pagliacciate de La7: “Vuoi solo provocare, conosco il mestiere, ricordati che mi hanno cacciato”

“Myrta, lo so che ti piace fare i titoli, conosco il mestiere”, sbotta Gianluigi Paragone in collegamento con Myrta Merlino a L’aria che tira, su La7. “Sì”, ribatte la conduttrice, “Lo facevi anche tu”. E il senatore pentastellato: “Lo facevo bene. Talmente bene che infatti il mio programma lo hanno chiuso”, dice livoroso. La Merlino non fa una piega. Le interessava solo una risposta di Paragone sulla scelta politica a favore di Matteo Salvini espressa dalla piattaforma Rousseau. Ma lui evidentemente voleva solo togliersi un sassolino dalla scarpa, come quando alla fine invia i saluti al direttore Andrea Salerno e Myrta gli assicura: “non mancherò”.

Fottevano persino i contributi ai loro dipendenti! Ecco i campioni del progressismo e dei diritti dei lavoratori

FIRENZE– Sono stati i dipendenti a raccontare che cosa avveniva davvero nelle cooperative di Tiziano Renzi e Laura Bovoli. Il resto lo hanno fatto i documenti sequestrati dalla Guardia di Finanza nelle sedi delle società. Fatture, libri contabili, contratti hanno consentito di ricostruire il modus operandi adottato dai genitori di Renzi «affinché la loro società “Eventi 6” potesse avere a disposizione manodopera senza essere gravata di oneri previdenziali ed erariali».
Le cooperative
In particolare i due «hanno costituito e si sono avvalsi delle cooperative “Delivery Service”, “Europe Service” e “Marmodiv”, poi destinandole all’abbandono non appena esse raggiungevano la difficolta economica, uno stato più che prevedibile in considerazione che sulle stesse gravava l’onere previdenziale, e con riferimento a Marmodiv anche l’onere fiscale derivante dall’emissione di fatture per operazioni inesistenti al fine di consentire evasione di imposta a Eventi 6».
L’atto di accusa
È questo il fulcro dell’atto di accusa che ha portato agli arresti domiciliari i genitori dell’ex premier Matteo Renzi. L’ordinanza di custodia cautelare ricostruisce l’indagine svolta dal procuratore aggiunto Giuseppe Creazzo e dall’aggiunto Luca Turco e accoglie la loro tesi secondo cui «avendo gli stessi rivestito ruoli di amministratori di fatto e avendo gli stessi agito tramite “uomini di fiducia” non è possibile ritenere sufficiente una misura quale il divieto di esercitare uffici diretti di persone giuridiche ed imprese atteso che essa consentirebbe di impedire agli indagati di rivestire solo cariche formali, lasciandoli invece liberi di agire con condotte assai piu subdole e pericolose perche di piu difficile accertamento».
Le verifiche
Il 14 marzo scorso viene interrogato come testimone Antonello Gabelli. E conferma quanto era già emerso nel corso delle verifiche dei finanzieri. Racconta a verbale: «Venivano create aziende, prevalentemente sotto forma di cooperative, al solo fine di raggruppare i lavoratori o i mezzi. Tali realtà societarie venivano distinte dalla società “capofila” ossia Eventi 6, Chill, Mail Service, One Posted Eukos. Tali società sono quelle che nel tempo hanno intrattenuto concretamente i rapporti con i clienti, come ad esempio Carrefour, Conad, Euronics e altri. Per tale ragione queste società capofila non avevano direttamente alle dipendenze i distributori, se non per qualche periodo che io ricordi, ma tendenzialmente Mariano Massone, Gambino Giovanna, Tiziano Renzi e Laura Bovoli creavano società cooperative al fine di svolgere il lavoro operativo, concentrando tutte le criticità su queste e lasciando “pulite” le menzionate società capofila».
I ruoli
Il ruolo della Delivery è fondamentale — secondo l’accusa — per tenere in piedi il «sistema» e infatti il giudice spiega che «la Delivery è stata costituita per volontà di Tiziano Renzi e Laura Bovoli che hanno partecipato alla sua gestione unitamente ai coniugi Massone (Mariano Massone e Gambino Giovanna). La società è stata formalmente amministrata da persone di loro fiducia. In tal senso risultano inequivoche le dichiarazioni di Antonello Gabelli che, in ordine alla gestione della società risultano confermate dalle email acquisite dalla Guardia di Finanza. Dopo la cessazione di ogni attività gestoria, imposta da una situazione patrimoniale in perdita, è stato nominato un soggetto insolvente Salvatore Micari. Le analisi svolte dalla Guardia di Finanza (confermate anche dal curatore fallimentare) hanno evidenziato che poco dopo la sua costituzione la società ha iniziato a non versare in modo sistematico gli oneri fiscali e contributivi».
Il file «Lalla»
Scrive il giudice: «Particolarmente significativi sono i documenti archiviati nella cartella denominata “Lalla” rinvenuta nel computer sequestrato a Roberto Bargilli». Si tratta del socio che guidava il camper di Matteo Renzi durante la campagna elettorale e che risulta indagato insieme ai genitori. Aggiunge il giudice: «La cartella ed il soprannome Lalla sono certamente riconducibili a Laura Bovoli atteso che proprio nella cartella “Lalla” è stata rinvenuta la sua carta di identità. Nella cartella sono stati rinvenuti numerosissimi documenti riferibili alla cooperativa “Europe Service”, in particolare la lista soci, modelli F24 relativi alla cooperativa per il pagamento dell’Irap e del premio Inail, il file denominato Logo Europe nuovo nel quale è riprodotto il logo della Europe Service Cooperativa identico al quello riportato su alcune fatture acquisite presso la sede della Eventi 6 il file denominato “dati per la costituzione”, copia dei contratti della Cooperativa Europe Service , nonché contratti di lavoro».
I dipendenti
Tra i dipendenti ascoltati dalla Finanza ce ne sono molti che ricordano come proprio la signora Lalla fosse la persona a cui fare riferimento. Nel maggio scorso Luigi Carcione dichiara: «Ho lavorato “in nero” per la Delivery Service presso una piattaforma logistica in Pisa località Ospedaletto ove si occupavano della consegna dei vini di Giordano Vini. Rendicontavo i pagamenti e l’attività settimanale alla Delivery Service. Preciso che l’interlocutrice della casella di posta elettronica della Delivery Service Italia alla quale inviavo tale rendiconto era tale “Lalla”».
L’abbandono della coop
Uno dei motivi che hanno convinto il giudice a firmare il provvedimento di cattura è il procedimento in corso per il fallimento della Marmovid. Nell’ordinanza è infatti specificato che «attualmente, e in corso di compimento, da parte di Renzi Tiziano e Bovoli Laura, la fase dell’abbandono della Marmodiv ed è del tutto verosimile ritenere che, ove non si intervenga con l’adozione delle richieste misure cautelari, essi proseguiranno nell’utilizzo di tale modus operandi criminogeno, coinvolgendo altre cooperative, risulta poi pendente la richiesta di fallimento della Marmodiv avanzata dal pubblico ministero». Non a caso il giudice sottolinea «la gravità concreta dei reati per cui si procede», ma anche il fatto che «le condotte volontarie di Bovoli e Renzi sono state realizzate non per fronteggiare una contingente crisi di impresa, quanto piuttosto condotte imprenditoriali finalizzate a massimizzare il proprio profitto personale con ricorso a strategie di impresa che non potevano non contemplare il fallimento delle cooperative».

Rai, dopo Fazio è il turno di Vespa e del suo contratto da Sultano

In vista delle elezioni europee, e del ribaltone ormai certificato dai sondaggi tra Lega e M5s, in Rai sono in corso le grandi manovre per mettere in atto i nuovi piani industriale e di informazione. Il primo sarebbe sulla scrivania dell’Ad Fabrizio Salini, finora tenutosi lontano dai riflettori scegliendo quindi di muoversi con discrezione. Ben più rumorosa invece si preannuncia l’azione del presidente Marcello Foa che, secondo il Fatto quotidiano, avrebbe tutte le intenzioni di mettere in pratica il piano di informazione, già fallito ai tempi della Rai renziana, mettendo nel mirino alcuni pezzi da 90 di viale Mazzini, a cominciare da Bruno Vespa.

Il contratto per la prossima stagione di Porta a porta per il momento non è stato rinnovato. L’idea di Foa, già anticipata in Commissione Vigilanza, è quella di tagliare ancora i compensi e razionalizzare le risorse, quindi la speranza del presidente Rai è di sedersi a un tavolo con Vespa per rimettere tutto in discussione. Le novità potrebbero riguardare innanzitutto lo stipendio del conduttore, oggi di 1,2 milioni di euro, oltre che il numero delle puntate settimanali, che al momento sono tre. C’è ancora chi si illude di costringere Vespa ad accettare il tetto di 240 mila euro imposto ai giornalisti Rai, ma di sicuro Foa punta a una riduzione del suo stipendio, anche per tranquillizzare i malumori grillini.

“Un complotto per favorire i Cinquestelle” Renzi, da morir dal ridere! Cosa arriva a farneticare

Basta leggere i quotidiani di oggi per rendersene conto. Un capolavoro mediatico, tanto di cappello”. È nella enews che Matteo Renzi risponde alle polemiche esplose dopo la disposizione da parte della procura di Firenze degli arresti domiciliari per i suoi genitori, Tiziano e Laura Bovoli. Il gip di Firenze Angela Fantechi ha contestato ai due coniugi i reati di bancarotta fraudolenta ed emissione di fatture false. Per il giudice la misura cautelare sarebbe giustificata dal rischio di inquinamento delle prove e reiterazione del reato che emerge “dalla circostanza che i fatti per cui si procede non sono occasionali e si inseriscono in un unico programma criminoso in corso da molto tempo, realizzato in modo professionale”.
La notizia degli arresti domiciliari si è abbattuta su Renzi come un ciclone. Oggi l’ex premier ha, quindi, deciso di annullare la conferenza stampa prevista per le 16 in Senato e affidare alla tradizionale enews il proprio pensiero sulla vicenda giudiziaria che ha svelato il sistema che ha portato al fallimento di tre cooperative (la Delivery Service, la Europe Service e la Marmodiv). Quelle dei coniugi Renzi, a detta del gip Fantechi, sono state “condotte volontarie realizzate non per fronteggiare una contingente crisi di impresa, quanto piuttosto di condotte imprenditoriali finalizzate a massimizzare il proprio profitto personale con ricorso a strategie di impresa che non potevano non contemplare il fallimento delle cooperative”Gli indagati sono complessivamente quindici. Insieme a Tiziano e a Laura Bovoli, figura anche Mariano Massone, 47enne di Campo Ligure che ha alle spalle due condanne per bancarotta (nel 2004 e nel 2016) e quattro condanne per violazioni in materia di lavoro. Di fronte a tutte queste accuse Matteo Renzi risponde facendo muro e assicurando che è determinato a tirare dritto: “Se qualcuno pensa di fermarmi, non mi conosce. Non ci conosce”.
“Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, commenta l’ex presidente del Consiglio. E sottolinea: “I miei genitori, come tutti, hanno diritto a un processo giusto e spero rapido. Non grido ai complotti – incalza- chiedo che i processi si facciano nelle aule dei tribunali e non sul web o nelle redazioni dei giornali. Noi aspettiamo le sentenze, ma le sentenze si pronunciano in tribunale e non nelle piazze populiste”. Poi, però, polemizza con il gip Fantechi per la misura cautelare agli arresti domiciliari“Chi ha letto le carte e ha un minimo di conoscenza giuridica – spiega – sa che privare le persone della libertà personale per una cosa come questa è abnorme”. E attacca: “Anche se in tanti cercano parole di consolazione, io conosco la verità che nessuno vuole dire: se non avessi fatto politica, oggi i miei genitori non subirebbero questo”.
Renzi dice di aver immaginato di scrivervi tutt’altra e-news. Avrebbe voluto raccontare ai propri follower “l’entusiasmo di questo fine settimana”, durante il quale ha girato in Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte per presentare il libro Un’altra strada e dove ha trovato “un’accoglienza superiore alle più rosee aspettative”“Poi – racconta – ieri sera mentre firmavo copie a Nichelino, in un centro anziani della periferia di Torino, la notizia più assurda che potessi ricevere, una notizia che gela il sangue: i miei genitori ai domiciliari”. Quindi, ribadisce: “Chi conosce la realtà sa che quelle carte, peraltro, non corrispondono al vero. Ma per questo ci sarà il processo. Tra cinque anni, tra dieci anni, quando tornerà la calma e si potrà analizzare con serenità ciò che è accaduto in questo periodo alla mia famiglia, saranno in tanti a stupirsi”.

lunedì 18 febbraio 2019

De Magistris, anche oggi una buffonata pur di non occuparsi dei veri problemi di Napoli

De Magistris: “Entro la fine dell’anno un referendum per l’autonomia di Napoli”

Il sindaco: «Avremo più risorse economiche, meno vincoli finanziari, più ricchezza, più sviluppo, meno disuguaglianze»
«Entro quest’anno faremo un referendum per la totale autonomia della Città di Napoli: avremo così più risorse economiche, meno vincoli finanziari, più ricchezza, più sviluppo, meno disuguaglianze». Lo annuncia il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, su Facebook che aggiunge: «successivamente proveremo a realizzare, se lo vorranno anche le altre popolazioni del Sud, un referendum per l’autonomia differenziata dell’intero Mezzogiorno d’Italia».
«Altro che zavorra del Paese, dimostreremo con orgoglio e passione – sottolinea de Magistris – che siamo e saremo, con le nostre risorse umane e territoriali, il motore per un’Italia più coesa, più giusta e con minori disuguaglianze. Noi non siamo contro i popoli della Lombardia e del Veneto che hanno votato per l’autonomia. Siamo anche noi per l’autonomia. Noi siamo per sconfiggere quei politici che hanno fondato la loro fortuna personale sull’odio e sul razzismo: quelli che hanno disprezzo per i meridionali (come Salvini ed il Ministro dell’ignoranza), quelli che hanno oltraggiato ed ostacolato i lavoratori meridionali al Nord, quelli che dicevano di non affittare ai terroni, quelli che offendendo si arricchiscono grazie a noi meridionali. Quelli che oggi se la pigliano non più solo con i meridionali ma con gli stranieri dalla pelle nera».
de Magistris promette: «è finita la pacchia per voi politici antimeridionali. Sentirete sul collo il fiato della riscossa dei Sud. Noi al Sud dopo anni di ingiustizie, discriminazioni, depredazioni e saccheggi delle nostre risorse – umane, naturali e materiali – ci stiamo riscattando raggiungendo risultati incredibili ed abbiamo tutto da guadagnare con l’autonomia totale. Autonomia per un’Italia unita, non contro come fate voi. Del resto Napoli è stata nella Storia Capitale e Repubblica. Siamo pronti per l’attacco! Da noi, vinta la sfida, regnerà l’umanità, la giustizia sociale, la felicità. Voi governate con il rancore, noi governeremo con la fratellanza». A giudizio del sindaco di Napoli «il Governo più nero – altro che giallo-verde – della Repubblica sarà travolto dalla ribellione pacifica per le autonomie del sole che i popoli del mezzogiorno guideranno, in prima linea, per un’Italia unita e coesa che valorizza tutte le autonomie e le differenze. Costruiremo con i popoli e con il diritto l’Italia dei popoli e delle città, dei territori e dei beni comuni, contro l’Italia dei politicanti, degli affaristi, dei corrotti e dei mafiosi».

LA GODURIA PIU’ GRANDE? LA FACCIA A LUTTO DELLA BERLINGUER QUANDO PRESENTA IL SONDAGGIO SUL PD: praticamente un annuncio funebre, per la gioia degli italiani

Il Pd è morto, stra-morto, morto stecchito. Non è certo una novità ma l’ultima conferma, ad oggi, è la più roboante in assoluto. Una conferma arrivata nel corso di CartaBianca, il programma condotto da Bianca Berlinguer su Rai 3, che ha proposto un sondaggio di Antonio Noto destinato ad entrare dritto dritto nella storia. La ragione? I democratici hanno raggiunto il loro minimo storico. E da un partito che non sa fare altro che auto-distruggersi non c’era niente di differente da aspettarsi. Il sondaggio mette in evidenza come una ipotetica coalizione di centrosinistra, oggi, prenderebbe il 17% (meno del 18% ottenuto dal Pd lo scorso marzo). E i democratici, nel dettaglio, otterrebbero il 15% dei consensi: minimo storico, appunto. Dunque, un 1,5% andrebbe ad Europa con Bonino e il restante 0,5% ad “altri di centrosinistra”.

Scandalo pensioni d'oro, indovinate chi c'è al primo posto con la mostruosa cifra di 31.411 EURO al mese?

Tito Boeri ha lanciato l’allarme: “I vitalizi dei parlamentari sono quasi il doppio di quanto sarebbe giustificato alla luce dei contributi versati”. Si risparmierebbero circa 76 milioni l’anno se si portassero le pensioni dei parlamentari a valori normali, applicando il sistema contributivo si avrebbe un risparmio di circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni (oltre 100 milioni all’ anno). Il meccanismo dovrebbe essere applicato non solo ai parlamentari ma anche ai consiglieri regionali.

L’elenco – Il quotidiano Il Tempo in edicola oggi, pubblica di queste pensioni d’oro, fa i nomi e i cognomi dei parlamentari super fortunati. Luciano Violante percepisce un vitalizio di 9.363 euro al mese,Giuliano Amato arriva a 31.411 euro al mese, Walter Veltroni ogni mese incassa 5.373, Massimo D’ Alema appena 90 euro in meno del suo storico rivale.  Percepisce il vitalizio anche l’ ex presidente della CameraGianfranco Fini (5.614 euro). Poi Prodi (2.864), Rodotà (4.684) e Franco Marini (5.800 Irene Pivetti dal 2013, ovvero da quando aveva solo 50 anni, percepisce 6.203 euro al mese. Alfonso Pecoraro Scanio, deputato dal 1992 al 2008, riceve 8.836 euro al mese da quando aveva 49 anni. A Vittorio Sgarbi per essere rimasto in carica per 4 legislature riceve 8.455 euro. Rosa Russo Iervolino, parlamentare per oltre 20 anni e più volte Ministro, riceve mensilmente il suo assegno da circa 5400 euro netti. Pensionata a 41 anni e con un assegno di 8.455 euro: accade a Claudia Lombardo, definita Miss Vitalizio d’ oro. Gianni De Michelis, percepisce 5.800 euro netti al mese

Photo by fabiolopiccolo:

Anche oggi un Sindaco PD a processo! Lo avevano ‘venduto’ come campione di onestà, ecco le gravissime accuse

Al centro dell’indagine c’è l’affidamento del Grand Hotel Miramare all’imprenditore Paolo Zagarella (anche lui rinviato a giudizio) che, durante la campagna elettorale del 2014, aveva concesso i suoi locali per la segreteria di Falcomatà. Anche Zagarella, in qualità di presidente e legale rappresentante dell’associazione “Il sottoscala”, è stato rinviato a giudizio assieme al segretario comunale Giovanna Antonia Acquaviva e alla dirigente comunale Maria Luisa Spanò che si occupava del settore “Servizi alle imprese e sviluppo economico”.
Sindaco e assessori. Tutti rinviati a giudizio per abuso d’ufficio e falso. Lo ha deciso il gup di Reggio Calabria su richiesta del procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e del pm Walter Ignazitto che hanno chiesto e ottenuto il processo per il sindaco Giuseppe Falcomatà (Pd) e per tutta la sua giunta composta da Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone eAntonino Zimbalatti. Al centro dell’indagine c’è l’affidamento del Grand Hotel Miramare all’imprenditore Paolo Zagarella(anche lui rinviato a giudizio) che, durante la campagna elettorale del 2014, aveva concesso i suoi locali per la segreteria di Falcomatà. Anche Zagarella, in qualità di presidente e legale rappresentante dell’associazione “Il sottoscala”, è stato rinviato a giudizio assieme al segretario comunale Giovanna Antonia Acquaviva e alla dirigente comunale Maria Luisa Spanò che si occupava del settore “Servizi alle imprese e sviluppo economico”.
Il processo per tutti inizierà il 18 aprile, mentre l’ex assessore Angela Marcianò ha chiesto di essere processata con il rito abbreviato che si concluderà il prossimo 18 marzo. In sostanza, stando al capo di imputazione contestato dalla Procura, sindaco e giunta hanno concorso il 16 luglio 2015 ad adottare una deliberacon la quale “statuivano l’ammissibilità della proposta proveniente dall’associazione “Il Sottoscala” per l’utilizzo del piano terra del “Miramare”, uno dei palazzi storici e prestigiosi di Reggio Calabria. Con quella delibera, l’amministrazione Falcomatà ha incaricato la dirigente Spanò per l’assegnazione dell’immobile all’imprenditore Zagarella consegnando a quest’ultimo le chiavi del Miramare.
Secondo i pm, però, sindaco e assessori hanno violato “i doveri di imparzialità, trasparenza e buona amministrazione” previsti dalla legge in quanto “omettevano di dare preventivo avviso pubblico per consentire a terzi di manifestare l’interesse per l’assegnazione dell’immobile”. In altre parole nessun bando pubblico ma una concessione diretta. Impietosi i pm che accusano la giunta di aver concordato “l’affidamento con la sola associazione ‘Il Sottoscala’, indebitamente beneficiando Zagarella che (al fine di ottenere l’assegnazione, utilizzando lo schermo formale della onlus) veniva nominato presidente dell’associazione il giorno precedente la delibera di giunta”. Il sospetto, secondo i magistrati, è che proprio con Zagarella, Falcomatà e i suoi assessori avessero concordato “modalità e tempi di presentazione dell’istanza, assumendo nei suoi confronti l’impegno all’affidamento temporaneo dell’immobile prima della formale deliberazione di giunta”.
In questo modo lo stesso imprenditore che, durante la campagna elettorale per le comunali del 2014, ha concesso i locali della segreteria del sindaco, ha ricevuto le chiavi del Miramare prima della formale assegnazione dell’immobile e prima della data di pubblicazione della delibera sull’albo pretorio del Comune. Se questo, per la Procura, si chiama abuso d’ufficio, il reato di falso si sarebbe consumato il 5 agosto 2015 quando Falcomatà e il segretario comunale Acquaviva, “di intesa con gli altri assessori e con il dirigente Spanò”, hanno pubblicato la delibera di giunta scritta il mese prima “attestando falsamente” che la decisione di assegnare il “Miramare” all’associazione “Il Sottoscala” era stata assunta “con voto unanime in data 16 luglio 2015”. In realtà “la discussione relativa all’affidamento” si era protratta in occasione della riunione il 27 luglio”, cioè 11 giorni dopo, “in presenza di opinioni divergenti in seno alla giunta”.
E mentre a Palazzo San Giorgio, sede del Comune, si discuteva tra assessori e dirigenti comunali, all’imprenditore Zagarellaerano state date le chiavi del Miramare non “per raccogliere elementi di valutazione per la successiva procedura ad evidenzapubblica” come è scritto nella delibera incriminata ma “sulla base – sostengono i magistrati che hanno coordinato le indagini – degli accordi assunti con il sindaco Falcomatà”. Prima della richiesta di rinvio a giudizio, durante la fase delle indagini, il pm Antonio Cristillo (all’epoca in servizio a Reggio Calabria) aveva chiesto l’archiviazione per gli indagati. Circostanza ricordata in aula da quasi tutti i difensori interessati nel processo. Quella richiesta fu bloccata dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni che volle proseguire le indagini e a cui oggi il gup ha dato ragione.

NON SOLO MAMMA E PAPA! Arrestato anche il galoppino di fiducia del cazzaro!

1. I GENITORI DI MATTEO RENZI AGLI ARRESTI DOMICILIARI: A TIZIANO RENZI E LAURA BOVOLI CONTESTATI I REATI DI BANCAROTTA FRAUDOLENTA E EMISSIONE DI FATTURE INESISTENTI
2. SONO ACCUSATI DI AVER PROVOCATO “DOLOSAMENTE” IL FALLIMENTO DI 3 COOPERATIVE DOPO AVERNE SVUOTATO LE CASSE – TRA GLI INDAGATI ANCHE L’EX AUTISTA DEL CAMPER PER LE PRIMARIE DELL’EX  PREMIER – MATTEO RENZI: “HO FIDUCIA NELLA GIUSTIZIA ITALIANA. SONO IMPAZIENTE DI ASSISTERE AL PROCESSO PERCHE’ CHI HA LETTO LE CARTE MI GARANTISCE CHE…”- SALVINI: “L’ARRESTO DEI GENITORI DI RENZI? NON C’E’ NIENTE DA FESTEGGIARE” – BERLUSCONI: “CON LA NOSTRA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA NON SAREBBE ACCADUTO…”

Fiorenza Sarzanini per corriere.it
Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono agli arresti domiciliari. Il provvedimento di cattura per i genitori dell’ex premier è stato eseguito dalla Guardia di Finanza per i reati di bancarotta fraudolenta e false fatturazioni. Entrambi sono accusati di aver provocato «dolosamente» il fallimento di tre cooperative dopo averne svuotato le casse ricavando così in maniera illecita svariati milioni di euro. Sono aziende collegate alla “Eventi 6”, la società di famiglia già finita sotto inchiesta proprio per una gestione allegra e la sparizione di fondi. Con loro è stato arrestato anche Gian Franco Massone, vicepresidente di una delle coop.
Tre cooperative
La clamorosa svolta dell’indagine – condotta dal procuratore Giuseppe Creazzo, dall’aggiunto Luca Turco e dal pubblico ministero Christine Von Borries – era arrivata nell’autunno scorso grazie all’esame della documentazione acquisita presso la “Eventi 6” che portava a tre cooperative: “Delivery”, “Europe service Srl” e “Marmodiv”. Queste ultime due furono perquisite nei mesi scorsi e il materiale sequestrato – libri contabili, fatture, contratti – avrebbe corroborato l’ipotesi accusatoria convincendo i magistrati e chiedere l’arresto dei coniugi Renzi per il timore di inquinamento delle prove, ma anche per la reiterazione del reato. Il giudice ha ritenuto fondato il sospetto secondo cui le cooperative «non hanno alcuna vita sociale, ma vengono costituite soltanto come schermo per altri affari».
«Omessi versamenti»
Il primo a indagare su questo “sistema” è stato il pubblico ministero di Cuneo Pier Attilio Stea con accertamenti sulla “Direkta Srl”. Gli atti sono stati poi trasferiti alla Procura di Firenze proprio per i rapporti con la “Eventi 6” e adesso si è deciso di procedere con gli arresti per evitare che lo stesso “modus operandi” venga applicato ulteriormente. Nel capo di imputazione è infatti specificato che «gli indagati cagionavano il fallimento della società per effetto di operazione dolosa consistita nell’ aver omesso sistematicamente di versare i contributi previdenziali e le imposte».
Il camper di Renzi
Con i genitori dell’ex premier sono indagate altre 5 persone, tra cui Roberto Bargilli, ex autista del camper di Matteo Renzi durante le primarie del 2012. Gli altri sono gli amministratori delle cooperative che avrebbero agevolato questo sistema ritenuto illegale dai giudici.
Da repubblica.it
Annullata, intanto, la presentazione del libro di Matteo Renzi che avrebbe dovuto svolgersi alle 21 al Circolo della stampa a Torino. Terminato l’appuntamento a Nichelino, nel Torinese, l’ex premier, è ripartito per Firenze. “Ho molta fiducia nella giustizia italiana. Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”, ha scritto in un post su Facebook Matteo Renzi. “Dunque sono impaziente di assistere al processo. Perché chi ha letto le carte mi garantisce di non aver mai visto un provvedimento così assurdo e sproporzionato”, continua Renzi.  “Da rappresentante delle istituzioni. Difendo lo stato di diritto e chiedo a tutti di credere nella giustizia. Da figlio sono dispiaciuto per aver costretto la mia famiglia e le persone che mi hanno messo al mondo a vivere questa umiliazione immeritata e ingiustificata”, conclude l’ex premier.

Landini scendi dal pero! Dove eri quando Renzi compiva le peggiori nefandezze sui lavoratori?

Maurizio Landini è vissuto su un pero. Un pero alto, isolato dal mondo, magari profumato di fragranze, ma pur sempre un pero.
Un pero che lo ha isolato dal mondo consegnandolo al sognante iperuranio di un “paradiso dei sindacalisti” in cui tutto -come diceva quel mattacchione di Leibnitz provocando il sarcasmo di Voltaire, “è per il meglio”.
Solo così infatti si può dare ragione delle sue esternazioni da quando è diventato il capo della Cgil.
Non passa ormai giorno che Landini non attacchi il governo sulla politica del lavoro.
Si lancia famelicamente su ogni pasto caldo, come ad esempio l’Alitalia il cui piano di salvataggio senza “capitani coraggiosi” prevede un impegno serio dello Stato, oppure sull’Ilva di Taranto.
Dov’era Landini quando il governo Renzi approvava il nefando Job Act? Dov’era quando veniva perpetrata la legge Fornero? Dov’era quando il precariato dilagava e i giovani erano senza alcun reddito e sostegno?
Né si è sentito quando sempre lo stesso Renzi ha portato a compimento l’abolizione dell’articolo 18, che era l’ultima ridotta dei diritti dei lavoratori.
Ed ora che finalmente un governo approva due leggi fondamentali per i lavoratori e cioè il reddito di cittadinanza e la quota 100 per le pensioni si strappa i capelli, urla e strepita e grida: “Sull’Alitalia non ci è stato presentato alcun piano credibile” e poi affermazioni pericolose come “il sindacato deve avere un ruolo in politica” o anche “siamo noi il vero cambiamento”.
Se Landini vuole fare politica si candidi o magari faccia carriera nel Pd o in Leu e si faccia eleggere. Troppo comodo pontificare di politica da un ruolo protetto e privilegiato come quello della guida del maggior sindacato italiano.

domenica 17 febbraio 2019

Si vedevano di notte, di nascosto come i ladri: l’incredibile retroscena tra Renzi e Papa Francesco

C’è anche Matteo Renzi in Sodoma, il libro-bomba del francese Fréderic Martelsul Vaticano che punta a svelare gli intrecci tra cardinali, curie e lobby gay. Sesso, soldi e potere, un mix di tabù che promette di far tremare Papa Francesco. Con tutto questo, però, l’ex premier non c’entra. Il capitolo a lui dedicato da Martel riguarda la commistione tra politica e mondo cattolico e nello specifico i retroscena sull’approvazione delle unioni civili nel 2016.
Il Fatto quotidiano riporta qualche anticipazione, spiegando perché all’epoca “i vescovi non si mobilitarono” e “il mondo cattolico fu così poco ostile”. “Renzi – scrive Martel – incontra il Papa di persona per risolvere direttamente il problema. Diversi incontri ultra-confidenziali si sono svolti, sempre di notte, tra Francesco e il presidente del Consiglio, testa a testa, senza la presenza dei consiglieri dei due uomini (questi incontri segreti, almeno due, mi sono stati confermati da uno dei principali consiglieri di Renzi)”. Di fatto, al Pontefice sarebbe bastata una condizione: non nominare nella legge la parola “matrimonio” per le persone dello stesso sesso, ed è su questo punto che Renzi “trova il compromesso”.

giovedì 14 febbraio 2019

Le carte di credito ai migranti di cui l’Onu non vuole che si parli: “Chiedono a Fico di censurare la notizia”

Si torna a parlare della scottante questione riguardante la cessione di carte prepagate ai migranti da parte delle Nazioni Unite di cui ha parlato Gli occhi della guerra.
Le carte di credito esistono davvero e la conferma è arrivata da Carlotta Sami, responsabile italiana dell’Unhcr, cioè l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite. Tuttavia le scomode domande poste in trasmissione su La7 dal parlamentare di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza devono aver toccato qualche nervo scoperto. La denuncia di quanto accaduto in seguito al dibattito televisivo arriva proprio dal segretario del partito Giorgia Meloni con un video su Facebook.
“Qualche giorno fa in un dibattito televisivo il nostro parlamentare Carlo Fidanza ha chiesto conto alla responsabile italiana dell’Unhcr, l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni unite, di una cosa che è stata scritta sui giornali nelle ultime settimane. Cioè che la polizia croata alla frontiera avrebbe trovato dei richiedenti asilo in possesso di una carta di credito che ha il logo della Mastercard, che ha il logo dell’Unhcr. E da una serie di approfondimenti parrebbe finanziata dalla fondazione di George Soros, cioè del famoso finanziere internazionale che fa di tutto per favorire l’immigrazione incontrollata” .
E tutto questo dopo le ultime inchieste che hanno svelato tutte le fasi preparatorie messe in atto dalle Ong per ingannare gli agenti di frontiera, favorendo di fatto l’immigrazione senza controllo.
“La referente italiana dell’Unhcr Carlotta Sami in questo dibattito non riesce a rispondere alle richieste di Carlo Fidanza di avere dei chiarimenti sulle ragioni per le quali le Nazioni Unite dovrebbero distribuire ai richiedenti asilo, in molti casi immigrati clandestini, delle carte di credito con il logo delle Nazioni Unite e finanziate verosimilmente dalla fondazione del famoso speculatore internazionale George Soros” .
Così la Meloni svela la richiesta di censura da parte delle Nazioni Unite: “L’Unhcr, a seguito di questo dibattito televisivo, scrive al presidente della Camera Roberto Fico. E scrive non per dare risposte su quello che un parlamentare della Repubblica ha chiesto alle Nazioni Unite. E di che tipo di accordi le Nazioni Unite fanno in tema di immigrazione. No. L’Unhcr scrive al presidente della Camera chiedendo di aiutare il mondo politico a moderare il linguaggio per non creare spazio per abusi e violenze. Dunque l’Unhcr scrive al presidente della Camera invocando la censura di un parlamentare che chiede di avere delle risposte”. Ma, ricorda la Meloni, “c’è ancora la democrazia.

“Italiani, siete tutti fuori di testa, siete una vergogna” Berlusconi è al delirio! Stasera ha insultato tutti in diretta tv

“Italiani, siete tutti fuori di testa. Come si fa a ragionare così? Svegliatevi, siete una vergogna!”. E’ la nuova invettiva di Silvio Berlusconi, stavolta su Rete 4, contro i cittadini che votano M5S o comunque non abbastanza Forza Italia. “A me la politica ha sempre fatto schifo, anche per le presenze di chi viene votato, sono qui per senso di responsabilità”, ha aggiunto.

“Conte é un burattino dei due viceministri”, dice Silvio Berlusconi su Rete 4, ripetendo il giudizio del liberale belga Guy Verofhstadt ieri all’Europarlamento. Richiesto di un voto al premier, il leader di Forza Italia risponde che “Conte é una brava persona, sa baciare bene la mano alle signore, veste bene, fa bene finta di essere lui a capo del governo”. “Di Maio invece ha un solo talento, sorridere e dire bugie in tv. E’ inclassificabile”.