venerdì 31 marzo 2017

UNA BOMBA DA 400 MILIARDI: BANCHE, OCCHIO AL CONTO CORRENTE! ECCO L’ULTIMA INFAMATA AI DANNI DEI CITTADINI ONESTI

La Commissione Ue ieri è stata pesante con l’ Italia, bocciata su tutta la linea: 1) il debito è al livello più alto di sempre rispetto al Pil e non si scorgono misure per poterlo ridurre 2) «gli sviluppi interni», cioè le beghe nel Pd con riflessi sul governo, hanno rallentato l’ adozione di nuove riforme in Italia 3) C’ è un rischio per le finanze pubbliche legato ai possibili costi sostenuti dal governo per la ricapitalizzazione delle banche italiane, vedi decreto salva-banche.
Venti miliardi della collettività per tenere in vita Mps, Popolare Vicenza, Veneto Banca e gli altri 4 piccoli istituti massacrati dal decreto Renzi-Padoan di novembre 2015. Alla luce di questa pagella non lusinghiera, Bruxelles vuole a tutti i costi che l’ esecutivo trovi 3,2 miliardi, attraverso una manovrina o la vendita di un altro pezzo di Poste, altrimenti si vedrà costretta a darci una multa.
Chiaro che il conto ricadrà sulle nostre teste, già oberate da una pressione fiscale e contributiva da record. Tutto per colpa di una malagestione di alcune banche, che metteranno una pietra sopra le speranze di ridurre il debito. E dire che noi contribuenti non abbiamo avuto nemmeno il piacere di conoscere i nomi di chi ha preso i soldi dagli istituti senza prendersi la briga di restituirli: la lista dei bidonisti la sa solo Padoan, che sostiene di essere in grado di rispettare gli impegni Ue, quando in realtà scopre dalla Bce che i suoi conti per il salvataggio sono sbagliati. Era convinto che 20 miliardi fossero più che sufficienti. In realtà Mario Draghi dà altri numeri: 8,8 per Mps e probabilmente 6 per le due popolari venete. Siamo già a 15 circa. Se aggiungiamo – come ha riferito ieri Alessandro Profumo – i 7 miliardi bruciati da Etruria, BancaMarche, Carife e CariChieti, il tetto dei 20 è abbondantemente sforato.
Si dirà: ma quelli per le 4 banchette fallite sono in gran parte soldi privati. Peggio ci sentiamo. Gli istituti sani hanno iniettato quattrini freschi – miliardi – nella speranza che il pozzo dei crediti marci si potesse chiudere. Purtroppo era senza fine. Tappato un buco se nè aperto un altro. In Veneto. Il governo, dopo gli errori madornali su Etruria & C, ha richiamato le banche sane per dar vita al fondo Atlante. Sbandierato come la soluzione di tutti i mali. Atlante ha raccolto parecchi miliardi, ne ha spesi 2,5 tra Vicenza e Veneto Banca.
Inutilmente. Intorno a Natale ha dovuto tirar fuori un altro miliardo per tamponare le perdite. Invano. Adesso entrerà lo Stato. Come su Mps. E per entrare Atlante dovrà diluirsi fortemente nel capitale. Di fatto il fondo nato per mettere in sicurezza il mondo del credito è agli sgoccioli. E tutti quei miliardi che ha raccolto rischiano di azzerarsi.
Un buco per le banche sane, un salasso per i clienti. Già per intervenire su Etruria parecchi istituti si sono vendicati sui correntisti, aumentando tutte le spese possibili per la gestione del conto. Figuriamoci nei prossimi mesi cosa accadrà.
Risultato finale: italiani beffati due volte. Come contribuenti, perchè il debito pubblico che crescerà per salvare gli istituti spingerà il governo ad aumentare le accise o a tagliare gli sgravi fiscali. Come clienti di banca perchè le spese di gestione conto saliranno ulteriormente. Per Padoan però la manovra è «nell’ interesse nazionale». Se lo dice lui… Da un anno e mezzo l’ esecutivo non ne azzecca una sulle banche.
Scelte che hanno generato sfiducia, proprio a danno degli istituti che si è tentato di salvare. Da Mps alle venete sono spariti 30 miliardi dai conti correnti. Va a finire che pagheremo dei funerali, più che dei salvataggi. Ma l’ importante è tenere segreti i nomi di chi ha fregato tutti: i bidonisti. Grazie sinistra.

Fonte 
LIBERO

BARCA DI LUSSO, VILLA, CONTANTI E BELLA VITA: CONDANNATO GENERALE DELLA FINANZA. UNO DI QUELLI CHE MANDA IN FALLIMENTO CHI LAVORA PER UNO SCONTRINO O PER UNA FATTURA COMPILATA MALE

VENEZIA – Un vorticoso “giro” di denaro in contante, utilizzato per l’acquisto di immobili, ma anche di una lussuosa imbarcazione del costo di 450mila euro (poi rivenduta); il tutto gestito attraverso prestanomi, che in alcuni casi erano ufficiali e sottufficiali delle Fiamme Gialle, suoi stretti collaboratori.
Dalle carte depositate al processo Mose, che si aprirà il prossimo 22 ottobre, emergono nuovi ed incredibili particolari sull’attività del generale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante, ora in pensione, già comandante interregionale dell’Italia centrale, e all’epoca ad un passo dal diventare comandante generale delle Fiamme Gialle.
Fatto arrestare il 4 giugno del 2014 dai pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini per aver fornito informazioni riservate sull’inchiesta al presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, in cambio di 500mila euro e la promessa di altri due milioni, ha già patteggiato 4 anni di reclusione, subendo la confisca di 4 milioni di euro. L’inchiesta a suo carico, iniziata a Venezia, è poi proseguita per competenza territoriale a Milano, dove si sta valutando la posizione dei suoi sottoposti che si prestarono a fargli da prestanome…

ABOLIZIONE VITALIZI, SVOLTA CLAMOROSA: ECCO COSA ACCADRA' SETTIMANA PROSSIMA.

Di Battista: “Votiamo la proposta di Richetti, la aspettiamo in Aula”


Dopo la bocciatura del testo M5s e le sanzioni, l'apertura dei parlamentari del Movimento sulla soluzione del parlamentare renziano: "Fornero per tutti"

La bocciatura, le proteste, le sospensioni. Ma il punto di caduta della discussione sui vitalizi è che i Cinquestelle si dicono pronti a votare la proposta di Matteo Richetti del Pd. A dirlo è il deputato M5s Alessandro Di Battista: “Non vediamo l’ora che la proposta Richetti arrivi in Aula perché la voteremo tranquillamente, senza alcun problema” spiega mentre partecipa al flash-mob insieme ai colleghi in piazza Montecitorio contro le sanzioni inflitte ai parlamentari grillini. Cosa prevede l’ipotesi Richetti? In sostanza la “Fornero per tutti”, come già ha spiegato ilfattoquotidiano.it. Il deputato renziano, dunque, punta non solo all’introduzione di “un sistema previdenziale identico a quello vigente per i lavoratori dipendenti”, ma anche alla “sua estensione a tutti gli eletti” in modo da “abolire definitivamente i trattamenti in essere basati ancora sull’iniquo sistema degli assegni vitalizi”. Richetti disse proprio al Fatto.it che così “ci saranno amare sorprese per molti: se un ex parlamentare o un ex consigliere regionale ha versato contributi sufficienti percepirà un assegno proporzionato, diversamente dovrà accontentarsi della pensione sociale non è più tollerabile che continui a percepire somme ingiustificate, a mio avviso illegittimamente, chi ha ricoperto una carica elettiva magari per pochi giorni”.

Prima del voto contestato in ufficio di presidenza, Luigi Di Maio aveva scartato la soluzione Richetti, ma per un motivo tecnico-parlamentare: “Convergere sulla proposta Richetti sulle pensioni dei parlamentari – aveva detto al Tg3 – sarebbe il miglior modo per non fare nulla: per approvare una proposta di legge servono mille parlamentari, per approvare a nostra delibera ne bastano quindici, sarebbe il miglior modo per evitare la melina dei partiti”.

Tutto il dibattito su questo tema era partito dal voto in ufficio di presidenza di Montecitorio che ha respinto la proposta dei Cinquestelle e accolto quella di Marina Sereni, vicepresidente della Camera, Pd. Secondo lo schema della Sereni deve esserci un contributo di solidarietà per tre anni a partire dall’1 maggio a carico degli ex deputati titolari dell’assegno. Il contributo sarà del 10 per cento per i vitalizi da 70mila a 80mila euro, del 20 per cento da 80mila a 90mila euro, del 30 da 90mila a 100mila euro e del 40 per quelli superiori ai 100mila euro annui. La proposta porterebbe a regime ad un risparmio di 2,5 milioni l’anno per le casse di Montecitorio.

La delibera che l’M5s ha presentato a febbraio, dopo che il Fatto Quotidiano ha lanciato la petizione “Vitalizi, poniamo fine al privilegio”, punta invece all’equiparazione delle pensioni parlamentari a quelle dei normali cittadini, pur non intervenendo sui vitalizi in essere perché per farlo servirebbe un voto parlamentare e non basterebbe una modifica del regolamento. Luigi Di Maio assicura: “Noi non ci arrendiamo: avranno vinto una battaglia sulle pensioni dei parlamentari ma non hanno vinto ancora una guerra. Troveremo altri strumenti per riuscire a far saltare questa pensione a settembre: stiano tranquilli i cittadini che un modo lo troveremo…”. A domanda, i 5 Stelle promettono inoltre di trovare un modo per “restituire” l’assegno pensionistico così come fanno con le indennità parlamentari: “Oggi per la pensione c’è l’irrinunciabilità – dice Di Maio – ma troveremo un modo per far saltare le pensioni e quindi anche le nostre”.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/30/vitalizi-di-battista-votiamo-la-proposta-di-richetti-la-aspettiamo-in-aula/3487579/

"La gente se ne fotte del Movimento 5 Stelle". Bufera in studio dopo l'affermazione del parassita




E' vero che la gente se ne fotte del Movimento 5 Stelle, come urla Casini a Porta a Porta, mentre confessa che loro (i politici di professione - ndr) "battono il marciapiede da 30 anni"? O è vero invece che la gente se ne fotte di Casini, che per non scomparire con il suo UDC ha dovuto fondersi con Scelta Civica, che ora sta scomparendo a sua volta? Con chi si fonderà al prossimo giro Casini, autoproclamatosi "vecchio battone", pur di credere che ci sia ancora in giro qualcuno disposto a votarlo?

NOTIZIA BOMBA: arrestato! E' coinvolto nello scandalo di Banca Etruria

Aveva già subito una perquisizione con l'accusa di bancarotta fraudolenta, poi sono scattate le manette. Il gup della Procura di Arezzo ha disposto l'arresto di Valeriano Mureddu, collaboratore stretto di Pier Luigi Boschi, indagato per reati economici sul caso di Banca Etruria dalla Procura, scortato dalla Guardia di finanza fino al carcere di San Benedetto. 

Il fallimento della Geovision
A portare all'arresto di Valeriano Mureddu è stato il fallimento della Geovision, azienda di imballaggi dell'Aretino interessata da passaggi di denaro sospetti, evasione di Iva e distrazioni patrimoniali che hanno configurato il reato di bancarotta fraudolenta. Il magistrato ha disposto che Mureddu fosse arrestato di fronte alla possibilità dell'inquinamento delle prove e della reiterazione del reato. Interdetto Emiliano Casciere, figlio dell'ex legale di Mureddu e titolare della Geovision. 

Il legame con Boschi e Carboni
Mureddu era già salito alla ribalta per aver rivelato di essere un accompagnatore e collaboratore di Pierluigi Boschi, padre di Maria Elena, sottosegretario di stato alla Presidenza del Consiglio, quando questi doveva trovare il nuovo direttore generale di Banca Etruria, il cui crack economico ha poi travolto molti piccoli investitori. Assieme a Boschi padre, in queste missioni si muovevano Mureddu e Flavio Carboni, il faccendiere noto per i suoi rapporti con la P2 di Licio Gelli, la Banda della Magliana e la mafia corleonese del boss Pippo Calò. 




Fonte: http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/arresto-mureddu-collaboratore-boschi/

CLAMOROSO: BLITZ A SORPRESA DI VIRGINIA RAGGI, PROPRIO LÌ! "STRAORDINARIO"

Tour della sindaca di Roma Virginia Raggi nella nuova stazione della metro C a San Giovanni. Un "viaggio nella storia", secondo la soprintendenza archeologica che ha curato l'ideazione e il coordinamento del progetto scientifico. "In anteprima scendiamo insieme nella nuova stazione della metro C di San Giovanni che apriremo quest'autunno", promette Raggi su Facebook. Nella stazione, dove anche la stampa è stata invitata per una visita, tanti i reperti esposti, da anfore a tubi del I secolo d.C.. 

"Siamo entrati in una stazione bellissima e narrante. Gli utenti - ha detto la sindaca Raggi - leggono sui pannelli la storia e quello che è stato ritrovato. 

Colgo l'occasione per raccogliere due inviti: da un lato implementeremo in più lingue i pannelli illustrativi, almeno in inglese, per aiutare anche i visitatori stranieri a leggere e comprendere. Poi raccolgo l'auspicio che anche le stazioni già esistenti possano essere uniche e caratterizzate in senso moderno e artistico. L'auspicio più grande è quello che si vada presto verso l'apertura per farla diventare funzionante e fruibile a tutti. Collaboreremo come amministrazione per completare anche le altre stazioni programmate e ad un'implementazione generale della rete del trasporto pubblico". 

Il viaggio nella neonata stazione San Giovanni è tra i reperti archeologici scoperti ed esposti nella 'archeo-stazione'. Qui si cammina tra i reperti organici provenienti da contesti della prima e media età imperiale (da semi a noccioli fino a gusci di molluschi) ai tubi di terracotta e condutture di piombo del I secolo d.C. Poi ci sono le grandi anfore del I-II secolo d.C, gli strumenti in osso lavorato e i piatti colorati dell'età moderna e contemporanea XVI e XIX secolo. La tratta T3 da San Giovanni (esclusa) a Fori è in corso di realizzazione. I lavori sono iniziati il 21 marzo 2013 per uno sviluppo di 3.6 km e due stazioni Amba Aradam/Ipponio e Fori. Per il soprintendente Francesco Prosperetti, "la diversità di questa stazione marca un punto di svolta nel modo di intendere una stazione della metropolitana a Roma che non assomiglia a nessun'altra di Milano o Napoli". (ANSA




RENZI IRRIDE IL SUD ITALIA. ECCO IL VERGOGNOSO FUORIONDA NASCOSTO DAI MEDIA





«Tranquilli ragazzi, stavolta ho parlato di Mezzogiorno», con queste parole pronunciate con un sorriso beffardo il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, mostra ancora una volta di non avere alcun rispetto per il sud; di Fabrizio Verde per l'Antidiplomatico. 

Il meridione italiano deve continuare a languire nella povertà in cui l'ha gettato la colonizzazione piemontese del 1861. Da regione più ricca della penisola, quella meridionale in poco tempo divenne la più povera e depressa, con un divario che è andato sempre crescendo con il centro e il nord. Altro che questione settentrionale come andavano cianciando i leghisti. 

Uno schiaffo dato da Renzi in pieno volto alle popolazioni del sud, che avviene dopo la firma del 'Patto per Milano' che destinerà al capoluogo lombardo circa 2 miliardi e mezzo di euro. Dunque, i soldi al nord e le battute per il sud.(lantidiplomatico.it

Il PD ci riprova: rispuntano i 97 milioni per la Ryder Cup di Golf. Sapete dove?

Il sottosegretario dei Beni Culturali Dorina Bianchi annuncia la fidejussione entro Pasqua "nel dl Enti Locali o nel dlFiscale". Lotti non smentisce, imbarazzo in Federgolf

Rogna privata, pubblica virtù. Da Renzi a Gentiloni il discorso non cambia: nelle varie dichiarazioni ai media la Ryder Cup di golf è una grande opportunità, ma poi – al chiuso del consiglio dei ministri e di palazzo Chigi – la competizione è una grana che passa di mano in mano, di ministero in ministero, senza che nessuno sia riuscito a trovare lo strumento e la finestra giusta per inserire la garanzia statale da 97 milioni di euro senza cui la Ryder Cup 2022 a Roma non si farà mai. Ora che il tempo stringe, il governo ha deciso di riprovarci. Ma, al contrario di quanto promesso alla Federgolf, non lo farà con un provvedimento ad hoc che è sintomo di trasparenza, bensì tenterà di infilare di nuovo la fidejussione altrove, in leggi che – neanche a dirlo- con lo sport non hanno nulla a che vedere. Tutto come prima, insomma.

Questa volta la soluzione arriva addirittura dalla sottosegretaria ai Beni Culturali, Dorina Bianchi: “Perché la manifestazione è in linea col piano strategico per il turismo che abbiamo varato”. E mentre tutti aspettavano notizie dal ministero dello Sport di Luca Lotti, è toccato alla vice alfaniana di Dario Franceschini indicare la via per approvare le coperture economiche che ancora mancano: il Def, che dovrà essere presentato entro il 10 aprile, o magari il decreto enti locali. Gentiloni come Renzi, quindi. L’esecutivo dell’ex rottamatore, infatti, è stato il primo a provarci: prima aveva stanziato (di nascosto) 60 milioni di euro cash nel capitolo “giovani e sport” della legge di bilancio. Il motivo? La Ryder Cup 2022 sarà una grande occasione di sviluppo per tutto il movimento sportivo. Un successo a metà: ok al contributo, ma la garanzia era stata stralciata. Poi, con Gentiloni premier, è stata spostata nel dl Salva banche, con un emendamento a firma del senatore italo-americano Renato Guerino Turano. “Perché il torneo golfistico può promuovere l’immagine dell’Italia nel mondo”, aveva spiegato il parlamentare residente a Chicago, col suo italiano a stelle e strisce. Anche questa volta niente da fare. Trascorso un po’ di tempo, calmate le acque, il governo è pronto a tornare alla carica. Ma nella confusione generale – è scoperta di queste ore – in Parlamento è spuntato pure un ddl a firma di un parlamentare del Gruppo per le autonomie (e di un altro senatore estero, stavolta brasiliano), che riprende pari pari il testo già bocciato dell’emendamento Turano.
L’ANNUNCIO DELLA SOTTOSEGRETARIA – Sono passati quasi due mesi dall’ultimo, maldestro tentativo bocciato per inammissibilità dal presidente del Senato, Pietro Grasso. Un autogol, l’ennesimo, che aveva messo a rischio l’intera manifestazione, vista la scadenza fissata dalla società Ryder Cup Europe. La FederGolf del presidente Franco Chimenti è riuscita a scongiurare il pericolo più immediato, ottenendo altro tempo dagli inglesi, ma resta l’obbligo di fornire quanto prima quella copertura statale al progetto che gli organizzatori pretendono da qualche anno (dopo che la Francia per il 2018 ha avuto problemi con le sue garanzie private). Così nelle ultime settimane sono andati avanti i contatti tra ministero dello Sport e Federazione, per individuare lo strumento giusto. Ad annunciare in pompa magna la soluzione, però, è stato un altro dicastero: quello dei Beni Culturali e del Turismo (di qui la – presunta – competenza) di Dario Franceschini, con le dichiarazioni al quotidiano Il Tempo della sottosegretaria Dorina Bianchi. “L’ipotesi al vaglio è di inserire la fidejussione in uno dei prossimi decreti in arrivo: il dl enti locali oppure, più probabilmente, il decreto fiscale i cui effetti saranno ricompresi nel Def. Lo faremo a brevissimo”. Parole che, se seguite dai fatti, non potranno che generare nuove polemiche: giusto giovedì le risposte di Lotti alla Camera e l’incontro interlocutorio fra il presidente Chimenti e il Movimento 5 stelle avevano riacceso il dibattito con toni anche aspri sulla Ryder.

LO STRUMENTO RESTA UN MISTERO – L’intervista inattesa è subito diventata un giallo. Dallo staff di Luca Lotti, ad esempio, non confermano né smentiscono: “Quello che il ministro aveva da dire lo ha detto ieri in Commissione”. Ovvero nulla: nella risposta all’interrogazione del deputato del Movimento 5 stelle, Simone Valente, il titolare dello Sport si era limitato a confermare il suo interesse personale, sottolineando l’importanza della manifestazione e il fatto che la garanzia fosse “a basso rischio”. Nessun riferimento a precisi strumenti normativi. Anche in Federazione non avevano ricevuto comunicazioni a riguardo: “Per noi l’importante è che arrivino le coperture che ci erano state promesse. Tocca al governo stabilire come” fanno sapere, senza nascondere un misto di sorpresa e di imbarazzo per il colpo di scena. E anche se il presidente del Coni, Giovanni Malagò, continua a dirsi “fiducioso” (“Prima si fa e meglio è, il 15 aprile è la deadline”), resta da capire la praticabilità della strada indicata dalla sottosegretaria. Il Def, infatti, è solo un documento di programmazione economica: una dichiarazione di intenti, che però non ha valore attuativo. Inserire la garanzia nel testo che per legge deve essere presentato entro il 10 aprile servirebbe solo a ribadire in maniera ufficiale l’impegno dell’esecutivo. Poi ci vorrà comunque un altro provvedimento. La Bianchi ha citato il decreto fiscale, su cui un tentativo è già andato a vuoto lo scorso novembre. O il decreto Enti locali, in arrivo nelle prossime settimane, su cui pure però potrebbe riproporsi la solita questione di legittimità. Contattata più volte da ilfattoquotidiano.it per chiarire il senso delle sue dichiarazioni, la sottosegretaria (impegnata al G7 della Cultura a Firenze) non ha voluto rispondere.
IL DDL “DORMIENTE” – Di certo, di tutto pare trattarsi fuorché di un provvedimento dedicato: sarebbe la soluzione più appropriata, ma il governo ha sempre cercato di evitare questa strada per non mettere la firma su una manifestazione non proprio ben vista dall’opinione pubblica in tempi di crisi (e anche forse per sfuggire a pericolose divisioni in parlamento, in caso di voto). Dopo l’ultimo episodio del Salva Banche, però, anche nell’esecutivo sembravano intenzionati a fare le cose per bene. Almeno così avevano assicurato alla stessa Federazione, spiegando che lo strumento doveva ancora essere individuato, ma che si sarebbe trattato di un “provvedimento ad hoc”. “E noi ci auguriamo che continui ad essere così, vogliamo che sia tutto trasparente”, commentano dalla FederGolf. Invece l’esecutivo pare più orientato ad insistere sulla tattica dell’imboscamento. A meno che all’ultimo momento non si decida di ricorrere ad un vero e proprio disegno di legge. A quanto apprende ilfatto.it, ce n’è uno già pronto, in Parlamento: depositato quasi di soppiatto un mese fa, in piena crisi da Dl Salva Banche, e da poco assegnato alla Commissione Istruzione e Beni Culturali  a Palazzo Madama. Lo firmano i senatori del Gruppo per le Autonomie Enrico Buemi e Fausto Guilherme Longo (eletto nella circoscrizione sudamericana), che hanno copiato e incollato in un ddl il testo che fu bocciato nell’emendamento Turano. Il mistero, insomma, si infittisce: decreti, emendamenti e disegni di legge, giovani, turismo e prestigio internazionale, ogni ragione sembra buona per le garanzie della Ryder Cup. Ma non è mai quella giusta.

giovedì 30 marzo 2017

EQUITALIA GLI CHIEDE OLTRE 63.000 EURO! LA RISPOSTA DI QUESTO CITTADINO SPOPOLA SUL WEB

Equitalia ha chiesto ad un cittadino, Simone C., ben 63.000€ con un singolo bollettino. Un debito che da 18.000€ è aumentato in pochissimi mesi. Lui non ci sta: non vuole suoicidarsi, vuole lottare e dare la voro. Per lui “Equitalia non vale niente”. Di seguito riportiamo il post pubblicato sulla propria pagina Facebook:


“Questa è la cifra che mi chiede Equitalia! Così, tranquillamente, con un semplice bolletino! Come quelli che si usano per pagare una contravvenzione, la luce o il gas ! Mi è arrivata ieri, e secondo loro in una quindicina di giorni dovrei trovare 63 mila euro..E faccio presente che fino a qualche mese fa secondo loro ne dovevo 45 mila, quindi gli strozzini mi chiedono il pizzo con degli interessi che in pochi mesi sono aumentati di 18 mila euro. È da più di 10 anni che ho questa attività, ne ho passate tante, è stata una gran fatica, ma è stato anche appassionante! Ho superato tanti ostacoli, in più di 10 anni di lavoro sarò andato in ferie una volta o due ! Ho una normalissima automobile che mi serve per lavorare e una piccola casa che mi serve per viverci. È da mesi che non guadagno nulla pur di pagare i dipendenti!
Nonostante tutta la mole di lavoro e di responsabilità non ho accumulato alcuna ricchezza, ho dato lavoro ,un servizio, ed ho dato un contributo allo Stato, Se calcolo tutto il lavoro svolto e il guadagno finale penso che un servizio migliore non si potesse dare se non in condizione di totale schiavitù! E forse è quello che vogliono, ed è la sensazione che ho ad oggi con queste regole e queste tasse impossibili da sopportare! Sono diventato uno schiavo che sopravvive e che è costretto a schiavizzare i suoi dipendenti per rimanere sul mercato, per essere competitivo e per non chiudere, per non morire… Capisco la sensazione di quegli imprenditori che si sono suicidati, stanchi di quella vita senza più senso. C’è qualcosa di terribilmente marcio in questa società, labirinto di leggi e regole, talmente assurde e complesse che non so se la mia commercialista sia in grado, di districarsi!
Ma sono costretto ad affidarmi a lei e non so neanche quanto sia responsabile di tutto quello che fa per mio conto! Se ci pensiamo è assurdo che dobbiamo pagare una persona per pagare. Detto questo a me sinceramente non interessa perdere tutto, anzi forse per me sarebbe una liberazione! Ma non lo trovo giusto, non ha senso! Chiudere i miei negozi, licenziare, fallire. Io voglio lottare ! Di sicuro non voglio suicidarmi! Voglio dare lavoro !
Voglio produrre essere parte del sistema e della società! Voglio essere importante per questo paese, voglio essere una risorsa! Voglio pagare le giuste tasse e voglio libertà e giustizia! Equità sociale! Per me equitalia non vale niente! Per me conta la costituzione italiana e la dignità del suo popolo! Continuerò a lottare fino a che potrò farlo e allora poi, ma poi forse potrò morire e non sicuramente da suicida.”

FINI, E’ CACCIA AL BOTTINO: SCOVATO UN ALTRO MILIONE DI EURO! ECCO DOVE L’AVEVA IMBOSCATO IL LADRONE PARASSITA

C’è un lungo elenco di immobili e conti correnti della famiglia Tulliani nell’ordinanza di sequestro del giudice Simonetta D’Alessandro. Un patrimonio immobiliare cresciuto man mano che arrivavano i milioni dagli affari con il manager del gioco Francesco Corallo, non proprio un sistema raffinato di nascondere il denaro. Non erano solo case realmente abitate da Elisabetta Tulliani e Gianfranco Fini, oltre che dal cognato Giancarlo, ma anche messe a reddito, non di rado a nero. Come la macelleria halal Marconi in via Garbasso, a Roma, che fruttava alla proprietaria 1.400 euro al mese puliti puliti. In una casa in via Sardegna invece c’era un’inquilina, sempre a nero, funzionaria dell’ambasciata tedesca che pagava 2333 euro al mese di affitto. Di questi e altri introiti i finanzieri non avrebbero trovato traccia nelle dichiarazioni dei redditi degl indagati.

Niente immobili invece per l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini. Dal suo conto corrente del Banco di Napoli nel 2014 ha prelevato un milione di euro, poi trasferito sul conto al Monte dei paschi di Siena. Quel denaro è stato poi investito da Fini in tre assicurazioni sulla vita: c’è una “proposta di polizza” da 95 mila euro datata 2 luglio e nello stesso giorno due polizze da 450 mila euro con le due figlie Carolina e Martina riportate come beneficiarie.


FONTE

DI MAIO SCATENATO! POCO FA HA DEMOLITO RENZI SVELANDO TUTTA LA VERITA'..

BUZZI HA CANTATO, ORA TOCCA A RENZI.

L'inchiesta per corruzione negli appalti Consip si è nutrita di altri elementi, dopo l'interrogatorio di Emiliano davanti ai PM e cioè che l'amico di famiglia Renzi, Carlo Russo, indagato per traffico di influenze, non era un semplice millantatore come vogliono far credere, ma un uomo ben conosciuto nel cerchio del giglio magico e, addirittura, raccomandato e sponsorizzato a Emiliano direttamente dal Ministro Lotti, indagato per rivelazione del segreto e favoreggiamento personale. Non solo. Starebbe emergendo anche che Russo avrebbe ricevuto un mandato ufficiale proprio da Matteo Renzi per farsi una chiacchierata informale con il Governatore Emiliano finalizzata a trovare una quadra.Ricordiamo, inoltre, che Carlo Russo è stato mandato negli uffici dell'a.d. di Consip Marroni, direttamente da Tiziano Renzi, il babbo di Matteo, il quale avrebbe anche detto a Marroni di assecondare le sue richieste aventi ad oggetto la partecipazione ad appalti pubblici Consip.
Insomma, una situazione processuale che va prendendo forma e che sta facendo emergere ogni giorno che passa il coinvolgimento penale e politico di tutto il mondo del PD renziano. Una vera e propria ragnatela. Adesso però la smettano con questo silenzio assordante, omertoso. Rappresentano le istituzioni e, dunque, hanno il dovere, l'obbligo di parlare e dare le dovute spiegazioni ai cittadini, che vogliono evidentemente tenere all'oscuro.
Parlino e dicano tutto quello che sanno. Iniziando da Matteo Renzi, tirato prima direttamente in ballo dall'altro suo compagno Vannoni, che davanti ai PM ha ufficialmente dichiarato come fu lo stesso Matteo a dirgli di stare attento a Consip, prima dello spiffero dell'indagine, e che adesso viene tirato in ballo anche dallo staff del Governatore Emiliano, il quale sostiene che Russo avrebbe detto di aver ricevuto un mandato direttamente da Renzi per fare una chiacchierata con Emiliano e trovare una quadra. Una quadra di che? Di cosa si tratta? Renzi, si accomodi!

LA RAI? E’ IL PARADISO DEI RACCOMANDATI! SAI CHIE ‘ QUESTA TIZIA? BIGNARDI LE HA APPENA REGALATO UNA TRASMISSIONE TUTTA PER LEI

RAI DA CURARE – LA BIGNARDI ASSEGNA IL PROGRAMMA DI MEDICINA DI RAI3 ‘’TUTTA SALUTE’’ NELLE MANI DI ELSA DI GATI, MOGLIE DI CLAUDIO RIZZA, PORTAVOCE DEL MINISTRO DELLA SALUTE LORENZIN – E SU TWITTER ELSA DI GATI SI DIVERTE A FARE BATTUTE SUL CASO RAGGI E IL CONFLITTO D’INTERESSE CON ROMEO…

DAGOREPORT

All’interno del cda potrebbe essere sollevato un nuovo caso Bignardi. Qualcuno ha sussurrato ai consiglieri di opposizione che la direttora già nell’occhio del ciclone per l’attenzione rivolta agli artisti legati al suo ex manager Beppe Caschetto, avrebbe compiuto un altro passo falso, questa volta tutto politic0.

A capo della struttura dell’unico programma di medicina di Raitre, ‘’Tutta Salute’’, la direttore ha messo una signora che ha un conflitto d’interessi grande quanto una casa. Si tratta di Elsa Di Gati, ex conduttrice, promossa dalla Bignardi dirigente nell’autunno scorso. Della Di Gati non si conoscono opere giornalistiche passate alla storia, non ha fatto programmi memorabili ne ha una grande esperienza alle spalle  di gestione delle risorse. E allora perché promuoverla?

Nei giorni scorsi sul suo account Twitter Elsa Di Gati si è divertita a fare battute sul caso Raggi e il conflitto d’interesse con Romeo; polizze a sua insaputa etc.. Quelli dei 5 stelle lo hanno notato e hanno scoperto che anche lei di conflitti se ne intende. E’ la moglie di Claudio Rizza, portavoce del ministro della salute Beatrice Lorenzin.

Nella stessa struttura della Di Gati ricade anche ‘’Mi Manda Raitre’’ con le sue inchieste al servizio del consumatore. Sono due programmi di servizio, e i responsabili, ca va sans dire, dovrebbero essere cani da guardia del potere. Nei corridoi di Viale Mazzini dove la Di Gati si aggira, raccontano, con fare da papessa dispensando indulgenze per tutti, la domanda è questa: con quale serenità di giudizio la nuova dirigente di Tutta Salute e Mi Manda Raitre potrà autorizzare la messa in onda di un servizio ‘scomodo’ che per qualche motivo getta ombre sul ministero o sul ministro, di cui è portavoce il marito? E poi ancora: ma questa Rai non aveva fatto della distanza dalla politica la sua bandiera?

FONTE

ECCO LE VERE RAGIONI DELLA SCISSIONE PD: UN PACCO DI MILIONI, OVVIAMENTE DI PROPRIETA’ DEGLI ITALIANI

Gli sventurati che hanno provato a capire quali siano i motivi che hanno portato alla spaccatura del Pd hanno rischiato l’esaurimento nervoso. Nessuno finora è riuscito in modo credibile nell’impresa, anche se sotto sotto qualche buon argomento sta emergendo. Per esempio il vil denaro che c’è in ballo. Si parla di milioni di euro. E anche, in un secondo caso, di centinaia di milioni di euro.

I più attenti ai numeri stanno già facendo i conti su quanto potrebbe entrare nelle casse del nuovo partito di Pier Luigi Bersani e compagni grazie a un nuovo gruppo parlamentare. I 23 deputati ogni anno potranno fruttare circa un milione e 300 mila euro, secondo il Corriere della sera, mentre i circa 15 senatori porteranno in cassa oltre un milione di euro. Il profilo rimarrà basso, quindi niente spese pazze per strutture e apparato: la sede resterà in via Barberini 11, dove c’è la fondazione Nens dell’ex ministro Visco.


Quasi tre milioni di euro all’anno sono un bel gruzzolo per i compagni in fuga, ma sono briciole in confronto a quanto aspettano di ereditare i figli di Togliatti da anni. Da quando infatti si sono sciolti i Democratici di sinistra, l’inossidabile Ugo Sposetti è rimasto a guardia del forziere comunista che ad oggi può vantare un patrimonio di 500 milioni di euro. Anni fa, ricorda il Mattino, Sposetti aveva sparso il tutto su cinquantasette fondazioni e cinque associazioni. A coordinare tutto c’è l’associazione Enrico Berlinguer.

fonte: IL FATTO QUOTIDIANO

FOLLA IN DELIRIO - Ecco cosa ha fatto Di Battista tra i cittadini. Mai visto nulla di simile



"Guardateci, non abbiamo tradito nessuna promessa. A distanza di due anni siamo sempre gli stessi, cittadini tra cittadini. Senza scorta, senza barriere, addirittura senza amplificazione. Si vede proprio che rifiutiamo il finanziamento pubblico ai partiti!

Parlamentari che in piazza raccontano il lavoro che hanno fatto, spiegano le proposte di legge, informano su quel che succede in aula.

Credo che questa sia l'immagine di un paese normale. Nessun poliziotto (anche le forze dell'ordine sanno che quando scende in piazza il M5S evidentemente i ladri sono altrove) che deve difendere un parlamentare. Cittadini che fanno domande, richieste e suggeriscono quali sono le problematiche da affrontare per prime. Sono fiero di far parte del MoVimento e dopo giornate come queste mi sento orgoglioso di essere italiano. A riveder le stelle!


SONDAGGIO RECORD! M5S FA TREMARE IL PD. STACCATO DI 7 PUNTI. ECCO I NUMERI CHOC

I dati di Ipr per Cartabianca e Piepoli per la Stampa. Nel primo caso si registra il distacco più ampio tra Cinquestelle e democratici, mentre nel secondo i due partiti sono dati per appaiati in testa. Il centrodestra conferma lo stallo, ma è vicino agli altri due poli. Primarie: Renzi trionfa



In parità con il Pd, come dice l’istituto Piepoli? O i Cinquestelle hanno il vantaggio più ampio mai misurato finora dai sondaggi, come dice Ipr Marketing? Le certezze sono due, comunque: il M5s è primo partito – solo o non – e la tendenza lo dà in crescita, a differenza dei democratici, in depressione ormai da oltre un mese secondo tutte le rilevazioni. L’altra conferma, rispetto ai giorni scorsi, è che il centrodestra si ritrae, mentre i sondaggisti hanno evidentemente qualche problema a misurare la forza del Movimento dei Democratici e Progressisti, cioè i fuorusciti del Pd, che secondo Ipr possono arrivare addirittura al 6.
Secondo l’istituto diretto da Antonio Noto per Cartabianca, il Movimento Cinque Stelle è al 31 per cento, una cifra che conferma i dati di altri istituti elaborati negli ultimi 15 giorni. Magro, invece, è il risultato del Pd che non va oltre il 24 per cento, un risultato che se fosse vero sarebbe peggiore di quello del partito a guida Bersani nel 2013, le elezioni “non vinte”. Forza Italia e Lega Nord sono appaiate al 12 e insieme a Fratelli d’Italia (al 5) il centrodestra unito raggiungerebbe il 29. In questo quadro, dunque, si confermerebbe lo scenario perfettamente tripolare con M5s al 31, centrosinistra (Pd più Mdp) al 30, centrodestra al 29. Fuori dalle alleanze, come ha ripetuto più volte in questi giorni Angelino Alfano, Alternativa Popolare che comunque conferma di essersi ripresa e tocca quota 4 per cento. Non supererebbe invece la soglia di sbarramento Sinistra Italiana, ferma al 2,5. Non pervenute le forze “nuove” come il Campo Progressista di Giuliano Pisapia.
Per l’istituto Piepoli che ha pubblicato oggi un sondaggio sulla Stampa, i Cinquestelle sarebbero invece un po’ più bassi, cioè al 29, ma comunque in crescita di mezzo punto rispetto alla settimana precedente. In questo caso è il Pd che appare paralizzato, sempre al 29. La Lega Nord raccoglierebbe il 12,5, Forza Italia l’11,5 e i Fratelli d’Italia il 4,5, per un totale di coalizione di poco meno del 29. Tra i partiti che supererebbero la soglia di sbarramento dell’Italicum, al 3 per cento, i Democratici e Progressisti (che Piepoli dà a un livello non proprio brillante, al 3,5) e l’Alternativa Popolare degli alfaniani, comunque non oltre il 3. Gli altri di centrosinistra, da Sinistra Italiana (al 2,5) a Pisapia (non pervenuto), sarebbero fuori dal Parlamento.
Piepoli ha confermato la tendenza in vista delle primarie del Pd in programma il 30 aprile. Matteo Renzi sembra avere davanti a sé una prateria, mettendo insieme il 65 per cento dei consensi degli intervistati, mentre gli avversari sono parecchio distanti: Andrea Orlando non va oltre il 21 per cento, Michele Emiliano raggiunge il 14. Tutte cifre che – se vere – darebbero di nuovo la leadership del partito all’ex presidente del Consiglio.

Infine la fiducia nell’attuale capo del governo e nei ministri. Paolo Gentiloni ha la fiducia di un complessivo 46 per cento degli intervistati che però si dividono in un 10 di chi risponde “molto” e 36 di chi dice “abbastanza”. Non ha per nulla fiducia nel presidente del Consiglio il 20 per cento, mentre poca fiducia viene espressa dal 31 per cento. Dario Franceschini, ministro della Cultura, è il ministro che gode della maggiore fiducia, con il 62 per cento. A seguire il ministro dell’Interno Marco Minniti e quello ai Trasporti Graziano Delrio, entrambi appaiati al 58. Ultimo, staccatissimo dalla penultima (Valeria Fedeli), è il ministro degli Esteri Angelino Alfano che gode della fiducia del 25 per cento degli intervistati.

FONTE : IL FATTO QUOTIDIANO


mercoledì 29 marzo 2017

L'HANNO BECCATO! TIMBRAVA E ANDAVA VIA. GUARDATE CHI HANNO ARRESTATO..

Il gip del tribunale di Tivoli Alberto Caperna parla senza mezzi termini di «modalità d'azione gravi e obiettivamente allarmanti, soprattutto perché poste in essere con assoluta sfrontatezza». Il destinatario di queste considerazioni inserite nell'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari è il comandante della polizia municipale di Fonte Nuova, sulla Nomentana, Carlo Rinaudo, al quale il provvedimento è stato notificato ieri mattina dai carabinieri della compagnia di Monterotondo. 

L'ufficiale dei vigili urbani, di 63 anni, già in forza a Mentana, è accusato di truffa ai danni dello Stato, peculato falsità di pubblico ufficiale in atti pubblici. Un furbetto in divisa - secondo i carabinieri - incastrato inizialmente da un servizio de «Le Iene» andato in onda nell'autunno scorso: per un mese circa il comandante, un maggiore, responsabile dal 2012 degli uffici di via Machiavelli (con un reddito attorno ai 40 mila euro all'anno), è stato seguito con le telecamere durante gli spostamenti dalla sua abitazione alla sede dei vigili - anche quella distaccata nella frazione di Santa Lucia -, nonché in altre situazioni segnalate con una denuncia anonima giunta nella redazione della trasmissione di Italia Uno: Rinaudo è stato ripreso mentre, dopo aver timbrato di pomeriggio l'entrata con il badge si servizio, usciva subito dagli uffici per recarsi a casa dove rimaneva fino a sera quando si ripresentava al lavoro ma solo per timbrare l'uscita. (Continua su Corriere.it

"Addio Euro?" Ma quando mai. La Gabbia smaschera la Merkel con questo servizio clamoroso




L’Europa sta andando incontro a un “cataclisma” che potrebbe provocare la caduta dell’euro e la fine del progetto europeo così come lo conosciamo.
Così afferma in una intervista, l’economista premio Nobel Joseph Stiglitz, alla presentazione del suo nuovo libro, “The Euro: how a common currency threatens the future of Europe” (“L’euro e la sua minaccia al futuro dell’Europa”), dove dà suggerimenti a Bruxelles per evitare che l’intero continente si ribelli alla mal vista moneta comune.

Nelle sue risposte, l’euro ha fallito nella sua promessa di creare maggiore ricchezza e sviluppo nel vecchio continente, anzi ha ricreato pregiudizi e nazionalismi fra gli Stati. La soluzione indicata è quindi semplice: spezzare in due l’area monetaria creando un “euro forte” per i paesi nordici ed un “euro debole” per i paesi mediterranei. Solo questa soluzione, unita al cambiamento delle politiche europee in senso sociale, potrebbe portare ad un recupero del progetto europeo.

Ma l’euro a due velocità potrebbe essere veramente la soluzione ai problemi del progetto europeo o sarebbe solo l’ennesimo pasticcio? Per dare una risposta ci rifaremo ai concetti di Oca o di Avo che furono ignorati ai tempi della creazione della moneta unica. L’Oca è l’acronimo di Optimal currency area, Area valutaria ottimale, Avo in italiano, ed è l’area nella quale è massimizzata l’utilità della presenza di un’unica valuta. Praticamente l’Avo è lo spazio massimo  nel quale si può utilizzare una sola valuta, in modo omogeneo, senza che questo venga ad impattare sull’economia reale. Quali caratteristiche identificano una Avo? Gli economisti concordano su mobilità dei capitali e dei fattori produttivi, con flessibilità omogenea delle remunerazioni dei dipendenti all’interno dell’area stessa; mobilità nella forza lavoro, che deve potersi muovere liberamente nell’area, senza barriere previdenziali, culturali o linguistiche; uno strumento di trasferimento fiscale all’interno dell’area, che permetta di muovere risorse rilevanti verso le aree con crescita economica più lenta; una corrispondenza nei cicli economici delle singole aree.

E’ chiaro che almeno tre dei quattro fattori base per l’identificazione di una Avo non funzionano per lEurozona: prima di tutto, i cicli economici non corrispondono, soprattutto fra paesi nordici e mediterranei. Poi non esistono seri strumenti di trasferimento fiscale, anzi qualsiasi condivisione delle risorse viene bruscamente respinta al mittente, specialmente dalla Germania. Infine, non esiste un mercato unico del lavoro, sia per la presenza di differenze culturali e previdenziali, sia per alcune iniziative legislative recenti.

Se l’Euro non è una Avo, potrebbero due euro lavorare meglio? Alcuni dei problemi dell’attuale moneta unica sarebbero sanati, almeno in via parziale: con un euro mediterraneo ed uno nordico avremmo sicuramente cicli economici più omogenei ed un mercato del lavoro un po’ più uniforme. In un’area unita Iberia/Italia/Mediterraneo sarebbero possibili politiche fiscali e monetarie più omogenee, perché comunque sono paesi con tassi di disoccupazione elevati, necessità di investimenti rilevanti per rilanciare l’occupazione e la possibilità di operare una politica  monetaria espansiva anche sul mercato del debito di stato primario.

Esistono però delle criticità importanti nel progetto di Stiglitz. Prima di tutto si tratta di creare strutture monetarie di governo economico che allo stato attuale non esistono. In secondo luogo, non siamo sicuri che le aree nordiche e mediterranee sarebbero sufficientemente omogenee e l’euro “del Sud” avrebbe un problema di relazione con l’euro “del Nord”: se fosse agganciato all’altra valuta si riproporrebbero gli stessi problemi dell’euro e sicuramente rinascerebbe un’ostilità fra il Sud ed il Nord. Se fosse libero esporrebbe il blocco meridionale all’accusa di praticare una svalutazione competitiva.

Insomma, la soluzione propugnata da Stiglitz probabilmente creerebbe più problemi che soluzioni.
Per le finanze pubbliche invece il gioco sarebbe più pericoloso: le nazioni dell’Euro2 avrebbero sempre da pagare il debito contratto nel vecchio euro: e questo debito verrebbe denominato in Euro1 o in Euro2? Nel primo caso, la spesa per ripagare il debito schizzerebbe alle stelle, dato che i governi avrebbero gettito fiscale in moneta debole, e uscite per interessi in moneta forte. Stiglitz lo sa bene, ed infatti propone che tutto il debito, anche quello degli stati “ricchi” venga denominato in Euro2, ossia nella moneta più debole delle 2.

E ai cittadini contribuenti converrebbe? Beh, qua ci sarà poco da ridere: le nazioni del Sud Europa come detto, stamperebbero molto più denaro e farebbero ancora più debito per investimenti. Crescerebbe così l’inflazione e sarebbe meno difficile per lo stato pagare il debito. Con i vantaggi tangibili fino a quando anche comprare un kilo di frutta corrisponderà a una settimana di stipendio.

CROCIERE E GIOIELLI CON I SOLDI DEGLI OPERAI: LA VITA DA SULTANO DEI SINDACALISTI DELLA UIL, LA PEGGIO FECCIA PARASSITA

Il segretario del sindacato: “Personalmente, non ho mai neanche pensato di poter utilizzare risorse della Uil per fini estranei agli interessi dell’organizzazione”. L’ex numero uno: “Era per discutere in maniera approfondita, e per più giorni, dei contratti del pubblico impiego”


L’accusa è appropriazione indebita, in concorso con altri sei imputati, per essere stati in crociera con i soldi del sindacato. Ma Carmelo Barbagallo e Luigi Angeletti, segretario nazionale Uil e il suo predecessore, respingono le accuse. I pm di Roma Stefano Pesci e Paolo Marinaro contestano, secondo quanto riporta La Repubblica, ad altri imputati l’acquisto di gioielli da Swarovski per oltre 7mila euro e un soggiorno al “California Camping Village”, in Toscana tra il marzo del 2010 e il maggio del 2012. A giudizio davanti al giudice della IX sezione penale anche ci sono anche Goffredo Patriarca, Giuseppe Caronia, Romano Bellissima, Salvatore Bosco, Luigi Simeone e Ubaldo Conti.

Le indagini hanno accertato che ci sarebbero state contabilizzazioni anomale. Per esempio la causale che ha permesso di pagare le vacanze per 16.456 euro era “contributo per progetto condiviso“. Il 22 marzo del 2010 la Costa crociere ha ricevuto il bonifico da conti Uil. Angeletti, allora numero uno, e Barbagallo si erano imbarcati con altri tre sindacalisti e gli accompagnatori. Anche l’anno successivo c’era stata una vacanza con le stesse modalità pagata il 27 maggio del 2011. A dicembre del 2010 sempre con i soldi del sindacato Goffredo Patriarca avrebbe pagato, questa l‘ipotesi della procura, un soggiorno a Ubaldo Conti per due settimane ad agosto del 2010 accompagnato in Toscana da madre e nipote. Lo stesso Patriarca avrebbe speso circa 7mila euro in quattro puntate in gioielleria usando la carta di credito di Uil Trasporti.

“Ho piena fiducia nell’operato della magistratura e resto in attesa di poter chiarire ogni aspetto di questa vicenda. Personalmente, non ho mai neanche pensato di poter utilizzare risorse della Uil per fini estranei agli interessi dell’organizzazione alla quale ho sempre dedicato e dedico tutto il mio lavoro e la mia persona – fa sapere Barbagallo -. Sono impegnato a lavorare h/24 per il sindacato”. Angeletti, sentito dai pm, si era difeso dicendo che le crociere “avevano lo scopo di consentirci di discutere in maniera approfondita, e per più giorni, di importanti tematiche relative principalmente al blocco dei contratti del pubblico impiego e delle politiche previdenziali dei governi in carica”.

FONTE
IL FATTO QUOTIDIANO

Rivelazione incredibile: Giorgio Napolitano intercettato. Beccato al telefono con il banchiere inquisito..

Se qualcuno ancora pensava che Giorgio Napolitano fosse stato arbitro e garante imparziale della vita democratica del paese, la smentita - persino brutale nella sua chiarezza - arriva da una raffica di intercettazioni della Guardia di finanza. La voce di Napolitano è nei file audio, le sue parole trascritte nei brogliacci. E questa volta non potranno venire distrutte o cancellate, come Napolitano pretese e ottenne quando a intercettarlo furono i pm palermitani dell'inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia. 

Nessuna immunità, stavolta: uno scoop di Panorama rende di pubblico dominio quanto senza clamori era stato depositato agli atti di una inchiesta. E che inchiesta: l'indagine della Procura di Bergamo sui trucchi e le bugie che Giovanni Bazoli, il più importante banchiere italiano, presidente emerito di Banca Intesa, avrebbe messo in atto per indirizzare a suo piacimento la vita di Ubi Banca, il gruppo bancario nato dagli accordi tra finanza bresciana e bergamasca. Di queste manovre si è parlato ampiamente nel novembre scorso, quando i pm bergamaschi hanno comunicato a Bazoli e altri 38 indagati la chiusura delle indagini per ostacolo alla vigilanza della Banca d'Italia e illecita influenza sull'assemblea. 

Ora Panorama scopre che Bazoli è stato intercettato a lungo dalla Guardia di finanza, e che quelle telefonate raccontano di una rete impressionante di rapporti politici e istituzionali gestiti dal grande banchiere cattolico: Bazoli parla con gli uomini di Enrico Letta e con quelli di Renzi, con direttori di giornali e con ministri, determina o ostacola a suo piacimento nomine e scelte cruciali del governo. In questo instancabile (a dispetto degli 84 anni suonati) attivismo, Bazoli ha un punto di riferimento costante: Giorgio Napolitano. 

L'intercettazione Bazoli-Napolitano depositata agli atti porta la data del 19 marzo 2015, quando l'ex leader della destra Pci ha lasciato il Quirinale da poco più di un mese. Ma il rapporto tra i due, tra il vecchio comunista e il banchiere cattolico, è di ben più antica data. Secondo quanto risulta al Giornale, telefonate tra Bazoli e Napolitano sono state intercettate anche mentre il secondo era Presidente della Repubblica, ma non sono state registrate in ossequio alle prerogative della massima carica dello Stato. Poi il 3 febbraio Sergio Mattarella entra al Quirinale, e da quel momento le chiacchiere di Napolitano non sono più inviolabili. 

FONTE: "ilgiornale.it

INCREDIBILE! L'hanno intercettato mentre consegnava una mazzetta. Arresto clamoroso!

ARRESTI choc per corruzione a Firenze: l'imprenditore Stefano Fani, presidente e direttore tecnico della Società Italiana Restauri Edili (Sire Costruzioni), nonché presidente fiorentino dell'Ance, Associazione nazionale costruttori edili, è stato arrestato mentre consegnava una mazzetta. Per questo, adesso si trova in carcere. Nella stessa indagine è coinvolto un funzionario del provveditorato alle opere pubbiche, destinatario, secondo quanto ricostruito, della bustarella: per lui sono scattati gli arresti domiciliari. 

I provvedimenti, nei confronti del presunto corruttore e del presunto corrotto, sono stati eseguiti nel primo pomeriggio di ieri. In flagranza. Gli inquirenti avrebbero documentato la consegna di una mazzetta da 2800 euro che l'architetto Fani avrebbe versato al funzionario pubblico. Il tutto ripreso, secondo quanto ricostruito, da una telecamera, posizionata nella sede fiorentina del provveditorato alle opere pubbliche. E ovviamente nei pressi c'erano anche gli investigatori. Che non erano lì per caso. 

Rondolino tradito dal fuori onda:""Gli esodati, che due coglioni, voglio parlare sulla Raggi"


RONDOLINO TRADITO DAL FUORI ONDA
"Gli esodati, che due coglioni, sulla raggi volevo parlare"
IL GIORNALISTA PIDDINO preferisce parlare della Raggi che degli ESODATI. 
UNA VERGOGNA TOTALE!!! Questo è il motivo del 77 posto italiano per libertà di stampa. 

martedì 28 marzo 2017

15ANNI CON L’EURO? ECCO PERCHE’ LA TRUFFA VOLUTA DA CIAMPI, PRODI E FECCIA PARASSITA CI HA ROVINATO LA VITA

Con l’euro lavoreremo un giorno in meno e guadagneremo come se lavorassimo un giorno in più, disse Romano Prodi nel 1999. Sono passati quasi 15 anni dall’ introduzione della moneta unica e la frase del Professore sembra che sia stata pronunciata a Zelig. È successo il contrario. O meglio, molti lavorano settimane o mesi in meno per colpa della crisi, ma non guadagnano di più.
Anzi. Chi ha un posto praticamente porta a casa a fine mese uno stipendio paragonabile a quello del 2001. Con l’ aggravante di aver perso anche potere d’ acquisto: in quel gennaio-febbraio 2002 i prezzi dei prodotti più diffusi, dal caffè alla pasta, dall’ abbigliamento fino al gelato, subirono un rincaro pazzesco, fuori dal normale, che nessuno fu in grado di fermare e analizzare. I consumatori dovettero affrontare aumenti fino al 200%. E in quei due mesi è iniziato il declino dell’ Italia.
Sappiamo tutti che gran parte delle colpe sono da imputare ai tedeschi, che imposero un cambio lira-euro troppo alto in modo da non avere rivali nelle esportazioni. Sappiamo anche che Prodi e Ciampi commisero l’ errore di accettare il diktat tedesco per avere un posto al sole, previa introduzione di un’ eurotassa, per entrare nella moneta unica, restituita solo in minima parte. Ma quello che ancora non sappiamo è perché il governo Berlusconi si voltò dall’ altra parte durante i primi mesi di vita dell’ euro. Solo nell’ estate 2002 si creò un osservatorio sui prezzi, ma la frittata era già stata fatta. Ovvio, imprenditori e venditori italiani arrotondarono le mille lire all’ euro per recuperare un po’ di soldi e rimanere competivi con i partner europei. Legittimo. L’esecutivo però avrebbe dovuto fare uno sforzo sui contratti dei dipendenti e sulle pensioni. Sarebbe stato utile varare aumenti di stipendio, una tantum ed extra-inflazione, per mettere a pari i lavoratori con i produttori. Magari con interventi fiscali, tipo taglio di tasse.
Sfruttando, per l’occasione, il calo dei tassi d’ interesse sul debito pubblico proprio grazie all’introduzione dell’euro. Niente di tutto questo fu realizzato. Gli italiani si sentirono più poveri e iniziarono così a diminuire i loro consumi.
Il circolo negativo era appena all’ inizio. La crisi del 2008 e, successivamente, quella dello spread nel 2011, diedero la mazzata finale al nostro Paese. Il doppio effetto, calo del potere d’ acquisto e sfiducia, innescarono il crollo delle vendite al dettaglio e degli acquisti immobiliari. Di conseguenza le aziende hanno iniziato prima a tagliare le spese superflue, poi gli investimenti, quindi a licenziare, fino a chiudere. Non a caso sono sette-otto anni che il Pil è asfittico. Le imprese, anche quelle sane, hanno così cominciato a perdere valore, perché operano in un mercato debole. Un affare per gli stranieri che hanno messo nel mirino le nostre società, marchi famosi compresi.
Fanno ridere quelli che dicono che l’ euro non è la causa dei mali italiani. In quel prezzo del gelato schizzato del 200% c’ è tutto il nostro male. Uno autentico strozzinaggio. Spiace che nessun politico abbia chiesto scusa agli italiani.
Nemmeno i grandi tifosi della moneta unica.

FONTE:


LIBERO

DI MAIO SCATENATO! GUARDATE COME HA DEMOLITO IL PD SVELANDO TUTTA LA VERITA'



È scontro tra Pd e M5s sulla proposta salva-contributi dei deputati, considerata dai grillini una trovata per consentire di chiudere la legislatura in anticipo senza far soffrire le tasche dei politici. Ma i dem negano di aver mai presentato na proposta alla Camera (valida solo per questa legislatura) per abolire del tutto i vitalizi ma contemporaneamente restituire i contributi previdenziali versati dai deputati anche nel caso di scioglimento anticipato della legislatura.

«Le congetture sulle pensioni dei parlamentari, che vedo circolare in questi giorni, sono fantasia. Il Pd non ne ha mai discusso in alcuna sede e nessuna modifica è stata né ipotizzata né pensata», ha detto oggi il capogruppo
Pd alla Camera Ettore Rosato, nega che i dem siano al lavoro per anticipare i contributi parlamentari in caso di fine anticipata della legislatura. 

«Non ho mai firmato alcuna proposta di legge sui vitalizi dei parlamentari, né ho mai discusso dell'argomento durante riunioni dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati», ha affermato Marina Sereni, vice presidente di Montecitorio, stessa smentita anche dell'altro vice di Montecitorio del Pd Roberto Giachetti.

Il fatto è che, oggi, per ottenere la restituzione dei contributi bisogna aver maturato almeno 4 anni, 6 mesi e 1 giorno di attività da deputato. Se la legislatura si chiudesse anzitempo, moltissimi resterebbero senza copertura previdenziale. Con questa norma, invece, tutti salvi, anche gli ultimi arrivati, e liberi di dire sì allo stop anticipato delle Camere. «È una norma porcata», hanno attaccato ieri i 5 stelle dal blog di Grillo che parlano di «movente politico» e di «un'ennesima manovra di palazzo». E ancora la definiscono la prima «norma porcata del 2017, un vero e proprio colpo di coda della Casta Renziana». «Il tema - proseguono - è quello scottante dei vitalizi: con la scusa della sua definitiva abolizione dal 2018 la maggioranza a guida Pd garantirà agli attuali deputati e senatori una buonuscita intorno ai 50 mila euro a testa, consistente nei contributi versati dal 2013 ad oggi».

Dal Partito democratico ha risposto Emanuela Fiano, deputato e membro della segreteria, che ha accusato i grilini di sollevare «polemiche senza fondamento» e negato che ci sia la volontà di reintrodurre i vitalizi. «L'invenzione della realtà è il loro marchio d'azienda» incalza e aggiunge: «Siamo di nuovo al Truman Show». Secondo Fiano si tratta di un tentativo disperato «di nascondere la loro totale incapacità nell'amministrare una città come Roma e l'evidente imbarazzo provocato al loro interno dalle sparate di Grillo. Lascino perdere, - chiosa - non è inventando
cose che riusciranno a cambiare la realtà».

Scrivono ancora i grillini nel post: «Renzi vuole andare ad elezioni il prima possibile con una legge anti-M5S nel vano tentativo di evitare i referendum contro il Jobs Act e cercare di capitalizzare il fango gettato in queste settimane contro la giunta Raggi. Il segretario del Pd sa, però, che la maggioranza dei parlamentati non ha alcuna intenzione di staccare la spina prima del 15 settembre 2017, data in cui maturerà il diritto al vitalizio essendo passati 4 anni, 6 mesi e 1 giorno dall'inizio della legislatura. Con la ricca buonuscita Renzi spera quindi di placare gli appetiti di partito e di terminare la breve esperienza del burattino Gentiloni».