venerdì 30 giugno 2017

++ E' BUFERA ++ TRUFFA AI RISPARMIATORI, ARRESTATO IL NUMERO 1 DEI BANCHIERI ITALIANI.

Era dai tempi di Michele Sindona e poi di Roberto Calvi che in Italia non veniva arrestato un banchiere. Ieri è toccato a Vincenzo Consoli che per vent' anni ha guidato Veneto Banca. Sono statati effettuati sequestri per 45,425 milioni (un immobile, liquidità e titoli) nei confronti di persone legate all' istituto. Fra gli indagati anche l' ex presidente Flavio Trinca.
I provvedimenti sono stati emessi dalla procura di Roma dopo un' ispezione di Bankitalia. I reati contestati sono aggiotaggio e ostacolo all' esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza. L' indagine era aperta da più di un anno e certamente in tutto questo tempo non saranno mancate le occasioni per addomesticare le prove. Nel mirino le operazioni «baciate», grazie alle quali la banca finanziava importanti clienti perché acquistassero azioni dell' istituto di credito. Si trattava di parcheggi temporanei di titoli che, in realtà, avrebbero dovuto rientrare nel perimetro dell' istituto di Montebelluna. Molto spesso i prestiti venivano erogati a soggetti in difficoltà economiche o comunque non in grado di restituire le somme ricevute. L' obiettivo finale era quello di fornire un' immagine di solidità patrimoniale che non corrispondeva alla realtà. Questo patrimonio virtuale consentiva a Consoli, secondo l' accusa, di fissare un sovraprezzo delle azioni assai lontano dalla realtà. Ma soprattutto gli permetteva di consolidare il suo ruolo al vertice della banca. Le principali vittime di questo meccanismo infernale sono stati gli oltre 100 mila risparmiatori che hanno visto azzerato il loro investimento. Nel falò della truffa organizzata da Consoli sono stati bruciati sei miliardi che nessuno vedrà più tornare indietro.
Veneto Banca è stata salvata un mese fa dal fondo Atlante con un intervento tampone di un miliardo di euro per evitarne il fallimento. La domanda sorge spontanea: Consoli ha governato la banca per vent' anni e probabilmente il suo potere è stato costruito dagli incroci incestuosi che emergono oggi. Ma è mai possibile che nessuno se ne sia accorto prima? Come mai solo ora vengono fuori problemi che sono molto vecchi?
Consoli, attorno al quale è ruotata Veneto Banca ininterrottamente dal 1997, ha fra l' altro ha un contenzioso aperto con l' istituto per il pagamento di 3,46 milioni di euro che non gli sono stati riconosciuti per le sue dimissioni. Ha chiesto il rispetto dei suoi diritti dopo aver fatto strage di quelli degli altri.
Il fondo Atlante non si è limitato a salvare Veneto Banca. Nel suo portafoglio compare anche la totalità del capitale di Banca Popolare di Vicenza, l' altro disastro del nord-est costato miliardi ai risparmiatori. Ed è proprio su destino di quest' altra banca che concentra l' attenzione Giovanni Schiavon ex presidente del Tribunale di Treviso e vicepresidente uscente di Veneto Banca. Una dichiarazione tagliente nei confronti di Gianni Zonin ex presidente della Vicenza: «Mentre per Veneto Banca procede la Procura di Roma, per la Popolare di Vicenza la competenza è rimasta a Vicenza e nonostante la maggiore gravità del quadro di quella banca, verso gli ex amministratori non succede nulla».
FONTE
LIBERO.IT


"Hanno truccato i dati per affondare l'Italia". Monti e una banca europea sputtanati dai PM..

VOI STANDARD, NOI POOR'S - ''LE AGENZIE DI RATING HANNO TRUCCATO I DATI PER AFFONDARE L'ITALIA''. A PIÙ DI CINQUE ANNI DA QUEL 2011 DOVE LO SPREAD SI È MANGIATO IL GOVERNO BERLUSCONI E L'ECONOMIA ITALIANA, IL PM CHIEDE LA CONDANNA PER STANDARD & POOR'S - BRUNETTA: ''FU UN COMPLOTTO ORDITO DA OLIGARCHIE, TROIKA, BANCHE DI AFFARI E MASSONERIE INTERNAZIONALI''


Gian Maria De Francesco per ''il Giornale'' 

Nel 2011 l' Italia «stava messa meglio di tutti gli altri Stati europei», ma da parte di Standard & Poor' s c' è stata «la menzogna, la falsificazione dell' informazione fornita ai risparmiatori», mettendo così «in discussione il prestigio, la capacità creditizia di uno Stato sovrano come l' Italia».
Le parole, pronunciate ieri dal pm di Trani, Michele Ruggiero, durante la requisitoria del processo per manipolazione del mercato a carico di cinque tra analisti e manager dell' agenzia di rating statunitense, confermano quanto emerso dal quadro probatorio: il downgrading del nostro Paese tra maggio 2011 e gennaio 2012 mancava di giustificazioni macroeconomiche e aveva in sé ragioni speculative e forse anche politiche.
Per questo motivo il pubblico ministero alla fine della requisitoria ha chiesto la condanna a due anni di reclusione e 300mila euro di multa per Deven Sharma, all' epoca presidente mondiale di S&P, e a tre anni di reclusione ciascuno e 500mila euro di multa per Yann Le Pallec, responsabile per l' Europa, e per gli analisti del debito sovrano Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer. Per la società di valutazione è stata chiesta la condanna alla sanzione pecuniaria di 4,647 milioni di euro.

Insomma, mentre il quarto governo Berlusconi viveva la sua fase più angosciosa sotto la spinta della crisi da spread, l' agenzia di rating non avrebbe ottemperato agli obblighi di veridicità delle informazioni fornite. I report sotto accusa sono quattro, l' ultimo dei quali è il declassamento del rating dell' Italia di due gradini (da A a BBB+) del 13 gennaio 2012. Il confronto tra 2010 e 2011 citato Ruggiero, che ha parlato per cinque ore, attiene al fatto che il contratto tra il Tesoro e l' agenzia di rating, durato 17 anni, cessò nel 2010 «ed è dal 2011 - ha sostenuto il magistrato - che si registrano bocciature dell' Italia da parte dell' agenzia» adducendo così un «movente ritorsivo» per il delitto contestato.
Il pm ha poi fatto riferimento alla testimonianza del direttore del Debito pubblico presso il Tesoro, Maria Cannata, secondo cui S&P «avrebbe sempre enfatizzato aspetti critici rispetto all' Italia» e che parlare con i suoi analisti era come «parlare al vento». Ruggiero ha citato come «bazooka fumante» due intercettazioni.
La prima è la telefonata del 3 agosto 2011 tra l' ex manager S&P Maria Pierdicchi col presidente Sharma in cui si faceva riferimento al fatto che «serve più personale senior che si occupi dell' Italia», dunque ammettendo l' impreparazione del team di valutazione. La seconda è una mail dell' ex responsabile corporate rating Renato Panichi nella quale si sottolineava come la valutazione del sistema bancario al momento del taglio del rating fosse «esattamente contraria alla situazione reale».
«Molti indizi raccolti fanno più di una prova sul complotto ordito da oligarchie, troika, banche di affari e massonerie internazionali, per abbattere e sostituire con un loro fiduciario, un governo democraticamente eletto, quello presieduto da Silvio Berlusconi», ha commentato il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta, parlando di «un vero e proprio colpo di Stato» e invocando ancora una commissione d' inchiesta parlamentare. «Le agenzie di rating sono state gli esecutori di un complotto che però ha mandanti politici», ha chiosato la deputata azzurra Elvira Savino. S&P ha ribadito che «le accuse non sono suffragate da prove degne».

Fonte: http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/voi-standard-noi-poor-agenzie-rating-hanno-truccato-dati-139809.htm

Sapete perché hanno chiuso La Gabbia di Paragone? Uno dei motivi principali è in questo video clamoroso!



A confermare la notizia al fattoquotidiano.it è lo stesso conduttore. Una vera doccia fredda per i giornalisti, gli autori e gli operatori che hanno appreso la notizia della cancellazione del programma solo nel pomeriggio durante una riunione

La7 chiude la Gabbia. Quella del 28 giugno sarà l’ultima puntata della trasmissione condotta da Gianluigi Paragone, che quindi non andrà in onda la prossima stagione. A confermare la notizia al fattoquotidiano.it è lo stesso giornalista. “Sì, è vero: stasera andrà in onda l’ultima puntata de La Gabbia“, si è limitato a dire il conduttore, che si trovava già in studio alle prese con gli ospiti e i preparativi dell’ultima messa in onda.

Una vera doccia fredda per i giornalisti, gli autori e gli operatori che lavorano a La Gabbia: hanno appreso la notizia della cancellazione del programma solo nel pomeriggio durante una riunione con lo stesso Paragone. Nato nel 2013, il programma andava originariamente in onda ogni domenica per poi essere spostato nella prima serata di mercoledì. In quattro anni Paragone ha condotto più di 160 puntate con uno share medio tra il 3,10 e il 3,80%.

La notizia della chiusura della trasmissione arriva a poche settimane dalla nomina di Andrea Salerno , ex autore di Gazebo, a direttore della televisione di Urbano Cairo.  Già nel maggio scorso, quando era stato annunciato l’arrivo dell’ex autore di Rai 3 al vertice de La7, Il Foglio aveva raccontato di come tra le mura televisive si parlasse di un Salerno lontanissimo dallo “stile La Gabbia“. Un retroscena giornalistico che viene confermato ora dalla chiusura del programma di Paragone.

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/06/28/la7-chiude-la-gabbia-ultima-puntata-della-trasmissione-di-paragone/3694391/






Lo scandalo travolge la giunta PD: "Viaggi,auto blu e spese pazze." Nessun tg ne parla, come mai?

L’esposto - Il Codacons presenta un dossier alla Corte dei conti: “Questi sono costi che vanno a svantaggio del cittadino”
di Davide Milosa 
Il Fatto Quotidiano 8 aprile 2017 

Dopo la bufera Expo e l’iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa di falso materiale per un atto che riguarda il maxi-appalto della Piastra, da ieri sul sindaco di Milano Beppe Sala e sulla sua giunta si agita l’ombra delle spese pazze. A fare i conti in tasca alla nuova amministrazione è stato il Codacons che ha annunciato di voler depositare un esposto presso la Corte dei conti su diverse voci di costo valutate decisamente esagerati. “Esborsi – sostiene il Codacons – che vanno a tutto svantaggio del cittadino”.

La lista che compone l’esposto è lunga e molto dettagliata. Sul piatto c’è di tutto: dalle auto di servizio utilizzate un po’ troppo spesso, alle spese di viaggio con voli del sindaco e di alcuni assessori. Ma anche tablet e telefoni cellulari diffusi in grande quantità. Partiamo, allora, dai viaggi istituzionali. Sala, dopo la partita di Expo, il 20 giugno 2016 viene eletto sindaco. È lui l’uomo che Matteo Renzi, all’epoca ancora premier, ha voluto per Milano.

Fino a oggi, e dunque dopo circa 10 mesi di governo cittadino, la giunta ha speso già 32 mila euro per viaggi istituzionali. Il primo, a luglio, è a Londra. Qui Sala spende 1.549 euro per un giorno di trasferta. In più vanno aggiunti i 1.717 euro per il direttore delle relazioni internazionali. A settembre poi, trasferta dal 22 al 24, una delegazione vola alla volta di Tokyo. Qui la borsa della spesa si allarga. Per il solo sindaco il costo è di 6.427 euro. Nella stessa trasferta fa meglio l’assessore al Turismo Roberta Guaineri che raggiunge quota 7.809 euro, di questi 1.466 vanno per il noleggio auto. Al pacchetto Giappone vanno poi aggiunti i complessivi 4.773 euro per il funzionario relazioni internazionali e l’addetto stampa. A novembre, poi, Sala torna a Londra. Sta una notte e spende per una camera d’albergo 465 euro. Non solo viaggi. Le voci sono tante. Tra queste, ad esempio, colpisce l’utilizzo delle auto di servizio. Il record lo detiene l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, il quale, secondo i dati messi insieme dal Codacons, ha utilizzato l’auto blu 117 giorni, in un lasso temporale che va dal settembre 2016 fino allo scorso febbraio.

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Clamoroso! Di Maio fa una domanda scomoda sul PD alla Gruber. Lei impazzisce e va nel panico..






LUIGI DI MAIO
Residente a Pomigliano d'Arco, è il maggiore di tre figli. La madre è un'insegnante di italiano e latino ed il padre Antonio è stato dirigente del MSI prima e di AN poi.

Ha conseguito il diploma di Liceo Classico Vittorio Imbriani di Pomigliano d'Arco nel 2004. Ha proseguito gli studi presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II", si è dapprima iscritto alla facoltà di Ingegneria, dove ha fondato assieme ad altri studenti l'associazione di studenti di ingegneria "ASSI", poi si è trasferito a giurisprudenza e ha fondato insieme ad altri studenti l'associazione Studenti Giurisprudenza.it nell'anno 2006, nella quale ha ricoperto la carica di Consigliere di Facoltà e di Presidente del Consiglio degli Studenti. Ha lavorato come webmaster.

Carriera politica[modifica
Milita nel Movimento 5 Stelle dal 2007. Nel 2010 si candida come consigliere comunale del suo comune, senza riuscire ad essere eletto, ottenendo 59 preferenze. In seguito alle «parlamentarie» del Movimento 5 Stelle, viene candidato con 189 preferenze ed eletto alla Camera dei Deputati per la circoscrizione Campania 1 al secondo posto nella lista del Movimento 5 Stelle per le elezioni politiche del 2013. Il 21 marzo 2013 è eletto Vicepresidente della Camera dei deputati con 173 voti, diventando a 26 anni la persona più giovane ad aver ricoperto questo ruolo. Dal 7 maggio fa parte anche della XIV commissione, che si occupa delle politiche dell'Unione Europea.

++ TERREMOTO ++ Decine di arresti. E arriva anche la conferma: coinvolti anche parlamentari..

E' di 40 arresti e numerose perquisizioni il bilancio dell'operazione anti 'ndrangheta della Polizia e della Dia che si è svolta in Liguria, Calabria, Lazio, Piemonte e in altre Regioni del nord Italia. Le misure, fa sapere in una nota la procura del Tribunale di Reggio Calabria-Direzione Distrettuale Antimafia, colpiscono "appartenenti ed affiliati alla 'ndrangheta delle cosche reggineRaso - Gullace - Albanese e Parrello - Gagliostro, a vario titolo indagati per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, intestazione fittizia di beni e società".
E' stato eseguito il sequestro preventivo di beni mobili, immobili, depositi bancari di numerose società riconducibili alle consorterie mafiose per un valore complessivo stimabile in circa 40 milioni di euro.
Tra gli indagati il deputato Giuseppe Galati, oggi esponente di Ala. Al parlamentare Galati "viene contestata una vicenda relativa a un terreno per agevolare la composizione di alcune tematiche che riguardavano la sospensione dei lavori in un’area vincolata di Roma", fa sapere la procura di Reggio Calabria. La stessa procura aveva avanzato una richiesta di misura cautelare ma il gip ha ritenuto che il quadro indiziario rappresentato non fosse grave, in particolare non era univoco il comportamento posto in essere né l’effettiva accettazione della promessa.
La Dda ha inoltre avanzato una richiesta di arresto per il senatore Antonio Caridi già indagato nell'inchiesta Mamma Santissima, eseguita dai carabinieri del Ros venerdì scorso. Il gip di Reggio Calabria ha tuttavia rigettato la richiesta perché ha sostenuto che l’accusa, sebbene riferibile a una cosca di ‘ndrangheta diversa, riguardasse la stessa contestazione per la quale è già stata ammessa nell’operazione Mamma Santissima. Sulla questione pende ancora la decisione della giunta per le autorizzazioni del Senato.
Nel corso delle indagini, spiega una nota della Dia, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, sono stati accertati stabili collegamenti con le famiglie di origine da parte di esponenti dell’organizzazione mafiosa in Liguria, attivi in settori strategici imprenditoriali quali l’edilizia ed il movimento terra anche attraverso l’acquisizione di sub-appalti per la realizzazione dell’infrastruttura ferroviaria del “Terzo Valico”.
Sono emersi, continua la nota, contatti con politici locali, regionali e nazionali, nonché con funzionari dell’Agenzia delle Entrate e della Commissione Provinciale Tributaria di Reggio Calabria, volti a condizionare il loro operato con reciproco vantaggio. E’ stato eseguito il sequestro preventivo di beni mobili, immobili, depositi bancari di numerose società riconducibili alle consorterie mafiose per un valore complessivo stimabile in alcuni milioni di euro.

fonte; http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2016/07/19/blitz-contro-ndrangheta-arresti-perquisizioni-tutta-italia-video_AgGbz9Z0AUr5Gx7lVvHfGO.html

INDAGATO PER TRUFFA IL GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA: SOLO TRAVAGLIO ANNUNCIA LA NOTIZIA, RIMASTA “SEGRETATA” PER GIORNI. LE INDAGINI AVVIATE DALLA PROCURA DI SPOLETO

“Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco indagato per truffa”

Lo “scoop” è del Fatto Quotidiano. Il quotidiano diretto da Marco Travaglio scrive oggi che il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco sarebbe indagato, insieme ad altre persone, dalla Procura di Spoleto in un’inchiesta, per corruzione e truffa, sul commissariamento della Banca Popolare di Spoleto (Bps) e la successiva vendita a Banca Desio, avvenuta lo scorso anno.

Il commissariamento è stato poi annullato dal Consiglio di Stato. I soci di Pop Spoleto che erano contrari a quella operazione hanno presentato alla Procura un esposto firmato dall’avvocato Riziero Angeletti.

Il pm di Spoleto, Gennaro Iannarone, ha indagato oltre a Ignazio Visco i commissari nominati da Bankitalia (Giovanni Boccolini, Gianluca Brancadoro e Nicola Stabile), i componenti del comitato di Sorveglianza (Silvano Corbella, Giovanni Domenichini e Giuliana Scognamiglio) e l’attuale presidente di Bps, Stefano Lado, che è il vicepresidente di Banco Desio. Per capirne qualcosa di questa vicenda bisogna risalire al 2010: allora la Popolare di Spoleto era una banca locale con una raccolta di 2,5 miliardi, sofferenze contenute (152 milioni) e una capacità di reddito del 10,6%.


Il terremotato furioso che disintegra Fabio Fazio. "Gli date 11 milioni? Sapete che..": EROE!



"Prima pagina del Resto del Carlino: il più pagato d'Europa, contratto Rai a Fabio Fazio, 11 milioni in 4 anni". Di fronte a queste cifre, molti italiani sono rimasti allibiti. Figurarsi quelli che sono alle prese con il dramma di un infinito post-terremoto, in perenne attesa di un aiuto dallo Stato che non arriva. La loro rabbia e indignazione è riassunta alla perfezione in un video che sta spopolando su Facebook. Protagonista è il pittoresco Antonio Lo Cascio, che esprime in toni aspri, a volte un po' sopra le righe, il legittimo disgusto di chi si sente abbandonato. "Ma porca puttana che mi frega a me di Fabio Fazio e dare i soldi pubblici a questo stronzo", urla Lo Cascio, che poi si rivolge direttamente alla presidente della Rai Monica Maggioni, che ha parlato di un "trauma" per viale Mazzini nel caso Fazio non avesse rinnovato il contratto. "Il trauma è per i 25mila terremotati, non è stato ricostruito un cazzo ma i soldi pubblici vengono spesi per una semplice persona, uno pseudo giornalista - attacca Lo Cascio -. Cara signora Maggioni, per sua informazione, dato che non vive nelle Marche, l'altro giorno si è ammazzato un altro terremotato perché non c'è via d'uscita per queste persone. Siete degli infami, volete far morire le Marche, volete far morire l'Italia".

giovedì 29 giugno 2017

LA GRILLINA ESPULSA? PASSA COL PD E TIENE STRETTO IL SUPER STIPENDIO: “RENZI? MI ISPIRA FIDUCIA”

Ex M5s Paola Pinna passa da Scelta civica al Pd: “Partito dal volto umano. Renzi? Ispira fiducia”
La deputata sarda ha annunciato ufficialmente il suo passaggio ai dem. Espulsa a fine novembre 2014 da Beppe Grillo, a marzo 2015 aveva aderito al gruppo di Zanetti. Oggi il nuovo cambio: “E’ completamento di un percorso politico lineare”
Dal Movimento 5 stelle a Scelta civica fino al Pd. Paola Pinna, la deputata sarda espulsa da Beppe Grillo a fine novembre 2014, ha annunciato di aver aderito al Partito democratico “senza se e senza ma”: “E’ il mio approdo naturale. E’ un partito dal volto umano che si è rinnovato grazia a un segretario che ispira fiducia”.E’ la seconda grillina, dopo Tommaso Currò, a passare con i dem.A spiegare le sue ragioni è stata la stessa parlamentare con un lungo articolo sul suo blog: “E’ stata una scelta ponderata”, ha scritto, “e trovo quindi ingeneroso, anche se lecito, parlare di cambio di casacca. Preferisco l’espressione ‘completare un percorso politico lineare‘, che ha sempre avuto come obiettivo l’impegno a favore del territorio”.

La deputata sarda ha spiegato di aver deciso di lasciare Scelta Civica, a cui aveva aderito a marzo 2015, dopo aver visto la gestione delle alleanze a Cagliari. Lì infatti il partito di Enrico Zanetti sta appoggiando Forza Italia. “Che fare ora?”, si legge sul blog della Pinna. “Non rimane che tornare a guardare a un partito tradizionale che si è nel frattempo rinnovato grazie all’azione di un segretario giovane e moderno, che è anche un presidente del Consiglio che ispira fiducia”. Il Partito democratico secondo la parlamentare: “E’ un partito strutturato e capillare ma ‘dal volto umano’ che non sfugge al confronto, che ha avuto il coraggio di cambiare e di adattarsi alle nuove esigenze della società italiana, che oggi è forza di governo ma soprattutto di riforma del paese”. La Pinna è stata espulsa dal Movimento 5 stelle il 27 novembre 2014 insieme al collegaMassimo Artini. I due erano stati accusati di non aver restituito parte dello stipendio. La decisione era stata ratificata dagli iscritti al blog con il 70 per cento dei voti a favore e la sera stessa una delegazione di parlamentari si era presentata sotto casa di Grillo a Marina di Bibbona (Toscana) per chiedere un chiarimento. Nonostante il confronto, l’espulsione non era stata bloccata. Pinna nel dare l’annuncio del suo ingresso nel Pd ha parlato anche della “delusione” ricevuta dal Movimento 5 stelle: “Ho iniziato la mia carriera politica nel M5s perché non mi sentivo rappresentata da nessuno dei vecchi partiti. Poi è arrivata l’elezione alla Camera dei Deputati, un onore che non mi aspettavo. E ho pensato per un attimo che era possibile ‘fare la differenza’. Mai speranza fu più disillusa”. Tra i grillini, la Pinna dice di aver trovato “chiusure dogmatiche, censure e una pretesa superiorità morale in base alla quale non bisognava governare insieme ad altri, ma opporsi a tutto ciò che chiunque poteva provare a fare dai banchi del governo”. Il suo atteggiamento di “dissenso”, secondo la Pinna, le avrebbe fatto guadagnare l’espulsione.


Ong-trafficanti, il governo sapeva e ha taciuto. Guardate cosa è saltato fuori..

Fonti militari maltesi e 007 italiani: a bordo delle navi del Moas mercenari e strumenti per le intercettazioni

L'intelligence italiana conosce bene la pratica. I file sul Moas e sulle altre Ong in grado di mandare navi davanti le coste libiche incominciarono a venir redatti fin dall'inizio di Mare Sicuro, la missione navale per la difesa degli interessi nazionali varata nel marzo 2015.

L'attenzione del personale d'intelligence imbarcato sulle nostre unità si focalizzò immediatamente sull'addestramento e sulle capacità del personale di soccorso del Moas, l'Ong basata a Malta e guidata dall'americano Christofer Catrambone e dalla moglie italiana Regina. Bastò poco per scoprire - spiega una fonte de il Giornale - che «gran parte di quel personale veniva arruolato nelle stesse liste di contractors ingaggiati dalle compagnie private di sicurezza». Gli «angeli custodi» dei migranti, con cui lavorava anche Emergency erano, insomma, veri e propri mercenari. O se vogliamo un titolo più à la page professionalissimi «contractors».
Ma la rivelazione più interessante raccolta da il Giornale è un'altra. Secondo fonti militari di Malta le attività del Moas coprono attività d'intelligence per conto del governo statunitense. E secondo le stesse fonti su almeno una delle due navi del Moas sono, o erano, installate strumentazioni per intercettazioni ad ampio raggio. Nulla d'illegale per carità. Negli Stati Uniti l'intelligence outsourcing, l'affidamento di operazioni di spionaggio a società private dà lavoro a 45mila persone e spartisce fondi per 16 miliardi di dollari. Il problema è la copertura sotto cui il Moas svolge la duplice attività. Il coordinamento delle operazioni di soccorso viene infatti realizzato con il coordinamento della Guardia Costiera. Come se, insomma, un'ambulanza in capo al 118 o a un altro numero di pubblico soccorso, utilizzasse la propria attività per raccogliere informazioni finalizzate alle strategie di potenze straniere.
Non a caso il comandante generale della Guardia Costiera ammiraglio Vincenzo Melone è atteso in Commissione Difesa del Senato per rispondere, già martedì prossimo, a domande che riguarderanno non solo l'esigenza di salvare i profughi in mare, ma anche di preservare gli interessi nazionali in un'area critica come le coste della Libia. Interessi apertamente calpestati dal Moas che per primo - come rivelano sia le segnalazioni di Mare Sicuro, sia dalla missione europea EunavFor Med - iniziò a varcare il limite delle acque territoriali libiche. Tra le quattro operazioni al di sotto delle 12 miglia messe sotto esame nel 2016 due vennero portate a termine tra giugno e luglio dal Phoenix e dalla Topaz-Responder, le due imbarcazioni di 41 e 50 metri in capo al Moas registrate in Belize e nelle isole Marshall. Operazioni registrate dai trasponder di bordo sicuramente non sfuggite all'attenzione della Guardia Costiera.

Il problema a questo punto è se la duplice attività svolta dal Moas sia stata segnalata al nostro governo e se queste segnalazioni siano state recepite con la dovuta attenzione. Per capire che le operazioni del Moas erano il simulacro mediatico di altre attività bastava consultare il sito internet di Tangiers Group, la compagnia capofila di Christoper Catrambone in cui si pubblicizzano apertamente attività come «assicurazioni, assistenza d'emergenza e servizi d'intelligence». Ma come dimostrano gli avvertimenti «politici» ricevuti dal procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, responsabile dell'inchiesta sul Moas e sulle altre Ong, portare alla luce e denunciare quell'ambiguità non è altrettanto facile. In fondo il signor Catrambone restituiva parte dei proventi incassati con le attività d'intelligence devolvendo 416mila dollari al comitato elettorale di una Hillary Clinton considerata, fino allo scorso novembre, la prossima, inarrestabile inquilina dello Studio Ovale.
Il tutto mentre la moglie Regina spiegava sul sito Open Democracy - un'organizzazione di George Soros - la necessità di garantire agli immigrati accessi facilitati in Europa. Referenze complicate e imbarazzanti. Capaci di vanificare anche le esigenze di sorveglianza attribuite solitamente a un governo.

fonte: http://www.ilgiornale.it/news/politica/segnalazioni-dei-servizi-e-silenzio-governo-1391111.html

"ANDATE IN TV A DIRE CHE ABBASSATE LE TASSE, NEI DOCUMENTI SCRIVETE IL CONTRARIO". BELPIETRO MASSACRA LA PARASSITA PD MANDATA A RACCONTAR BALLE DAL CIALTRONE DI FIRENZE


Aumento delle tasse: Belpietro zittisce la... di bigcocomero



Scontro sulle tasse tra Maurizio Belpietro e Anna Ascani a DiMartedì su La7 . Il direttore di Libero ha demolito la deputata del Pd: “Nel Def c’è scritto che, a differenza di quanto raccontato da Matteo Renzi in conferenza stampa, le tasse che aumentano. Non sono state aumentate ma aumenteranno nei prossimi anni”. La pressione fiscale, continua Belpietro, “nel 2016-2017 arriverà al 44,1 per cento. Lo dice il Def, non lo dico io. Quindi il presidente del Consiglio dice delle cose che non corrispondono al vero”. E sul tesoretto: “Non esiste. E significa spolo una cosa: Renzi sta indebitando il Paese. Come ha fatto per gli 80 euro”.
Prova a ribattere la Ascani: “Lei ha rielaborato le tabelle”. E tira fuori “le clausole di salvaguardia”. Belpietro la zittisce: “Queste argomentazioni sono inesistenti. C’è una tabella del ministero dell’Economia che dice chela pressione fiscale aumenta. Non c’entra niente la clausola di salvaguardia. Non facciamo confusione. Il Def dice una cosa: vi racconto le previsioni macroeconomiche del Paese che dicono che la pressione fiscale aumenta. Punto. Non c’è altra giustificazione: se la pressione aumenta, aumeano le entrate. Tanto è vero che sono documentate con63 miliardi in più. Mi dite da dove cavolo arrivano questi 63 miliardi?”.


“PENSA AI VITALIZI!”: IL DENTONE PROVA A FARE IL BRILLANTE, PRONTA LA RISPOSTA DI DEL DEBBIO CHE LO UMILIA


Del Debbio e Matteo Renzi: "Quanta pubblicità... di bigcocomero






Quinta colonna, botta e risposta tra Paolo Del Debbio e Matteo Renzi: “Quanta pubblicità, quanto guadagna?”, “Meno di chi ha il vitalizio”
Dura la vita per chi va ospite nei programmi della tv commerciale. Il segretario del Partito democratico,Matteo Renzi, è stato ospite di PaoloDel Debbio a Quinta colonna su Rete4 e ha dovuto fare i conti con le regole inderogabili di un’emittente televisiva che non vive di canone: se arriva l’ora della pubblicità, si deve tacere. Niente a che vedere con la passerella da Massimo Giletti su Raiuno.
Renzi non si scoraggia, ritenta: “Posso fare un ragionamento?” chiede: “La dica veloce perché ho la pubblicità…”, “Ma come? Ho ancora mezz’ora” rinatte Renzi incredulo: “Ma quanto guadagnate in questo periodo? Porca miseria ragazzi – scherza l’ex sindaco di Firenze – Ma non si può fare un ragionamento… Oh, la crisi c’è, ma non qui, non con Del Debbio: lui è una macchina da soldi… Si faccia dare un aumento!”.
Del Debbio vuole stare al gioco e rilancia: “Si guadagna sempre meno di chi prende il vitalizio”. Apriti cielo, Renzi mette subito le mani avanti: “Io non lo prendo il vitalizio (ovviamente il premier in carica non è ancora andato in pensione, nda)”, “Ho detto a lei?” ribatte il conduttore.
Renzi si butta sull’argomento rilanciato da giorni da Libero: “E basta con i vitalizi! Due, tre, quello da parlamentare, da consigliere regionale, e quello da… stavo per dire una parolaccia, ma non posso…”, “No guardi faccia pure…” stuzzica Del Debbio. “No guardi è che ci ho un po’ litigato col suo editore, sa il Patto del Nazareno…”. “Ma guardi che il mio editore è Confalonieri” chiarisce del Debbio che schiaccia il match point.

LAUREATA A 37 ANNI, “NOMINATA” DIRIGENTE SENZA CONCORSO: SAI CHI E’ IL SUO PAPARINO?

L’azienda di trasporto ha una nuova dirigente: appena laureata, a 37 anni, e figlia di un sindacalista di spicco nella stessa azienda. È diventata presto un caso, come spiega Leggo, la vicenda di Barbara Santeramo, nominata direttore amministrativo della Stp, azienda di trasporto pubblico locale partecipata dal Comune di Trani e dalla Città Metropolitana di Bari, solo 9 giorni dopo il conseguimento del prestigioso titolo di studio, con tanto di 110 e lode. La Santeramo lavora in azienda da oltre 10 anni e per la promozione non era necessario alcun concorso, tranne che la laurea magistrale.

A far chiacchierare è il fatto che la neo-dirigente sia la figlia di Michele Santeramo, segretario provinciale Ugl e capo delle relazioni industriali dell’azienda. Il sindacalista però si difende: “Io non ne sapevo nulla, non tutti i sindacati erano stati avvertiti, ma in ogni caso non c’entro niente con questa nomina”. Anche l’Ugl difende la signora: “Solo strumentalizzazioni, Barbara è una ragazza brillantissima che ha già ricoperto il ruolo di responsabile delle risorse umane. Si è liberata una posizione organizzativa a tempo determinato e l’azienda ha fatto la nuova nomina. La competenza è stata premiata da una società che, è bene ricordarlo, non è tenuta a fare concorsi pubblici”.

Ma vattene in pensione. Il Papa la critica, lei sbrocca: la Fornero insulta Bergoglio

Elsa Fornero risponde a Papa Francesco: "Forse in pensione dovrebbe esserci lui"


Papa Francesco è riuscito anche a parlare di pensioni d'oro e di lavoro, affermando che gli anziani dovrebbero lavorare meno ore per lasciare spazio ai giovani. Insomma, il Pontefice che interviene un po' su tutti si è sentito in dovere di proporre una ipotetica riforma del lavoro. E delle pensioni. E a rispondergli ci ha pensato l'ex ministra Elsa Fornero, ancora oggi un incubo per chi si è visto slittare la pensione per anni e, soprattutto, per gli esodati. Già, proprio lei. "Tutto dipende da cosa intendiamo per anziano", ha affermato riferendosi alle parole del Pontefice. Poi, la bordata: "Se guardassimo dall'ottica di chi difende il pensionamento in età giovane, il Papa dovrebbe forse essere in pensione già da molti anni". Così' in un'intervista a Radio Capital. L'ex ministra del Lavoro di Mario Monti ha poi aggiunto: "Il pensionamento graduale per chi è a fine carriere è una bella idea, ma faticosa da attuare. Sarebbe bello se il Papa mettesse in piedi una commissione per valutare operativamente quest'ipotesi senza però aumentare i debiti che andrebbero a ricadere sulle spalle dei giovani", concludono.

Fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/12425949/elsa-fornero-papa-francesco-pensione.html

BOLLETTE, LA NOTIZIA E' STATA CONFERMATA: DAL 1° LUGLIO AUMENTA IL COSTO DELLA LUCE..



Bolletta più cara per l'elettricità e più leggera per il gas nel terzo trimestre dell'anno. Dal prossimo 1° luglio per la famiglia-tipo il costo per la luce registrerà una variazione del 2,8%, mentre per il gas la diminuzione sarà del -2,9%. È quanto prevede l'aggiornamento delle condizioni economiche di riferimento per le famiglie e i piccoli consumatori in tutela per il terzo trimestre 2017, comunicato dall'Autorità per l'Energia. Entrambe le variazioni sono principalmente legate all'atteso andamento dei prezzi nei mercati all'ingrosso nel prossimo trimestre, influenzati dalla stagionalità del periodo. 

In particolare, l'andamento dell'elettricità è legato a prezzi nel mercato nazionale all'ingrosso previsti in rialzo nel prossimo trimestre, derivanti dagli attesi alti consumi collegati alla stagionalità del caldo periodo estivo, giá manifestatisi nel mese di giugno particolarmente torrido e con scarsa idraulicitá cumulata dal passato inverno. 

Per il gas invece la stagione di bassi consumi a livello europeo e nazionale implica - come previsto - una riduzione dei prezzi nei mercati all'ingrosso continentali. Nel dettaglio, per l'elettricità la spesa (al lordo tasse) per la famiglia-tipo nell'anno scorrevole (compreso tra il 1° ottobre 2016 e il 30 settembre 2017) sarà di 512,52 euro, con una variazione del +1,8% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell'anno precedente (1° ottobre 2015 - 30 settembre 2016), corrispondente a un aumento di circa 9 euro/anno. Nello stesso periodo la spesa della famiglia tipo per la bolletta gas sarà di circa 1.029 euro, con una variazione del -3,6% rispetto all'anno scorrevole, corrispondente a un risparmio di circa 40 euro/anno. (Fonte: Adnkronos

Tutti in piedi! Di Battista infuriato come non mai. In diretta ha annientato il duo Gruber-Mieli in modo magistrale



SOLO FATTI, LASCIO A VOI I COMMENTI!
1. «Vi chiedo di allacciarvi le cinture, perché qui stiamo decollando davvero. Vola l'Italia, vola Alitalia» (Matteo Renzi, 4 giugno 2015).
Lo scorso maggio, dopo l'ennesima crisi di Alitalia (colpa dei vertici, non dei lavoratori), il Governo Gentiloni stanzia 600 milioni di euro e li dà alla compagnia. Ad oggi il Governo non ha ancora trovato un acquirente e non c'è un piano industriale.
2. «Il nostro sistema bancario è solido, non lo cambierei con quello tedesco» (Matteo Renzi, 21 dicembre 2015).
Domenica scorsa (25 giugno) il Governo Gentiloni vara un decreto per salvare Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Il Governo mette a disposizione 17 miliardi di euro. Ad Intesa San Paolo, subito, regala 5,5 miliardi di euro. Sapete in quanto tempo li hanno trovati? In 12 minuti di Consiglio dei Ministri!
3. «MPS è risanata, ora investire è un affare» (Matteo Renzi, 22 gennaio 2015).
Il 22 dicembre 2016 il Governo Gentiloni, tramite decreto, e dopo l'ennesima crisi di MPS, istituisce un fondo di 20 miliardi di euro per salvare le banche. Di questi 6,5 sono per MPS.
Sono 4 anni che lottiamo per il reddito di cittadinanza (costa 17 miliardi all'anno e serve per alzare le pensioni minime italiane). Ci hanno detto che non ci sono soldi. Per coprire i loro fallimenti ci mettono il tempo di un prelievo al bancomat. E il bancomat siamo tutti noi!

Chiara Appendino indagata? Il Procuratore di Torino emana un comunicato stampa e sbugiarda il giornale "La Repubblica"

Appendino indagata, la procura: atto dovuto in presenza di querele


Secondo il pm di Torino, Armando Spataro, "la procura non ha disposto di propria iniziativa alcuna iscrizione nel registro degli indagati di persone aventi responsabilità istituzionali" e "non sono previsti interrogatori"
La Procura di Torino "non ha disposto di propria iniziativa alcuna iscrizione nel registro degli indagati di persone aventi responsabilità istituzionali. Nella ipotesi in cui pervengano all'Ufficio querele-denunce da parte di privati, l'iscrizione dei querelati nel predetto registro costituisce atto dovuto, sia nel loro interesse che dei querelanti, anche perché determina l'inizio del decorso dei termini delle indagini preliminari". Così, il procuratore di Torino, Armando Spataro, in una nota sui fatti di piazza San Carlo, commenta indirettamente la notizia dell’indagine a carico della sindaca Chiara Appendino.




Banche Killer fallite? Si sapeva tutto da 17 anni. Sapete che fine ha fatto il giudice che indagava? Rovinata

Rovinata per aver provato a fermare i disastri di Gianni Zonin e salvare gli azionisti della Banca Popolare di Vicenza dal crac. È la storia di ordinaria giustizia italiana di cui è stata protagonista Cecilia Carreri, giudice e autrice del libro-denuncia Non c'è spazio per quel Giudice (edizioni Mare Verticale, 2017), di cui parla anche il Fatto quotidiano.

La Carreri a inizio anni Duemila indagò sull'istituto prima di finire vittima di procedimenti disciplinari per congedo di malattia richiesto per un mal di schiena, con l'accusa di "aver messo sotto sforzo la schiena, affetta da discopatie con attività sportive ritenute estreme". Da allora è fuori dalla magistratura, ma 17 anni fa da Giudice per le indagini preliminari rigettò la richiesta di archiviazione di un'inchiesta della Procura di Vicenza sull'allora presidente Zonin e sulla gestione della banca. Pesantissime le accuse: falso in bilancio, false comunicazioni sociali, appropriazione indebita, truffa e altri reati: "Si capiva perfettamente, leggendo gli atti - scrive Carreri - che il Procuratore non aveva voluto andare avanti, approfondire". Secondo la Carreri l'allora suo capo le fece pressioni per archiviare la pratica, fermandola addirittura in strada. Lo stesso capo andò poi a lavorare per una società controllata al 100% dalla banca di Zonin.
Conflitto d'interessi? Probabile, come quello di Zonin che secondo la Carreri (e le accuse del tempo di Bankitalia) era sospettato di "usare la Banca come cassaforte personale. Balzava evidente l'assoluta mancanza di controlli istituzionali su quella gestione: un collegio sindacale completamente asservito, un Cda che non faceva che recepire le decisioni di quell'imprenditore, padrone incontrastato della banca. Nessuno si opponeva a Zonin, nessuno osava avanzare critiche, contestazioni".  La Carreri dispose con un'ordinanza l'imputazione coatta di Zonin e gli altri vertici della banca, ma l'indagine finì a un altro gip e venne archiviata. Lì inizia il calvario professionale e umano della Carreri, tra procedimenti davanti al Csm, ricorsi e richieste di risarcimento. A "fregarla" una regata transoceanica da Le Havre a Salvador Bahia, affrontata in ferie. Il sospetto della giudice è che quello fu solo il pretesto per il suo allontanamento dalla toga. 

Fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/12425286/giudice-carreri-fallmento-zonin-popolare-vicenza-indagine-archiviata-carriera-rovinata-.html

mercoledì 28 giugno 2017

"HA DENUNCIATO IL GOVERNO E IL SISTEMA BANCARIO". CACCIATO PARAGONE! LA7 CHIUDE IL PROGRAMMA"LA GABBIA".

A confermare la notizia al fattoquotidiano.it è lo stesso conduttore. Una vera doccia fredda per i giornalisti, gli autori e gli operatori che hanno appreso la notizia della cancellazione del programma solo nel pomeriggio durante una riunione

La7 chiude la Gabbia. Quella del 28 giugno sarà l’ultima puntata della trasmissione condotta da Gianluigi Paragone, che quindi non andrà in onda la prossima stagione. A confermare la notizia al fattoquotidiano.it è lo stesso giornalista. “Sì, è vero: stasera andrà in onda l’ultima puntata de La Gabbia“, si è limitato a dire il conduttore, che si trovava già in studio alle prese con gli ospiti e i preparativi dell’ultima messa in onda.

Una vera doccia fredda per i giornalisti, gli autori e gli operatori che lavorano a La Gabbia: hanno appreso la notizia della cancellazione del programma solo nel pomeriggio durante una riunione con lo stesso Paragone. Nato nel 2013, il programma andava originariamente in onda ogni domenica per poi essere spostato nella prima serata di mercoledì. In quattro anni Paragone ha condotto più di 160 puntate con uno share medio tra il 3,10 e il 3,80%.

La notizia della chiusura della trasmissione arriva a poche settimane dalla nomina di Andrea Salerno , ex autore di Gazebo, a direttore della televisione di Urbano Cairo.  Già nel maggio scorso, quando era stato annunciato l’arrivo dell’ex autore di Rai 3 al vertice de La7, Il Foglio aveva raccontato di come tra le mura televisive si parlasse di un Salerno lontanissimo dallo “stile La Gabbia“. Un retroscena giornalistico che viene confermato ora dalla chiusura del programma di Paragone.

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/06/28/la7-chiude-la-gabbia-ultima-puntata-della-trasmissione-di-paragone/3694391/

Bufera in studio! Di Maio in diretta fa una rivelazione clamorosa sul governo e adesso può crollare tutto..


Fino a quando lo diceva il MoVimento 5 Stelle, tutti contro.
Oggi invece è lo stesso Governo che, ritenendo insostenibile che tutte le navi che fanno operazioni di salvataggio approdino in Italia, sta valutando di negare l'approdo nei porti italiani alle navi che effettuano salvataggi dei migranti davanti alla Libia e che battono bandiera straniera.
Solo adesso, dunque, il Governo si sta rendendo conto della bontà delle richieste del MoVimento 5 Stelle. Dopo che negli ultimi 4 giorni ci sono stati oltre 10 mila sbarchi di migranti.
Ricordiamo inoltre che il MoVimento 5 Stelle ha anche presentato una proposta di legge che prevede la possibilità di mandare la polizia a bordo delle navi ONG e di compiere indagini anche in mare aperto attraverso perquisizioni, intercettazioni e acquisizioni di prove.
Le scuse non sono mai arrivate, ma almeno arrivano le decisioni, meglio tardi che mai.

ADDIO BOSCHI! FORSE NON LA VEDRETE PIU': POCO FA LA NOZITIA CHE FA TREMARE IL GOVERNO..

Parla? Non parla? Federico Ghizzoni, l'ex ad di Unicredit tirato in ballo da Ferruccio de Bortoli come l'uomo a cui Maria Elena Boschi avrebbe chiesto di salvare Banca Etruria, ora, qualcosa se la fa sfuggire. Dopo una settimana di silenzio assoluto, nella serata di sabato il banchiere decide di aprire la bocca. Poche parole. Asciutte. Pesantissime. Riportare dal Corriere della Sera: "È normale che i politici parlino con i banchieri e i banchieri con i politici, lo ha detto anche Maria Elena Boschi. Specialmente quando ci sono situazioni di crisi". Così come era una situazione di crisi quella di Banca Etruria. E quando però gli chiedono se è vero che la Boschi gli chiese di comprare Etruria, Ghizzoni taglia corto: "Su questo l'ho detto, no comment". Eppure. Eppure poco prima aveva aggiunto che "è normale che politici e banchieri parlino". Eppure poco prima aveva nominato la Boschi, quella stessa Boschi che ha sempre negato ogni manovra per la banca di famiglia. Certo, Ghizzoni non conferma né smentisce. Ma non ci vuole troppa malizia per far tendere le sue parole verso la conferma. Per la Boschi la situazione si complica...

Fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/12384515/unicredit-etruria-ghizzoni-boschi-normale-politici-parlino-banchieri.html

LEVA SUBITO I SOLDI DA QUESTE 3 BANCHE: STANNO PER FALLIRE! DISASTRO PADOAN, ECCO COSA FANNO AI CONTI

Potrebbe essere solo questione di tempo perché tre grandi gruppi bancari italiani dichiarino fallimento. Il ministro dell’Economia, PierCarloPadoan, avrebbe intenzione di intervenire facendo quel che ha sempre fatto finora, come riporta il Fatto quotidiano, cioè nulla. A trovarsi sull’orlo del baratro ci sono Monte dei Paschi di SienaPopolare di Vicenza e Veneto Banca, che equivalgono al 10% dell’intero sistema bancario nazionale.


È giusto però che i meriti sui fallimenti imminenti siano distribuiti tra chi ha contribuito all’ultimo capolavoro nel mondo creditizio nostrano. Oltre al ministro Padoan, va dato atto ai burocrati della Bce e a quelli della Commissione Ue di essersi impegnati parecchio. Si sta per assistere a una sorta di esperimento sulla pelle viva dei correntisti e dei contribuenti italiani, perché le attese sono sull’applicazione della Direttiva Brrd, quella famigerata sul bail in. Prima però che siano messe le mani nelle tasche dei correntisti con più di 100 mila euro, la Bce ha ricordato più volte che il fallimento di un istituto di credito è evitabile ricorrendo alla “ricapitalizzazione precauzionale”. Che tradotto vuol dire: iniezione di soldi dello Stato, quindi di chi paga le tasse.
Il delirio di leggi e regolette europee però non finisce così facilmente. Secondo il comma 22 della direttiva, lo Stato può intervenire per salvare una banca solo se “rispetta i requisiti patrimoniali minimi”. Per una volta le banche, in questo caso Mps, si ritrova nello stesso incubo di tanti correntisti che hanno chiesto credito alla propria banca. Così Mps ha bisogno di soldi e li chiede allo Stato, ma la Bce può autorizzare lo Stato solo se Mps dimostra di non aver bisogno di quei soldi.

Grazie a questo meccanismo malato le tre banche sono a un passo dal disastro. I due istituti veneti non sono poi messi meglio, dopo anni di magagne sui conti ignorate dalla vigilanza della Banca d’Italia. Sia la popolare di Vicenza che Veneto Banca sono state costrette dalla Bce a rimettere mani al portafogli per un aumento di capitale senza aiutini. A Vicenza l’aumento è stato di 1,5 miliardi, a Montebelluna il fondo Atlante – partecipato dalla banche – un miliardo tondo. La scorsa estate per le due banche destinate alla fusione sono stati iniettati altri 2,5 miliardi. I vertici però si accorgono che il buco lasciato da chi dirigeva in passato la baracca era molto più profondo.
A quel punto le due venete chiedono l’aiuto dello Stato, indispensabile per non fallire. Dalla Commissione europea però avvertono che le perdite previste nei rispettivi bilanci devono essere coperte dal fondo Atlante, che ormai è a secco. E nessuno dei soci del fondo ha più intenzione di dare un altro euro alle due banche venete, visto che finora ci hanno rimesso 3,4 miliardi con scarse speranze di rivederli presto, compresi gli interessi. Nel frattempo Padoan è rimasto immobile, dal suo ufficio non sono partite notizie per i vertici delle due banche, in attesa che ne arrivino dalla Bce, che a sua volta le aspetta dalla Commissione europea. I correntisti nel frattempo stanno scappando, già un terzo dei depositi è andato perso nell’ultimo anno e mezzo. Il pallino è sempre nelle mani del governo, sempre più sotto lo schiaffo di Bruxelles, ma di decisioni all’orizzonte non si vede neanche l’ombra.
FONTE: http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/12327006/tre-banche-stanno-per-fallire-mps-popolare-di-vicenza-veneto-banca-padoan.html