giovedì 19 gennaio 2017

ECCO IL SERVIZIO DI REPORT CHE IL FRATELLO DI ALFANO VOLEVA CENSURARE, DIFFONDIAMOLO!

                                                             


ROMA - Quattro anni in Poste. E nessun documento firmato. È quanto emerge dal rapporto che la guardia di finanza ha consegnato nei giorni scorsi alla procura presso la Corte dei Conti. L'indagine riguarda l'assunzione e la carriera record di Alessandro Alfano, il fratello del potentissimo Angelino, ex ministro della Giustizia nel governo Berlusconi, ex ministro dell'Interno nei governi Letta e Renzi, ora ministro degli Esteri nel governo Gentiloni, nonché ex segretario politico del Pdl e ora leader di Ncd.

La carriera record del fratello del Ministro. Alessandro, una laurea triennale in economia conseguita a 34 anni, ha bruciato le tappe nella carriera da dirigente in Postecom. Il suo stipendio è passato dal 2014 al 2016 da 160 a 200 mila euro. Ora però un’inchiesta della Corte dei Conti - affidata al nucleo valutario della guardia di finanza - cerca di capire se le promozioni di Alfano jr (a cominciare dall'assunzione), siano avvenute per meriti professionali. O per meriti di parentela causando, se dimostrata questa ultima ipotesi, un danno erariale. "Siamo di fronte a un ri-uso politico di scarti di inchiesta giudiziaria", si era difeso il ministro Alfano.

I dubbi sull'assunzione. Ma le carte giudiziarie sembrano raccontare un'altra storia. Il consigliere d’amministrazione di Poste Italiane, “dottor Antonio Mondardo aveva manifestato la propria perplessità all’allora ad Massimo Sarmi circa le motivazioni che avevano portato all’assunzione di Alessandro Alfano, senza che il cda fosse portato a conoscenza dell’esigenza di dover ricoprire tale ruolo, e che per tale carica fosse prevista l’assunzione del citato dirigente”. Nel luglio del 2016, dopo essere stato sfiduciato dal direttivo regionale, Antonio Mondardo, 51 anni, tesoriere della Liga Veneta-Lega Nord, aveva tentato il suicidio.

L'ex ad Sarmi sbugiardato dal collaboratore. Ma c’è dell’altro, perché lo stesso Sarmi, sentito nel febbraio scorso a sommarie informazioni dai finanzieri, avrebbe mentito: “Sapeva che Alessandro Alfano era il fratello del ministro?”, gli chiede la finanza. “No, non mi sembra che all’epoca si era preso in considerazione questo legame”, risponde Sarmi. A sbugiardarlo ci pensa il suo stesso braccio destro in Poste, Claudio Picucci. “Lei aveva informato Sarmi che Alessandro era il fratello del ministro?”, domandano gli investigatori. “Sicuramente sì, anche perché il nome era altisonante”, afferma Picucci. “E chi aveva presentato il cv di Alessandro Alfano?”, incalzano gli inquirenti. “Ritengo (l’allora, ndr) l’ad di Poste, Sarmi". "Di sua iniziativa - precisa Picucci- (Sarmi, ndr) mi inviò il curriculum non per soddisfare un’esigenza immediata, ma per tenerlo in considerazione nel caso in cui fossero emerse necessità”.

Le intercettazioni del faccendiere. Ci sono poi le intercettazioni della procura capitolina su un uomo vicino ad Angelino Alfano, il faccendiere Raffaele Pizza, arrestato il 6 luglio. In una delle conversazioni intercettate nel gennaio del 2015, Pizza si vantava con Davide Tedesco, storico collaboratore del ministro Alfano, di aver facilitato, grazie ai suoi rapporti con l’ex amministratore di Poste, Sarmi, l’assunzione del fratello del ministro in una società del Gruppo, Postecom. Pizza diceva: “Lui come massimo (di stipendio, ndr) poteva avere 170 mila euro e io gli ho fatto avere 160 mila. Tant’è che Sarmi stesso gliel’ha detto ad Angelino, ‘Io ho tolto 10 mila euro d’accordo con Lino’ (Pizza, ndr), per poi evitare. Adesso va dicendo che l’ho fottuto perché non gli ho fatto dare i 170 mila”.

Primo stipendio, 160mila euro. E così Alfano jr entra in Postecom nel 2013 con uno stipendio lordo da 160 mila euro l’anno. Diventano 180 quando


Alessandro Alfano, nel gennaio del 2015, passa a un’altra società del gruppo, Poste Tributi. E infine l’ultima promozione per il fratello del ministro porta la data del maggio 2016, passaggio in Poste italiane e salario (lordo) da 200 mila euro.

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