venerdì 4 gennaio 2019

QUANDO ORLANDO PROVOCO’ IL SUICIDIO DEL MARESCIALLO ANTIMAFIA DA LUI ACCUSATO IN DIRETTA DA SANTORO DI ESSERE INGIUSTAMENTE COLLUSO CON COSA NOSTRA

Il Maresciallo dei Ros Antonino Lombardo si suicidò il 4 marzo 1995.
Aveva comandato per quattordici anni la Stazione dei Carabinieri a Terrasini, partecipando anche all’arresto di Totò Riina. In quei primi mesi del 1995 stava organizzando il trasferimento in Italia del boss Badalamenti, detenuto negli Usa, per testimoniare sull’omicidio Pecorelli.
Tre giorni prima del viaggio negli Usa per prelevare Badalamenti – era il 23 febbraio 1995 – Antonino Lombardo fu duramente attaccato in tv, durante una tramissione di Michele Santoro sulla rete pubblica, dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando che, pur senza nominarlo esplicitamente, lo accusò di collusione con la mafia.
Il 25 febbraio il Maresciallo Lombardo presentò querela, ma il suo viaggio negli Usa fu comunque annullato dai superiori. In serata fu trovato morto, giustiziato con stile mafioso, Francesco Brugnano, un informatore di Lombardo. Una settimana più tardi arrivò il suicidio del Carabiniere stesso.
Ai funerali il Tenente Carmelo Canale (cognato del defunto, e in precedenza braccio destro del giudice Borsellino) diede lettura del messaggio lasciato dal Maresciallo Lombardo:
“Mi sono ucciso – vi si legge – per non dare la soddisfazione a chi di competenza di farmi ammazzare e farmi passare per venduto e principalmente per non mettere in pericolo la vita di mia moglie e i miei figli che sono tutta la mia vita”.
Infangati, processati, additati come traditori. Qualcuno, però, a quella stagione di bombe di mafia e veleni non è sopravvissuto. Il maresciallo Antonino Lombardo era il comandante della stazione dei carabinieri di Terrasini, e collaborò alle indagini che portarono all’arresto del boss, prima di entrare nel Ros, dove arriva con il suo bagaglio di contatti e confidenti creati lavorando sul territorio. Diventa peraltro l’unico carabiniere con cui il boss Tano Badalamenti, in prigione negli Usa, è disposto a parlare a proposito del processo Andreotti. Nel 1995 il mafioso acconsente a tornare in Italia per testimoniare, ma vuole che a «scortarlo» ci sia Lombardo. Lui accetta, ma non partirà mai. Pochi giorni prima del volo per gli Usa, il maresciallo finisce sotto attacco in tv. A sparare accuse pesantissime, definendo «l’ex capo della stazione dei carabinieri Terrasini» – mai nominato per nome – un «colluso con la mafia» è il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. E quando Santoro si collega con Terrasini e dà la parola al sindaco della cittadina, Manlio Mele, quest’ultimo conferma. Santoro, invece, non lascia parlare il comandante generale dell’Arma, Luigi Federici, che chiama in trasmissione e chiede invano di intervenire a difesa di Lombardo. Che non regge l’onta. E il 4 marzo si spara un colpo in testa nel cortile della caserma. «Mi sono ucciso per non dar la soddisfazione a chi di competenza di farmi ammazzare e farmi passare per venduto».

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