Per questo, scrive Cacopardo, il risparmio ottenuto dai tagli “non è tale da influire in modo significativo sulle pensioni non d’oro. Il taglio dovrebbe mettere a disposizione del governo una cifra inferiore ai 28 milioni di euro che, di fronte alla spesa previdenziale, sono il classico cucchiaino di fronte all’immensità del mare”. Quella del governo insomma è una esplicita punizione per chi ha lavorato in posizioni di “alta responsabilità amministrativa e sociale”, oltre che “una soddisfazione regalata a chi non ha lavorato o ha lavorato in posizioni subordinate, senza nessun beneficio pratico”.
L’ex magistrato è certo insomma che i giudici della Corte costituzionale si esprimeranno come già successo in occasione del governo Letta, quando fu bocciata la proroga del taglio sulle pensioni perché era venuta meno la condizione di emergenza, che in qualche modo aveva giustificato l’intervento di Monti.
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