mercoledì 28 novembre 2018

“Se ho una pistola e sento dei passi in casa è giusto sparare” il Ministro Bongiorno si schiera con l’imprenditore accusato dai giudici per aver steso un ladro alle 4 di mattina

Difesa più che legittima. Poco prima delle 4 di questa mattina, a Monte San Savino, in provincia di Arezzo, il titolare di una rivendita di gomme per auto ha sparato e ucciso uno dei ladri scoperti nella sua azienda, dove dormiva dopo aver subito 38 furti in pochi mesi. Ora è indagato per eccesso di legittima difesa.
“Chiunque entri in casa altrui per violentare o uccidere ne accetta le conseguenze”, commenta la ministra della pubblica amminstrazione Giulia Bongiorno a Circo Massimo, su Radio Capital, “la tutela dell’aggredito  deve essere prevalente su quella dell’aggressore. Adesso per reagire bisogna verificare prima cosa fa l’aggressore e se il pericolo è imminente, ma se di notte sento dei passi io non me la sento di fare Sherlock Holmes. Se ho una pistola”, continua, “e vedo qualcuno che cammina nella notte dentro casa mia, io sparo. Ma non ho una pistola e non la prenderò, per due motivi: non so usarla e a casa ho un minore”.
Ieri al Senato è stato approvato il decreto sicurezza: “Finalmente si fa un po’ di chiarezza. Finora avevamo delegato ai magistrati delle valutazioni che deve fare il legislatore. Se avessimo mantenuto la legislazione precedente”, dice Bongiorno, “il caos quotidiano sarebbe continuato. Ora vedremo quali saranno gli effetti. Ma è pacifico che da quando Salvini ha dato un’impostazione nuova alla gestione dell’immigrazione ci sono dei cambiamenti epocali”.
Dalla sicurezza alla concretezza: il decreto promosso dal ministro della P.A. andrà in aula al Senato la settimana prossima e prevede norme anche per contrastare i furbetti del cartellino. “Credo ci sia una cultura del lavoro pubblico assolutamente contestabile”, attacca Bongiorno, parlando dei 42 assenteisti all’assessorato salute della regione Sicilia, “C’è una sorta di scelta di non andare al lavoro o di fare usare ad altri il proprio cartellino contando sul fatto che c’è omertà negli uffici.
Quindi è difficile che si faccia una denuncia del proprio collega visto che con questo soggetto si deve convivere”. Bongiorno promuove parte del lavoro della ex ministra Madia (“è stato positivo allargare i casi di procedimenti disciplinari con licenziamento quando il dipendente pubblico viene colto in flagranza, non cambierò questo provvedimento”) e contro le truffe propone “di introdurre le impronte digitali sul badge.
Ma”, aggiunge, “penso che sia necessario responsabilizzare i dirigenti. Se l’assenza ingiustificata è di uno o due giorno può sfuggire, ma se è cronica non credo che il dirigente possa non rendersi conto che il proprio ufficio è vuoto. Prevedo una responsabilità dirigenziale. Se consapevole e non fa nulla, sarà possibile anche il licenziamento. Se al contrario c’è un dirigente particolarmente attento si prevederà una progressione di carriera”.
Oggi, in Consiglio dei ministri, arriva il ddl Codice Rosso contro la violenza sulle donne, nato dall’iniziativa dell’associazione Doppia Difesa di Bongiorno e Michelle Hunziker: “Per anni abbiamo detto alle donne di denunciare e non restare nel silenzio, ma la giustizia è paralizzata e la querela rimaneva sepolta. Da qui le cosiddette morti in attesa di giudizio.
Con il ddl”, spiega Bongiorno, “ci saranno tre giorni per una valutazione del pericolo nel quale si trova la donna. Ci sarà una interlocuzione immediata se la donna è picchiata o inseguita dal marito. Ed è un’iniziativa senza colore politico”. E sui reati per cui sono previste pene da ergastolo, secondo il ministro, “bisognerebbe evitare il rito abbreviato. È immorale dare uno scontro perché lo Stato ha fretta di chiudere il processo. Sono reati gravi e hanno la necessità di un trattamento diverso”.
In chiusura, il ministro ha brevemente commentato il caso che coinvolge il padre del vicepremier Di Maio, che ha pagato in nero dei lavoratori della sua azienda: “In linea di principio credo che dobbiamo valutare le persone per quello che fanno o non fanno in prima persona, ma deve valere per tutti”, dice, “Sono dell’idea di valutare il singolo per il proprio operato e per le proprie omissioni”.

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