sabato 2 febbraio 2019

“Ma chi ti vuole? Ma non ti azzardare” Boldrini, che figura di M! Non la vogliono più vedere nemmeno i suoi

Daniela Preziosi per ”il manifesto
Nicola Zingaretti vuole «rigenerare il campo democratico», «rilanciare il centrosinistra». Ma al momento lascia il suo fianco sinistro esposto al cannoneggiamento di renziani e affini. In mattinata il pretesto è un’ intervista di Massimiliano Smeriglio, vice del presidente del Lazio e coordinatore di Piazza Grande. C’ è un precedente, quando a dicembre al manifesto dichiarò che era auspicabile «il disgelo coni 5 stelle».
Apriti cielo. Stavolta al Tempo dichiara, a proposito dei governi Pd, «purtroppo il giudizio che conta lo hanno dato gli italiani il 4 marzo. Un giudizio senza appello. Ora bisogna costruire in discontinuità». Parole non bar ricadere, ripetute tante volte da molti esponenti dell’ area. Forse un gesto di lesa maestà nei confronti di Paolo Gentiloni, grande elettore di Zingaretti.
C’è anche una battuta sull’ attivismo di Carlo Calenda: «L’ unico manifesto sull’ Europa che conosco è quello di Spinelli e Rossi».
Anche qui niente di incendiario.
Ma abbastanza per scatenare la contraerea renziana. «Vorrei sapere se gli ex ministri Franceschini, Madia, Minniti, Pinotti, Orlando, Gentiloni condividono il giudizio di Smeriglio», attacca Alessia Morani. Calenda reclama a gran twitter chiede a Zingaretti se condivide i giudizi del suo vice: «Ora basta. Chiarezza».
Gli replica Marianna Madia, con le buone: «Credo che i nostri governi abbiano fatto molte cose ottime. Ma se l’ obiettivo è unire, non si può costantemente mettere all’ indice chiunque, nel nostro campo, è portatore di idee non identiche». Dal cerchio stretto di Zingaretti filtra un «no comment», D’ Alema, Maduro, «ci attaccano tutti i giorni, uno sport tutto interno, non li seguiamo».
Non si è spenta la polemica che subito se ne accende un’ altra.
Stavolta sul banco degli imputati c’ è Laura Boldrini. Il Foglio riferisce la sua intenzione di votare per Zingaretti alle primarie. Qui i renziani di area Martina, che sanno che ai gazebo il loro candidato non farà furori, si scatenano. Parte Andrea Marcucci, capogruppo al senato: «Le primarie, previste dallo statuto, servono per scegliere il segretario, non per creare un nuovo partito insieme a chi per anni ha fatto la guerra ai nostri governi».

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