mercoledì 1 agosto 2018

“Salvini e Di Maio cosa aspettate a cacciare dalla Rai chi passa il tempo a infamarvi?” Feltri duro contro la disinformazione della tv di stato

di Vittorio Feltri per Libero
Mentre gli italiani sono sempre più dalla parte di Salvini, che si è deciso a respingere le navi straniere pronte a vomitare profughi sulla nostra terra (due delle quali olandesi che troveranno chiusi i porti della penisola), parecchi media lo attaccano in modo sgangherato, trattandolo come un appestato.
I mezzi di comunicazione privati hanno il diritto di criticare chi vogliono, sarà poi il pubblico a decidere se seguirli o no. La Repubblica e L’ Espresso hanno facoltà di sputare sul ministro dell’ Interno, e noi quella di difenderlo e di appoggiarlo. Il punto è un altro. La Rai svolge male il ruolo di servizio pubblico e dovrebbe invece comportarsi in modo coerente con la propria squallida storia.
Essa è sempre stata filogovernativa. Fu democristiana per lunghi anni, quando l’ egemonia dello scudo crociato era consolidata, poi fu lottizzata per dare un contentino ai socialisti (che si papparono Retedue) e ai comunisti, ai quali venne regalata Retetre. Il manuale Cencelli applicato magistralmente all’ etere.
Il sistema spartitorio ha funzionato decentemente fino a ieri. Esemplifico. Berlusconi mise Minzolini alla direzione del Tg1, Prodi vi aveva collocato Gad Lerner, Renzi occupò l’ azienda con propri uomini, lo ricordiamo tutti e nessuno se ne scandalizzò.
Adesso abbiamo un governo, bello o brutto che sia, di stampo giallo-verde, ma il manico televisivo è rimasto tra le dita politiche della sinistra e il risultato è stravagante: il Paese pende ormai a dritta e viale Mazzini invece seguita a pendere a manca.
Ciò avrebbe forse un senso se il baraccone di cui parliamo fosse stato privatizzato. Non è così. È ancora finanziato dal canone pagato dai cittadini, pertanto dovrebbe essere condotto con gli stessi criteri del recente passato. Sarebbe indispensabile che grillini e padani si impadronissero del piccolo schermo, esattamente come fecero coloro che li hanno preceduti al vertice delle istituzioni, onde evitare la discrasia in atto. È inammissibile che la Rai remi contro l’ esecutivo.
Il rimedio è semplice. Si sostituiscano con gente fidata i dirigenti che non si piegano ai mutamenti politici verificatisi dopo il 4 marzo, data delle ultime elezioni. Non dico che debbano essere cacciati in blocco i direttori. Orfeo per esempio, il capintesta, potrebbe starsene seduto sul trono su cui è stato adagiato, ma si dia da fare per affidare i notiziari e i talk show a personaggi più vicini o meno ostili alla nouvelle vague. Una operazione non complicata: bastano cinque o sei spostamenti e altrettante nomine.
Allorché il presidente della Camera, Fico, quello che non paga i contributi alla serva, afferma che i partiti debbano tenersi lontani dalla Rai, dice una minchiata. La televisione è anche oggi, rete o non rete, la più seguita dai cittadini. Lasciarla al dominio della opposizione è da idioti.

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