Tangenti a Milano, arrestati due giudici tributari
L’inchiesta della procura ha svelato un collaudato sistema di corruttele: soldi in cambio di sentenze “addolcite” dai giudici
L’inchiesta della procura ha svelato un collaudato sistema di corruttele: soldi in cambio di sentenze “addolcite” dai giudici
Mazzette per “addolcire” le sentenze sui contenziosi fiscali. Nuovo terremoto a Milano nel mondo delle Commissioni tributarie.
L’inchiesta della procura, dopo l’arresto del professore Luigi Vassallo, giudice tributario in Appello, detenuto a Opera, porta in carcere Marina Seregni, commercialista 70enne di Monza. La misura cautelare emessa oggi coinvolge entrambi i giudici, e riguarda nuovi presunti episodi di corruzione.
Ma andiamo con ordine. Le manette sono scattate il 17 dicembre scorso per Vassallo, colto in flagranza mentre incassava 5 mila euro, prima tranche di una tangente da 30mila. Ora la stessa sorte è toccata alla Seregni, rinchiusa nel carcere di San Vittore, e accusata di aver diviso con Vassallo i proventi di una nuova bustarella da 65mila euro, versata dalla Swe-co Sistemi Srl, una società che aveva subito una contestazione fiscale dell’Agenzia delle entrate di 14 milioni di euro.
Le Commissioni tributarie sono poco note: nominate con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del ministro dell’Economia, sono presiedute da magistrati, e composte da avvocati, notai, commercialisti e ufficiali della Guardia di finanza.
Vassallo, 58 anni, è un avvocato cassazionista e, dal 1988 è giudice tributario. Docentedell’Università di Pavia, per quattro anni presidente dell’Associazione magistrati tributari della Lombardia, nel 2013 nominato nell’Osservatorio della mediazione tributaria su incarico del direttore dell’Agenzia delle entrate.
A dare il via alle indagini sull’insospettabile giudice è stata la denuncia della Dow Europe Gmbh, multinazionale con un fatturato da 58 miliardi di dollari l’anno. I rappresentanti della società, contattati da Vassallo per “accordarsi” sul contenzioso in corso, non si sono piegati alla logica corruttiva e hanno denunciato tutto. Così i magistrati hanno deciso di infiltrare degli uomini delle Fiamme gialle tra gli impiegati della società nel giorno della consegna del denaro che doveva avvenire nello studio della Crowe Horwath Saspi di Milano. Mentre Vassallo incassava la prima tranche della tangente sono scattate le manette.
Qualche giorno più tardi i pm hanno interrogato un altro giudice tributario, Marina Seregni. La sua voce era stata registrata dalla segreteria del 58enne: la telefonata tra i due giudici aveva fatto sorgere sospetti tra gli investigatori. Il collega le comunicava di avere urgenza di parlare con lei a proposito di due processi e anche di “una pratica” che gli interessava. La commercialista monzese però, davanti al pubblici ministeri milanesi Eugenio Fusco e Laura Pedio, coordinati dal procuratore aggiunto Giulia Perotti, aveva respinto ogni addebito e anzi si era dichiarata “vittima di una millanteria”.
Ma grazie al materiale sequestrato nello studio di Vassallo i finanziari del gruppo Tutela spesa pubblica sono arrivati a lei.
Secondo le accuse formulate dalla procura i due giudici tributari erano d’accordo e hanno agito in concorso tra loro, dividendosi i proventi. Entrambi sono accusati di corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità. Ma dalle carte emergerebbe un collaudato sistema di corruttele, al punto che non si possono escludere ulteriori colpi di scena.
La corruzione ha come suo meccanismo insospettabili figure di spicco. Maggiore è il loro ruolo nella società civile, maggiore deve essere la pena inflitta!PER TUTTI.
RispondiEliminaSiamo i FELICI e FORTUNATI possessori della PEGGIOR magistratura al mondo, ma la MEGLIO PAGATA. Senza contare i privilegi di questi Signori (eufemismo). Non devono più vedere la luce del sole, questi affiliati al Dio Denaro, se non a scacchi.
RispondiEliminaSarà mica quel giudice assoldato dall'avvocato che mi difendeva e poi messo contro di me. Condannata a pagare 14 mila euro senza aver fatto nulla.
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