lunedì 25 giugno 2018

Così Conte ha tappato la bocca a Macron: quel retroscena clamoroso che nessuno ti aveva raccontato prima

Primo: “Abbiamo bloccato una discussione interamente incentrata sui movimenti secondari dei migranti”. Secondo: “Tutti hanno discusso del nostro piano, per la prima volta l’intera Europa sta affrontando l’argomento nella sua interezza”. Terzo: “C’è ormai un consenso diffuso sugli hotspot nei Paesi di provenienza o di transito dei migranti e sulla maggiore protezione dei confini esterni. E si va anche verso il rifinanziamento del Trust Fund per l’Africa”. Sono i tre obiettivi raggiunti dall’Italia. E Giuseppe Conte è molto soddisfatto, rivela il Corriere della Sera in un retroscena.

Ma concluso il vertice di domenica 24 giugno l’Italia è anche consapevole che il suo piano sugli immigrati non potrà essere interamente accettato anche seAngela Merkel ha definito “sistemica” la proposta del governo Conte. Persino Emmanuel Macron ha dovuto ammettere che era un piano “coerente” con la cornice europea, “anche se talvolta sento cose diverse dalla stampa…”. Pare che Conte abbia avuto con il presidente francese uno scambio di battute non proprio leggere: “Io e Matteo Salvini siamo uniti, abbiamo un unico obiettivo…”.

ULTIM'ORA - SCATTA LA DENUNCIA DI LUIGI DI MAIO: CONDIVIDETE IL PRIMA PRIMA POSSIBILE!

I CITTADINI NON SONO LE CAVIE DELLO STATO
Oggi abbiamo incontrato i rappresentanti dei benzinai, scongiurando lo sciopero indetto per domani. Questa categoria si è ritrovata ad essere utilizzata come cavia per la fatturazione elettronica in anticipo su tutte le altre. È stata lanciata una novità senza dare il tempo e gli strumenti per attrezzarsi.
Dal punto di vista operativo, stiamo lavorando con il ministero dell'economia per inserire nel decreto dignità questa proroga. Sia chiaro, per noi la fatturazione elettronica rimane una priorità, ma non si può colpire la fascia più debole della filiera, benzinai e cittadini. Il paradosso italiano è che questi strumenti vengono adottati per combattere gli evasori e puntualmente vanno a danneggiare quelli che le tasse le hanno sempre pagate.
Con il Governo del Cambiamento le esigenze dei cittadini vengono al primo posto.

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I MEDIA STANNO CENSURANDO QUESTA CLAMOROSA NOTIZIA SUL M5S. CONDIVIDIAMOLA NOI E FREGHIAMOLI.

In pratica, la Camera dei Deputati nelle sue mille voci di bilancio ne aveva una che prevedeva i "rimborsi di viaggio agli ex parlamentari". Soldi vostri (sia chiaro) con cui la Casta offriva graziosamente treni e aerei ai suoi ex membri, per godersi sì la meritata pensione ma sempre e come d'abitudine a scrocco.
Ebbene, ci sono voluti due anni e rotti ma alla fine l'hanno capita: ieri, grazie ad un emendamento a prima firma Luigi Di Maio, finalmente la Camera ha approvato lo stop a questo sconcio che costava al contribuente 900 mila euro l'anno. E i parlamentari in carica, grazie ad un altro emendamento di Edera Spadoni, voleranno in classe economy invece di sperperare quattrini in prima classe.
E' la fine della Casta Crociere: se il pensionato (d'oro) ex parlamentare vuol farsi la vacanza, o se il deputato in carica vuol viaggiare stile sceicco, che se lo paghino coi soldi loro.


Fonte: http://www.movimento5stelle.it/parlamento/2015/08/grazie-al-m5s-e-finita-la-pacchia-di-casta-crociere.html

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Li volevano morti,ma si sbagliavano: è arrivata la notizia che spiazza tutti. Ecco cosa sono pronti a fare..

L’Italia non parteciperà ai mondiali in Russia.
Da tifosi questo ci rammarica e vorremmo più di ogni cosa vedere gli Azzurri giocare e soffrire con loro.
Oggi però, cari connazionali, abbiamo una partita molto più importante da giocare.
Ed è – sarà un segno del destino – l’ennesima finale contro la Germania.

Negli ultimi giorni il nostro popolo ha subito attacchi ingiuriosi da parte delle istituzioni e dei media tedeschi, con grande compiacenza dei giornaloni di casa nostra, avvezzi a fare gli interessi dei potenti stranieri.
La pressione da parte della Ue e della Germania deve aver giocato un ruolo fondamentale nella scelta di Sergio Mattarella di bloccare la formazione del governo Conte.
In queste ore si parla di un possibile ripensamento da parte del Capo dello Stato, che potrebbe finalmente consentire la nascita del governo giallo-verde.
Se così non fosse, però, dobbiamo essere pronti a giocare una nuova partita del secolo: gli italiani contro lo strapotere tedesco.
E il risultato non può che essere uno solo: il cielo tornerà azzurro sopra Berlino.

domenica 24 giugno 2018

“Alla larga, non abbiamo bisogno di voi” La nave dell’Ong cacciata dalla Guardia costiera: hanno finito di guadagnare sulla pelle dei poveri cristi

La nuova linea adottata dalla Guardia costiera italiana comincia a dare i suoi frutti. Stop ad Open Arms per un salvataggio in mare
Ieri la nostra Guardia costiera ha fatto sapere che le navi delle Ong in caso di salvataggio nel Mediterraneo dovranno contattare Tripoli e non Roma. Una mossa che cambia radicalmente il quadro delle operazioni nel Mediterraneo.
Ma questa mattina è stata portata avanti un’altra mossa che chiude ulteriormente il raggio d’azione delle ong: la Guardia costiera italiana ha contattato quella libica per un salvataggio in mare di alcuni migranti tagliando così fuori dall’operazione la Open Arms. A raccontare quanto accaduto è stata proprio la Ong spagnola con una nota del suo fondatore Oscar Camps: “Alle 12.40 abbiamo comunicato con il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, in risposta alla loro chiamata generale a tutte le navi per il recupero in acque internazionali di un migliaio di persone alla deriva e senza salvagente. La loro risposta, ’Non abbiamo bisogno del vostro aiuto'”. Infine Camps ha criticato la decisione di attribuire “tutti i casi in acque internazionali alla Guardia costiera libica.È la più grave devoluzione di massa nella storia del Mediterraneo”. Il vento in mare è cambiato. E in questo quadro va sottolineata anche la mossa della Spagna che con il sindaco di Barcellona Ada Colau ha dato la disponibilità ad accogliere nel porto catalano i mille migranti che in questo momento si trovano nel Mediterraneo.

“Immigrati, bisogna cambiare tutto” Conte, il piano terremoto per ribaltare Macron e chi vuole l’invasione dell’Italia

“Superare completamente regolamento di Dublino”. Il premier Giuseppe Conte annuncia, prima del vertice informale europeo di Bruxelles, la proposta italiana sui migranti. La proposta italiana – ha detto Conte – mira a “una puntuale politica di regolazione dei flussi che sia realmente efficace e sostenibile e al totale superamento del regolamento di Dublino, che noi riteniamo” legato “ad un quadro emergenziale” quando invece vogliamo una gestione “strutturale”, afferma il premier Giuseppe Conte arrivando al vertice informale europeo a Bruxelles. “Sono appena arrivato a Bruxelles – si legge poi in un tweet dello stesso Conte – per portare la proposta italiana sul tema immigrazione: European Multilevel Strategy for Migration. L’Italia in Europa è chiamata ad una sfida cruciale. E vi garantisco – ha assicurato – che sarà un radicale cambio di approccio sul tema”.

“Siamo qui per presentare la proposta italiana, completamente nuova, basata su nuovo paradigma di risoluzione dei problemi della migrazione: si chiama European Multilevel Strategy for Migration”.



Un Mentana da incorniciare: così seppellisce Macron dopo l’ennesimo insulto agli italiani

Un Enrico Mentana da incorniciare quello che demolisce il galletto Emanuel Macron. Ecco il quadro politico secondo il direttore del TgLa7. “In questi giorni da mattatore assoluto Salvini non incontra il freno di nessun avversario politico”, scrive Mentana su Facebook. “In compenso ogni giorno fa eco alle sue uscite – rendendolo inattaccabile – un alleato a sua insaputa, Emmanuel Macron”. Sparando fesserie inenarrabili e offese a pioggia ostruisce la via a ogni obiezione, protesta o distinguo nei confronti del nostro ministro dell’interno”. “Sarà la sindrome di Zidane?”, conclude il giornalista.

LA SAPETE L'ULTIMA DELL'AIUTINO ALLA "LADY" DI RENZI? NON AVEVA I REQUISITI PER LA CHIAMATA DIRETTA.

LA BUONA SCUOLA FINISCE IN TINELLO - LA 'VERITA'' DI BELPIETRO: LA MOGLIE DI RENZI ASSUNTA CON CHIAMATA DIRETTA MALGRADO L' ASSENZA DI CERTIFICAZIONE LINGUISTICA E DIDATTICA DIGITALE - LA GIUSTIFICAZIONE: “PARLO INGLESE E FRANCESE, SONO AUTODIDATTA DEL WEB. FARÒ I CORSI”

Christian Campigli e Alessia Pedrielli per “la Verità”


«Un giornalista? No guardi, la preside non parla con nessun giornalista. Anzi, se ne vada immediatamente, altrimenti abbiamo l’ordine di chiamare i carabinieri». Ci hanno ricevuto così all’Istituto Tecnico Peano di Firenze, mentre Agnese Landini, moglie di Matteo Renzi, era a cena alla Casa Bianca in compagnia del presidente Obama.

Da settembre la first lady lavora qui, in una delle scuole più prestigiose della città, come docente di italiano e latino. Ma dopo nemmeno un mese ecco, già, il primo impegno (del consorte) che la porta lontano dai suoi alunni.

Nulla di illecito, per carità: Agnese, adesso non è più una precaria, insegna part time ed è bastato un permesso per motivi familiari per volare dall’altra parte dell’oceano. Ma come è arrivata, da impegnatissima- moglie- di premier, ad essere assunta in un rinomato istituto, non lontano da casa, nell’annus horribilis della scuola italiana?


La strada, lo dimostrano i fatti, gliela ha aperta la riforma voluta dal marito, la stessa che, invece, tra trasferimenti e ricorsi, ad altre migliaia di docenti italiani ha sconvolto la vita. Per lei, che si trovava al posto giusto al momento giusto, prima è arrivato il contratto a tempo indeterminato poi, grazie all’introduzione delle assunzioni a chiamata diretta, anche la cattedra, nonostante qualche titolo che mancava all’appello.

«Io faccio uno più uno. Ha la moglie, che non ha superato il concorso, che però sta nelle graduatorie ad esaurimento…e guarda caso quella graduatoria l’ha davvero esaurita, assumendo tutti. È evidente che ci sia qualcosa che non torna », suggeriscono voci nei corridoi della Cgil fiorentina.

Di certo la carriera della first lady, negli ultimi anni, non è stata tra le più impegnative: dopo essere stata fermata alle selezioni per insegnanti di ruolo, nel 2012, Agnese rientra nelle graduatorie per precari e la ritroviamo, prima, supplente per qualche mese in un educandato, poi in aspettativa per impegni di famiglia. E dopo la pausa, quando torna a scuola, nel 2015, pur lavorando sotto casa sceglie ancora l’orario ridotto.


Eppure proprio mentre è in aula, da supplente, qualche ora a settimana, arriva il primo colpo di fortuna. Parte la riforma La Buona Scuola, pensata dal consorte che, tra gli altri, stabilizza (grazie alla cosiddetta «fase c») anche i docenti iscritti alle graduatorie ad esaurimento e che non avevano superato il concorso. Tra cui Agnese.

«A Renzi avevamo consigliato di fare in modo diverso, per esempio un piano pluriennale di assunzioni in modo da esaurire quelle graduatorie in due o tre anni», spiegano ancora i sindacati, critici verso quella «fase c» che, con le assunzioni di massa, ha creato caos nelle assegnazioni. «Invece lui ha messo di ruolo tutti, senza guardare quali competenze davvero servissero », continuano «così, per esempio a Firenze ci sono 82 docenti di materie giuridiche parcheggiati lì, mentre, magari, mancano quelli di matematica ». E concludono: «La criticità è questa, la malignità viene dopo», ma «certo stupisce che un premier così giovane, così rampante», non abbia «pianificato le cose in modo più sensato».


Per Agnese, comunque, un senso c’è. Appena entrata di ruolo infatti, la consorte si ritrova in cattedra, voluta dalla preside dell’Istituto Peano, che tra tante, preferisce proprio lei. E, anche in questo caso, il merito è della riforma che ha dotato i dirigenti scolastici di poteri assoluti: niente più punteggio o anzianità, con la chiamata diretta, il dirigente assume chi vuole. Anche a prescindere dai titoli, se è il caso.

Nell ’avviso di selezione per i posti al Peano, pubblicato lo scorso 18 agosto, la dirigente dell’istituto indicava i titoli preferenziali su cui si sarebbe basata la scelta dei docenti: ai primi posti per importanza figuravano la certificazione linguistica (B2 o superiore) e i titoli in didattica digitale (uso degli strumenti tecnologici per l’insegnamento). Alla selezione rispose anche Agnese, ammettendo onestamente di non avere all’attivo, almeno in parte, i titoli richiesti.


«Non possiedo ancora certificazioni linguistiche ma ho buona padronanza di inglese e francese e sono intenzionata ad iniziare il percorso di certificazione», scriveva lei stessa nel suo curriculum «e per la didattica digitale ho acquisito competenze in maniera autonoma, ma sono intenzionata a seguire corsi per incrementare le mie conoscenze». Ma poco importa. La moglie del premier viene comunque assunta.


E, anzi, la preside, Maria Centonze, ben lieta della scelta, interpellata qualche giorno dopo sull’incarico alla first lady, spiegherà con semplicità: «Il suo curriculum corrispondeva ai requisiti pubblicati nel bando dell’Istituto: uso della tecnologia in classe e conoscenza della lingua inglese ».

fonte: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/buona-scuola-finisce-tinello-verita-belpietro-moglie-134662.htm

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Pazzesco a Roma. Ferrari e case con i soldi di Etruria, due arresti per la bancarotta della..

Civitavecchia, sviluppi nell'inchiesta sulla società che doveva costruire il maxi yacht. Al cardinale Bertone 700mila euro per beneficenze, consulenza da 500mila euro per l'ex senatore Baldassarri

ROMA - Se mai qualcuno avrà il coraggio di varare quella carcassa di yacht arrugginito, adagiato nel cantiere abbandonato della Privilege Yard al porto di Civitavecchia, un azzeccato nome di battesimo potrebbe essere "Mangiatoia". Quel progetto, infatti, nato col preciso obiettivo di succhiare denaro a un pool di banche (Etruria, Banca Marche, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Bpm e Mps) ha sfamato l'appetito di tanti: dell'ex segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, degli ex parlamentari Mario Baldassarri e Vincenzo Scotti, del presidente dell'Autorità portuale Pasqualino Monti. E naturalmente quelli dell'imprenditore 76enne Mario La Via. L'uomo che diceva di voler costruire uno yacht, e invece regalava soldi non suoi.

Mario La Via, amministratore delegato della Privilege Yard fallita nel 2015, e Antonio Battista, componente del cda e unico delegato a operare sui conti bancari della società, sono finiti agli arresti domiciliari su ordine della procura di Civitavecchia, per i reati ipotizzati di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, reati tributari e violazione della normativa antimafia. Con il denaro prestato dagli istituti bancari, per dire, avevano acquistato una Maserati e una Ferrari Coupé da 320mila euro. L'indagine del Nucleo tributario della finanza ricostruisce tutte le distrazioni patrimoniali attorno allo yacht mai varato. Rendendolo un corpo di reato lungo 127 metri.

Il maxi finanziamento concesso alla Privilege dal consorzio di banche (Etruria era la capofila) ammonta a 190 milioni di euro, di cui circa 125 milioni effettivamente erogati. Un progetto che non stava in piedi fin dall'inizio ma che ebbe sponsor di alto livello e coperture. Risulta agli atti una lettera di garanzia da parte della Barclays, ottenuta "ricorrendo a pressioni di organi amministrativi e politici".
Non solo.

L'ex ministro Vincenzo Scotti della Privilege era presidente onorario. Lui e l'ex parlamentare Fli Mario Baldassarri andarono di persona a una riunione con esponenti di Banca Etruria per perorare la causa di La Via. Lo ha raccontato ai finanzieri Carlo Maggiore, il responsabile della Direzione Corporate Finance di Etruria. E che c'entra Baldassarri? È il rappresentante legale della Economia Reale srl, società che ottiene da Privilege un paio di consulenze, "per attività svolta presso Unicredit e Intesa al fine di concretizzare la loro partecipazione al pool bancario". Il compenso era di 500mila euro.

Quando i finanzieri vanno a perquisire la mega villa di Mario La Via a Roma in zona Quarto Annunziata - una sobria dimora di 4 piani con sala cinema, discoteca, palestra, 3 saloni di rappresentanza, parco, campo da tennis, piscina e spogliatoi, ristrutturata con 4 milioni di euro stornati dalle casse della Privilege e fatta passare come la foresteria della società - scoprono un dettaglio minimo, ma che racconta molto. "Sono stati rinvenuti segnaposti per cene eleganti con personaggi di prestigio e la corrispondenza con il cardinale Bertone". Ecco che viene fuori quanto ricostruito da Repubblica e Liberonelle settimane scorse: 700mila euro di bonifici erogati a favore di associazioni italiane ed estere "su richiesta, indicazione e sollecitazione di Tarcisio Bertone, tra il febbraio 2008 e il novembre 2012". Privilege Yard pagava anche l'affitto della casa di Pasqualino Monti, il presidente dell'autorità portuale di Civitavecchia che ha concesso l'area del cantiere, per una somma complessiva di 43.200 euro, "a circa il triplo dei valori medi di mercato per gli anni 2011 e 2012". Ma per Mario La Via i soldi non erano un problema

fonte: http://www.repubblica.it/cronaca/2016/07/29/news/privilege_yard-145000225/?ref=fbpr

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Destra e Sinistra si sono sempre dati da fare per contrastare le indagini e i processi sulla corruzione.
Le parole di Piercamillo Davigo poco fa al convegno M5S "Questioni e visioni di giustizia"

Ha poi anche aggiunto : 

“Ho dato dimostrazione nella vita che non sono interessato alla politica. Mi occupo di politici quando rubano. Ritengo che i magistrati non siano capaci di farla. Ministro della GiustiziaNon lo farò“. Così, a margine di un convegno organizzato dal M5s alla Camera, l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Piercamillo Davigo ha escluso una sua candidatura, dopo i retroscena che lo indicavano tra i possibili candidati alle primarie online del M5s o ipotizzavano un suo ruolo come possibile Guardasigilli nell’eventuale squadra di governo pentastellata. “Ministro della Giustizia? A parte che non lo farò, non capisco perché tutti lo vogliono fare visto che non dovrebbe contare niente perché è ministro senza portafoglio e che non dovrebbe spostare o nominare nessuno”, ha affermato il magistrato. La platea era però in disaccordo con Davigo quando, alla domanda della giornalista Liana Milella se intendesse impegnarsi in prima persona in politica, Davigo ha escluso questa possibilità. Con tanto di standing ovation durante il suo intervento.

ABOLIZIONE VITALIZI, SVOLTA CLAMOROSA: ECCO COSA ACCADRA' SETTIMANA PROSSIMA.

Il Movimento 5 Stelle può quasi controllare l’ufficio di presidenza della Camera: per abolire i vitalizi ora potrebbe bastare anche una delibera.*
Vitalizi addio, ora il Movimento 5 Stelle può abolirli anche senza un governo
L’abolizione definitiva dei vitalizi può trasformarsi da chimera in realtà anche in termini molto brevi. Le manovre compiute dal Movimento 5 Stelle nelle nomine all’ufficio di presidenza della Camera potrebbero infatti celare una strategia ben precisa a riguardo.
Anche senza un governo e il voto del Parlamento, l’ufficio tramite una delibera può decretare la fine per gli odiati (dai cittadini) vitalizi. Avendo quasi la maggioranza nella stanza dei bottoni della Camera, i 5 Stelle potrebbero forzare i tempi per realizzare subito uno dei loro primi punti del programma elettorale.
Addio vitalizi
Dopo la partita per l’elezione del Presidente della Camera che si è risolta con la proclamazione di Roberto Fico, si è giocata quella non meno importante per la nomina a Montecitorio dei vice presidenti, dei questori e dei segretari.
Il prossimo ufficio di presidenza della Camera sarà a forte tinte pentastellate, visto che il Movimento ha fatto incetta di poltrone provocando così anche più di un malumore da parte del PD che è rimasto quasi a bocca asciutta così come avvenuto anche al Senato.
Ingordigia politica da parte dei 5 Stelle? Forse, ma con ogni probabilità la scelta di far man bassa di incarichi all’interno dell’ufficio di presidenza è sintomo di una chiara strategia volta a realizzare in breve tempo uno dei cavalli di battaglia dei grillini.
In questo momento il Movimento 5 Stelle può contare su 6 membri in un totale di 15 all’interno dell’ufficio. Nel dettaglio c’è la vice presidente Maria Edera Spadoni, il questore Riccardo Fraccaro e i segretari Azzurra Cancelleri, Mirella Liuzzi, Vincenzo Spadafora e Carlo Sibilia.
Nel totale degli incarichi poi la Lega può contare su 4 membri, Forza Italia su 3 e poi ci sono il Partito Democratico e Fratelli d’Italia con 1 a testa. In teoria quindi i pentastellati non avrebbero comunque i numeri per una maggioranza assoluta.
Stando anche alle parole di Luigi Di Maio, l’intenzione del Movimento è quella di presentare presto una delibera per mandare in soffitta i vitalizi: niente più pensione a 65 anni dopo neanche cinque anni consecutivi di legislatura e passaggio per tutti dal modello pensionistico retributivo a quello contributivo.
Se dovesse essere approvata, basterebbe questa delibera per far diventare esecutivo il provvedimento senza dover ricorrere a lunghe e insidiose votazioni parlamentari dove, anche nel recente passato, ogni iniziative del genere sono state poi in qualche modo affossate.
La strategia del Movimento 5 Stelle
Oltre che voler cercare di far diventare realtà un punto programmatico che da sempre viene ritenuto giusto ed equo, questa possibile accelerata sui vitalizi da parte del Movimento 5 Stelle potrebbe celare anche una ben precisa strategia politica.
Cosa potrebbe succedere se i pentastellati presentassero una delibera all’ufficio di presidenza della Camera chiedendo una stretta sui vitalizi? Ci sono due possibili scenari che entrambi farebbero il gioco dei grillini.
I 5 Stelle all’interno dell’ufficio potrebbero trovare i due voti che gli mancano (Lega?) per far passare la delibera. Sarebbe nel caso un successo per il Movimento che potrebbe così vantarsi di aver realizzato soltanto il primo tassello del loro programma.
Nel caso invece che tutti gli altri partiti votassero in maniera contraria, sarebbe una nuova dimostrazione di come i pentastellati siano l’unica forza politica che veramente ha intenzione di combattere non solo a parole i privilegi della “casta”.
Comunque vada quindi potrebbe essere un successo per i grillini, tutto fieno in cascina che potrebbe essere molto utile nel caso in cui gli italiani dovessero molto presto tornare alle urne.
FONTE : https://www.money.it/vitalizi-movimento-5-stelle-abolire

martedì 19 giugno 2018

Martina, che figura di merda! Così ignorante da far cadere le braccia: cosa è arrivato a dire pur di criticare Salvini

“La frase di Maurizio Martina non ha senso e mi sorprende che lo dica chi ha fatto il ministro dell’agricoltura”. Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, ospite ad Agorà, su Raitre, critica il segretario del Pd che aveva detto: “La propaganda è facile. Diretta. Ma anche falsa: Chiudiamo i porti alle navi di riso asiatico, dice Salvini. Molto bello in teoria per qualcuno, peccato che il riso asiatico che fa male ai nostri risicoltori sbarca soprattutto nei porti del Nord Europa. Andiamo ad affondarle lì?”. Molinari lo asfalta: “Io sono piemontese e il tema è molto sentito per quelle aziende e che lui non conosca il problema mi fa davvero cadere le braccia”.

"Bravo Luigi, il tuo decreto ridona la dignità ai lavoratori". L'elogio incredibile per Luigi Di Maio

Il decreto che sta sviluppando Luigi di Maio (con Pasquale Tricarico) mirante a tutelare la dignità lavorativa (io direi anche umana) dei cosiddetti riders dovrebbe far riflettere. Il decreto prevede un salario minimo, ferie, niente cottimo e indennità in caso di malattia e maternità. Questo ridare rispetto a tali lavoratori emblema del precariato e della sottomissione al datore di lavoro, dovrebbe far riflettere prima di tutto quella cosiddetta sinistra che negli ultimi decenni ha tutelato gli interessi solo dei forti e non dei deboli. Un tradimento della propria storia, una storia degenerata oggi nel PD che con Renzi ha palesato la propria scelta di campo al fianco dell’élite mondialista. Si è persino inserito il pareggio di bilancio in Costituzione (art. 81) voluto da Monti (sostenuto dal PD)  su imposizione dei burocrati neoliberisti di Bruxelles per non parlare dell’abrogazione dell’art. 18. Dopo la morte di Berlinguer le politiche della “sinistra” hanno colpito duro le fasci deboli molto di più di quanto ha fatto la destra.
Sull’immigrazione la storia è la medesima. Si stracciano le vesti accusando di razzismo il neonato governo, la realtà è che su questi poveri cristi che scappano, si è sviluppato un business disumano. I quasi 5 miliardi che vengono stanziati per “l’accoglienza” fanno comodo a quella rete di interessi che si sta estendendo a dismisura. A guadagnarci sono sempre i soliti. Ovviamente mai si tenta di andare alla radice del problema e comprendere le ragioni delle migrazioni che sovente dipendono da guerre e politiche predatorie dell’Occidente “civilizzato”.
 Il razzismo che è sinonimo di paura e ignoranza va eliminato con politiche repressive ma soprattutto culturali; accusare di razzismo chi cerca la legalità e la verità è da ipocriti. Un’ipocrisia che è percepita sempre di più dagli italiani ed è per questo che quella che si definisce “sinistra” si sta estinguendo come i Panda.

Fonte: https://www.gianlucaferrara.info/2018/06/17/bravo-luigi-il-tuo-decreto-ridona-la-dignita-ai-lavoratori-altro-che-sinistra-ipocrita/

CLAMOROSO: BLITZ A SORPRESA DI VIRGINIA RAGGI, PROPRIO LÌ! "STRAORDINARIO"

Tour della sindaca di Roma Virginia Raggi nella nuova stazione della metro C a San Giovanni. Un "viaggio nella storia", secondo la soprintendenza archeologica che ha curato l'ideazione e il coordinamento del progetto scientifico. "In anteprima scendiamo insieme nella nuova stazione della metro C di San Giovanni che apriremo quest'autunno", promette Raggi su Facebook. Nella stazione, dove anche la stampa è stata invitata per una visita, tanti i reperti esposti, da anfore a tubi del I secolo d.C.. 

"Siamo entrati in una stazione bellissima e narrante. Gli utenti - ha detto la sindaca Raggi - leggono sui pannelli la storia e quello che è stato ritrovato. 

Colgo l'occasione per raccogliere due inviti: da un lato implementeremo in più lingue i pannelli illustrativi, almeno in inglese, per aiutare anche i visitatori stranieri a leggere e comprendere. Poi raccolgo l'auspicio che anche le stazioni già esistenti possano essere uniche e caratterizzate in senso moderno e artistico. L'auspicio più grande è quello che si vada presto verso l'apertura per farla diventare funzionante e fruibile a tutti. Collaboreremo come amministrazione per completare anche le altre stazioni programmate e ad un'implementazione generale della rete del trasporto pubblico". 

Il viaggio nella neonata stazione San Giovanni è tra i reperti archeologici scoperti ed esposti nella 'archeo-stazione'. Qui si cammina tra i reperti organici provenienti da contesti della prima e media età imperiale (da semi a noccioli fino a gusci di molluschi) ai tubi di terracotta e condutture di piombo del I secolo d.C. Poi ci sono le grandi anfore del I-II secolo d.C, gli strumenti in osso lavorato e i piatti colorati dell'età moderna e contemporanea XVI e XIX secolo. La tratta T3 da San Giovanni (esclusa) a Fori è in corso di realizzazione. I lavori sono iniziati il 21 marzo 2013 per uno sviluppo di 3.6 km e due stazioni Amba Aradam/Ipponio e Fori. Per il soprintendente Francesco Prosperetti, "la diversità di questa stazione marca un punto di svolta nel modo di intendere una stazione della metropolitana a Roma che non assomiglia a nessun'altra di Milano o Napoli". (ANSA

Photo by fabiolopiccolo:

4 ANNI DI BILANCI FALSI! LA CORTE DEI CONTI INCHIODA RENZI, NEL SILENZIO TOTALE DEI MEDIA ASSERVITI

Renzi, Corte dei conti accusa: a Firenze 4 anni di “gravi irregolarità” in bilancio
“Inosservanza dei principi contabili di attendibilità, veridicità e integrità del bilancio, anche violazioni in merito alla gestione dei flussi di cassa e alla loro verificabilità”. Così i giudici contabili bollano la gestione dell’attuale premier da primo cittadino del capoluogo toscano. E il successore-delfino Nardella deve trovare 50 milioni di euro.
E quattro. Il Comune di Firenze è costretto ancora una volta a ricevere i rilievi della Corte dei conti. Per il quarto anno consecutivo. L’intera gestione firmata Matteo Renzi. Ma questa volta ai giudici contabili non sono bastate le rassicurazioni di Palazzo Vecchio e non è stato sufficiente neanche l’intervento riparatore della giunta di Dario Nardella, che si è visto costretto a rimediare alla pesante eredità ricevuta. Per i giudici contabili rimangono “gravi irregolarità” che generano “oltre all’inosservanza dei principi contabili di attendibilità, veridicità e integrità del bilancio, anche violazioni in merito allagestione dei flussi di cassa e alla loro verificabilità”. Per questo la Corte, il 31 luglio come già il 22 maggio, ha recapitato a Palazzo Vecchio un’ordinanza con cui invita l’ente “ad adottare entro 60 giorni i provvedimenti idonei a rimuovere le irregolarità e a ripristinare gli equilibri di bilancio”.
L’erede di Renzi, il fidato Nardella, sapeva che con la poltrona di primo cittadino avrebbe ricevuto in consegna anche qualche guaio. Ma non di tale entità. La percezione reale l’ha avuta lo scorso dicembre quando ha saputo che anche da Roma l’amico Matteo avrebbe regalato altri guai. Con esattezza minori entrate dallo Stato per 22 milioni. Il 27 dicembre 2014, dopo aver faticosamente chiuso la discussione sulla Finanziaria, Nardella ha ammesso: “Sappiamo solo che c’è uno sbilancio di 50 milioni di euro, dobbiamo trovare 50 milioni”. Aggiungendo sconsolato: “Ci stiamo lavorando anche in questi giorni di ferie”. Non è servito. Non secondo i giudici contabili che a fine luglio hanno contestato alcuni punti al sindaco seppure prendendo atto che l’erede ha risolto qualche falla lasciata dal predecessore.

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MIGRANTI E ONG, EMERGE LA VERITA': ECCO CHI LI MANDA IN ITALIA

Non solo ong. Gli arrivi sempre più numerosi di migranti nel nostro Paese si spiega con la situazione politica attuale in Libia.
Come accadde nel 2015, a spingere centinaia di migliaia di persone verso l’Europa non è la guerra. Allora fu la Turchia ad invadere l’Europa per assicurarsi l’aiuto finanziario più volte richiesto a Bruxelles che tardava ad arrivare.
Oggi, invece, osserva il vicedirettore di Libero Franco Bechis, a favorire i flussi di immigrati verso le coste italiane sono le varie milizie libiche in lotta tra loro:
“La conferma dopo l’anticipazione di Libero del 29 aprile scorso è arrivata durante l’audizione del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, alla commissione Difesa del Senato: sono le milizie ufficiali libiche a scortare i migranti dalla costa alle navi delle ong che si trovano al limite delle acque territoriali libiche o addirittura all’interno delle stesse. E probabilmente sono quelle stesse improprie “scorte” ai gommoni dei migranti ad avvertire le ong di spegnere i trasponder prima del loro arrivo, in modo da non essere intercettate durante l’operazione né da Frontex né dal sistema centrale di controllo delle capitanerie di porto italiano.
L’elemento del coinvolgimento delle milizie libiche è il vero punto cruciale della vicenda migranti, sia pure oscurato sul piano politico dalla polemica sulle ong che magari hanno comportamenti non correttissimi sotto il profilo legale, ma non sono il motivo per cui da circa un anno le coste italiane sono invase dai migranti. Questo aumento improvviso delle partenze e quindi degli arrivi sulle coste italiane non ha spiegazioni particolari legate a quel che accade nei paesi di provenienza. Il flusso è continuo da anni, ma i picchi solitamente erano legati a vicende interne ai paesi di provenienza che in questi mesi invece non spiegherebbero un aumento delle partenze”.
Il governo Gentiloni credeva di aver risolto il problema incontrando lo scorso febbraio Fayez al Sarraj riconosciuto dalla comunità internazionale come leader del paese africano. Ma pare che l’incontro abbia avuto l’effetto opposto:
“Non è la Turchia a spingere il nuovo esodo, ma la Libia. Proprio il paese con cui l’Italia si era illusa di avere raggiunto un accordo che avrebbe dovuto avere esattamente l’effetto opposto. Lo ha fatto a febbraio con il governo di Fayez al Sarraj riconosciuto dalla comunità internazionale. Un accordo poi bocciato dal parlamento di Tripoli e impugnato con successo anche davanti alla giustizia ordinaria. L’Italia ha pensato che le difficoltà non sarebbero comunque state insormontabili, che gli 800 milioni promessi ai libici per dare una mano a contenere i flussi migratori avrebbero fatto gola a tutte le parti in causa, e ha immaginato che il solo vero ostacolo fosse nel controllo della costa, che solo in piccola parte era in mano alle forze di al Sarraj, e in gran parte a quelle del generale Khalifa Haftar.
A quel punto il governo di Paolo Gentiloni ha provato a favorire incontri fra le due parti. Non si è mosso nel migliore dei modi. Il 21 aprile scorso ha promosso a Roma davanti all’inviato speciale dell’Onu Martin Kobler un incontro di pace fra Abdulrahman Al-Swehli, presidente dei deputati del Consiglio di Stato di Tripoli e Aguila Salah Issa, presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk. E’ andato male, ed entrambi tornati in patria hanno avuto problemi a raccontare le poche intese raggiunte alle rispettive fazioni. Poco dopo lo stesso governo italiano ha cercato di mettere cappello sull’incontro che si è svolto ad Abu Dabi il 2 maggio scorso fra i due principali protagonisti : al Sarraj e Haftar, che non si erano più incontrati dal gennaio 2016.
L’incontro è stato importante, Roma non c’entrava proprio nulla nella sua organizzazione, e i due sembrano cercare di percorrere una strada comune che unifichi i fronti in lotta. Però non è stato così decisivo come la diplomazia italiana ha venduto”.
Che cosa significa tutto questo per l’Italia? Si chiede in conclusione Bechis, che prova a rispondere alla domanda:
“Una cosa banale che si sta provando ogni giorno: ogni fazione che ha le sue ambizioni in questo momento ha le sue belle milizie che stanno provando a farci capire come gli accordi per fermare i flussi e soprattutto i soldi che devono accompagnarli non possano essere destinati a una sola fazione, per quanto in questo momento internazionalmente riconosciuta. O si pagano tutti, o questa o quella milizia prenderà i migranti dagli scafisti e li porterà con o senza l’aiuto delle Ong sulla rotta verso l’Italia. Il risultato è chiaro. Il 2016 è stato anno record per gli arrivi sulle coste italiane (furono 181.436). Nei mesi fra febbraio e aprile ne arrivarono 22.653. Nel 2017 in quei tre mesi ne sono arrivati 32.675, cioè 10 mila (il 50%) in più del record di allora. Se c’è una cosa in cui sono brave le fazioni libiche, è farsi capire. Per noi è chiaro, per il governo Gentiloni sembra assai meno”.

 Photo by fabiolopiccolo:

LA RAI? E’ IL PARADISO DEI RACCOMANDATI! SAI CHIE ‘ QUESTA TIZIA? BIGNARDI LE HA APPENA REGALATO UNA TRASMISSIONE TUTTA PER LEI

RAI DA CURARE – LA BIGNARDI ASSEGNA IL PROGRAMMA DI MEDICINA DI RAI3 ‘’TUTTA SALUTE’’ NELLE MANI DI ELSA DI GATI, MOGLIE DI CLAUDIO RIZZA, PORTAVOCE DEL MINISTRO DELLA SALUTE LORENZIN – E SU TWITTER ELSA DI GATI SI DIVERTE A FARE BATTUTE SUL CASO RAGGI E IL CONFLITTO D’INTERESSE CON ROMEO…

DAGOREPORT

All’interno del cda potrebbe essere sollevato un nuovo caso Bignardi. Qualcuno ha sussurrato ai consiglieri di opposizione che la direttora già nell’occhio del ciclone per l’attenzione rivolta agli artisti legati al suo ex manager Beppe Caschetto, avrebbe compiuto un altro passo falso, questa volta tutto politic0.

A capo della struttura dell’unico programma di medicina di Raitre, ‘’Tutta Salute’’, la direttore ha messo una signora che ha un conflitto d’interessi grande quanto una casa. Si tratta di Elsa Di Gati, ex conduttrice, promossa dalla Bignardi dirigente nell’autunno scorso. Della Di Gati non si conoscono opere giornalistiche passate alla storia, non ha fatto programmi memorabili ne ha una grande esperienza alle spalle  di gestione delle risorse. E allora perché promuoverla?

Nei giorni scorsi sul suo account Twitter Elsa Di Gati si è divertita a fare battute sul caso Raggi e il conflitto d’interesse con Romeo; polizze a sua insaputa etc.. Quelli dei 5 stelle lo hanno notato e hanno scoperto che anche lei di conflitti se ne intende. E’ la moglie di Claudio Rizza, portavoce del ministro della salute Beatrice Lorenzin.

Nella stessa struttura della Di Gati ricade anche ‘’Mi Manda Raitre’’ con le sue inchieste al servizio del consumatore. Sono due programmi di servizio, e i responsabili, ca va sans dire, dovrebbero essere cani da guardia del potere. Nei corridoi di Viale Mazzini dove la Di Gati si aggira, raccontano, con fare da papessa dispensando indulgenze per tutti, la domanda è questa: con quale serenità di giudizio la nuova dirigente di Tutta Salute e Mi Manda Raitre potrà autorizzare la messa in onda di un servizio ‘scomodo’ che per qualche motivo getta ombre sul ministero o sul ministro, di cui è portavoce il marito? E poi ancora: ma questa Rai non aveva fatto della distanza dalla politica la sua bandiera?

FONTE

lunedì 18 giugno 2018

“Salvini e Di Maio cosa aspettate a cacciare dalla Rai chi passa il tempo a infamarvi?” Feltri duro contro la disinformazione della tv di stato

di Vittorio Feltri per Libero
Mentre gli italiani sono sempre più dalla parte di Salvini, che si è deciso a respingere le navi straniere pronte a vomitare profughi sulla nostra terra (due delle quali olandesi che troveranno chiusi i porti della penisola), parecchi media lo attaccano in modo sgangherato, trattandolo come un appestato.
I mezzi di comunicazione privati hanno il diritto di criticare chi vogliono, sarà poi il pubblico a decidere se seguirli o no. La Repubblica e L’ Espresso hanno facoltà di sputare sul ministro dell’ Interno, e noi quella di difenderlo e di appoggiarlo. Il punto è un altro. La Rai svolge male il ruolo di servizio pubblico e dovrebbe invece comportarsi in modo coerente con la propria squallida storia.
Essa è sempre stata filogovernativa. Fu democristiana per lunghi anni, quando l’ egemonia dello scudo crociato era consolidata, poi fu lottizzata per dare un contentino ai socialisti (che si papparono Retedue) e ai comunisti, ai quali venne regalata Retetre. Il manuale Cencelli applicato magistralmente all’ etere.
Il sistema spartitorio ha funzionato decentemente fino a ieri. Esemplifico. Berlusconi mise Minzolini alla direzione del Tg1, Prodi vi aveva collocato Gad Lerner, Renzi occupò l’ azienda con propri uomini, lo ricordiamo tutti e nessuno se ne scandalizzò.
Adesso abbiamo un governo, bello o brutto che sia, di stampo giallo-verde, ma il manico televisivo è rimasto tra le dita politiche della sinistra e il risultato è stravagante: il Paese pende ormai a dritta e viale Mazzini invece seguita a pendere a manca.
Ciò avrebbe forse un senso se il baraccone di cui parliamo fosse stato privatizzato. Non è così. È ancora finanziato dal canone pagato dai cittadini, pertanto dovrebbe essere condotto con gli stessi criteri del recente passato. Sarebbe indispensabile che grillini e padani si impadronissero del piccolo schermo, esattamente come fecero coloro che li hanno preceduti al vertice delle istituzioni, onde evitare la discrasia in atto. È inammissibile che la Rai remi contro l’ esecutivo.
Il rimedio è semplice. Si sostituiscano con gente fidata i dirigenti che non si piegano ai mutamenti politici verificatisi dopo il 4 marzo, data delle ultime elezioni. Non dico che debbano essere cacciati in blocco i direttori. Orfeo per esempio, il capintesta, potrebbe starsene seduto sul trono su cui è stato adagiato, ma si dia da fare per affidare i notiziari e i talk show a personaggi più vicini o meno ostili alla nouvelle vague. Una operazione non complicata: bastano cinque o sei spostamenti e altrettante nomine.
Allorché il presidente della Camera, Fico, quello che non paga i contributi alla serva, afferma che i partiti debbano tenersi lontani dalla Rai, dice una minchiata. La televisione è anche oggi, rete o non rete, la più seguita dai cittadini. Lasciarla al dominio della opposizione è da idioti.


Di Maio obbliga le multinazionali a pagare veri stipendi? Da Salvini arriva un appoggio totale. Smascherati la sinistra ed i sindacati che hanno consentito a questi banditi di fare affari sula pelle dei giovani e dei disoccupati

Alla vigilia dell’incontro al ministero tra il vicepremier e le aziende (anche Deliveroo, JustEat e Glovo tra le altre), confronto tra l’ad dell’azienda di food delivery Cocco e il titolare di Lavoro e Sviluppo: “Ok alle tutele, ma non possiamo assumere tutti”. La replica: “Abbiamo il dovere di tutelare i ragazzi che lavorano in questo settore”. Salvini: “Sostegno totale”
Il governo si prepara al confronto con le aziende che usano i rider. Sperando che non diventi uno scontro frontale, come invece ha fatto capire per esempio l’amministratore delegato di Foodora Italia, Gianluca Cocco, che al Corriere della Sera ha detto che se fossero vere le anticipazioni del cosiddetto decreto dignità, si dovrebbe concludere “che il nuovo governo ha un solo obiettivo: fare in modo che le piattaforme digitali lascino l’Italia“. La risposta nel giro di poche ore arriva dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio che rassicura Foodora che “nessuno vuole demonizzare” quelle attività, ma avverte che “non si accettano ricatti: i nostri giovani prima di tutto” perché sente “il dovere di tutelare i ragazzi che lavorano in questo settore: i riders oggi sono il simbolo di una generazione abbandonata dallo Stato”. Lunedì pomeriggio Di Maio inconterà i rappresentanti delle aziende: DeliverooJustEatGlovoDomino’s e anche Foodora. Nel frattempo incassa l’appoggio incondizionato di Matteo Salvini: “Do il mio totale sostegno a Di Maio che ha detto alle multinazionali che devono smettere di trattare lavoratori e lavoratrici come numeri da consumare”. Le parole di di Maio sono accolte subito da Cocco: “La tutela dei rider è la nostra priorità da sempre, insieme a quella di far crescere l’azienda. Lo abbiamo dimostrato con i fatti dal 2015, garantendo le tutele più elevate del settore. Credo che la migliore tutela per questi ragazzi sia quella di offrire un mercato del lavoro attivo e vivace, pieno di opportunità e con le tutele massime possibili”.

Le dichiarazioni del mattino al Corriere della Sera, in realtà, avevano avuto tonalità del tutto diverse. Il dirigente di Foodora, una dei big del settore del food delivery finito nel mirino del ministro del Lavoro, prefigura uno scenario di fuga dal Paese con il piano ipotizzato da Di Maio per aumentare i diritti dei rider: “Quella che filtra – ha detto al Corriere – è una demonizzazione della tecnologia che ha dell’incredibile, quasi medievale e in contraddizione con lo spirito modernista del Movimento 5 Stelle“. Secondo Cocco, il piano lanciato dal governo “ingessa la flessibilità, parte dal riconoscimento dell’attività dei rider come lavoro subordinato. Così gli operatori saranno costretti ad assumere tutti i collaboratori, chiuderanno i battenti e trionferà il sommerso“. Il  dirigente di Foodora cita una ricerca condotta in collaborazione con l’Inps: “Solo il 10 per cento dei rider lo considera un lavoro stabile – ricorda – Il 50 per cento sono studenti, il 25 lo esercita come secondo lavoro e un altro 10 lo considera un’attività di transizione. La durata media è 4 mesi, non di più”.
Cocco sottolinea anche che “la consegna del cibo a domicilio vale oggi in Italia 450 milioni di euro, azzerarlo sarebbe un errore tragico. Ne soffrirebbero per primi i ristoranti“. Sul piano delle tutele, l’amministratore delegato sostiene che Foodora “non ha problemi a sostituire il pagamento a consegna con altre forme come il minimo garantito, la paga oraria oppure sistemi misti con base oraria più parte variabili”. E sulla possibilità di alzare la paga dice: “Oggi un nostro fattorino guadagna 5 euro per ciascuna consegna e in un’ora ne può fare anche tre. In busta paga gli entrano 3,60 euro, il resto è contribuzione Inps e Inail. Se ne può discutere rispettando però la sostenibilità del conto economico delle nostre aziende”.
Da qui la risposta di Di Maio che dice di voler “dichiarare guerra al precariato”. “Lo stato continuo di precarietà e incertezza dei giovani italiani – spiega su facebook – sta disgregando la nostra società. Sta facendo impennare il consumo di psicofarmaci. E facendo calare la crescita demografica. La mia intenzione è garantire da un lato le condizioni migliori per i lavoratori, dall’altro consentire alle aziende di operare con profitto per creare nuovo lavoro”.