
Nel 2016, tra pochi mesi, l'annunciata rivoluzione del canone Rai, che come è arcinoto, pur tra mille polemiche, è stato inserito nella bolletta dell'elettricità (a partire dal mese di luglio, forse, perché ad oggi ci sono parecchie incertezze sull'effettiva possibilità di riscossione). La più odiata delle tasse cambia pelle, e promette di farsi pagare da tutti quanti, o quasi. Peccato però che come spiega Panorama, in edicola con un lungo approfondimento sulla gabella, ci siano gli estremi per opporsi alla tassa.
Già, perché in primis il canone è un'imposta espropriativa (in pochi anni di pagamento l'ammontare dell'imposta pagata supera il valore dell'oggetto tassato). Inoltre, secondo più fonti ed esperti, non è legittima la pretesa di un pagamento inserito in una bolletta destinata ad altri servizi (nel caso specifico, l'elettricità). Vi sono poi altre, ed eterne, questioni tutte italiane. Per esempio la Rai è la sola tv pubblica sovvenzionata da una tassa a fare affidamento sulla pubblicità per una percentuale pari al 43% dei suoi ricavi. In Gran Bretagna, alla Bbc, è addirittura vietato fare pubblicità.
Ed è in questo - avvelenato - contesto che si inserisce l'avvocato tributarista Luigi Piccarozzi, che annuncia di avere già pronti nel suo ufficio un centinaio di di ricorsi contro il canone in bolletta. Un faldone pronto a trasformarsi in una vera e propria class action contro il pagamento dei 100 euro che scatterà, nei programmi del governo e di Viale Mazzini, nel mese di luglio. Insomma, ci sono gli estremi per una causa collettiva contro Viale Mazzini, e c'è da scommettere che saranno in molti a voler aderire all'iniziativa. Un'iniziativa che, assicura l'avvocato Piccarozzi, ha ottime possibilità di successo.
FONTE: http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11882527/canone-rai-bolletta-class-action.html

Nel 2016, tra pochi mesi, l'annunciata rivoluzione del canone Rai, che come è arcinoto, pur tra mille polemiche, è stato inserito nella bolletta dell'elettricità (a partire dal mese di luglio, forse, perché ad oggi ci sono parecchie incertezze sull'effettiva possibilità di riscossione). La più odiata delle tasse cambia pelle, e promette di farsi pagare da tutti quanti, o quasi. Peccato però che come spiega Panorama, in edicola con un lungo approfondimento sulla gabella, ci siano gli estremi per opporsi alla tassa.














Fa specie che un deputato di uno schieramento finanzi volontariamente un partito avversario. Ancora più singolare è che il partito della Meloni accetti un contributo, per quanto limitato, da quello che dovrebbe essere il nemico per eccellenza: il cassiere del partito che ha varato la legge Fornero, che viene accusato proprio da Fratelli di Italia di connivenza con l’Europa dei poteri forti, con i salotti di Bildeberg, la Trilateral e così via. Pecunia evidentemente non olet, e riesce ad andare perfino al di là dei contrasti personali. La Meloni e Librandi infatti se ne sono dette sempre di tutti i colori in trasmissioni televisive, in particolare modo a Quinta Colonna, condotta daPaolo Del Debbio.
Pochi per altro gli altri finanziatori privati di Forza Italia: 20 mila euro a testa sono stati versati dalla Deterchimica srl e dalla Service Coop Domus soc arl di Vimodrone, entrambe nell’orbita della famiglia Arpino. Poi 10 mila euro dalla P-Tech di Roma e infine 20 mila euro versati dalla Nuova Domitiza srl di Pozzuoli, azienda amministrata dall’ex deputata finianaGiulia Cosenza, che prima della fine della scorsa legislatura tornò nelle fila del Pdl. Tutti gli altri finanziatori sono dirigenti del partito eletti che versano parte della propria indennità. Il più generoso èPasquale Maietta (14 mila euro), poi la Meloni stessa, Edmondo Cirielli e Fabio Rampelli (12 mila euro), Marcello Taglialatela (11 mila euro) e ultimo, con il braccino un pizzico più corto, Ignazio La Russa (10 mila euro).




