Alla fine Leoluca Orlando lo ha fatto. La sua sfida a Matteo Salvini è diventata realtà: il sindaco di Parlemo iscrive quattro immigrati all’anagrafe e lo fa in barba al dl Sicurezza che lo vieta espressamente.
Sono i primi quattro provvedimenti “figli” della rivolta dei sindaci di qualche settimana fa. I quattro immigrati iscritti nel registro sono libici e bengalese in possesso di permesso di soggiorno per motivi umanitari o come richiedenti asilo. Si tratta di giovani stranieri dai 26 ai 49 anni.
Il decreto Sicurezza, voluto da Salvini e approvato dal Parlamento,vieta l’iscrizione anagrafica di chi non è titolare di protezione internazionale. Il motivo? Evitare ai Comuni, soprattutto quelli piccoli, enormi sforzi burocratici per persone cui ancora non è stato dato un responso sulla richiesta di asilo.
Nelle scorse settimane i sindaci buonisti e di sinistra si era ribellati e minacciavano di non applicare il decreto perché avrebbe tolto diritti ai migranti. In realtà i servizi sanitari restano garantiti, ma Orlando ha deciso comunque di tirare dritto e oggi pomeriggio ha firmato “i primi provvedimenti connessi all’applicazione dello Statuto Comunale, della legge nazionale e della Costituzione in materia di esercizio di diritti soggettivi inalienabili legati alla residenza“. “Questo è un provvedimento Amministrativo – dice Orlando – che ha basi giuridiche ed amministrative solide, anche se so già che qualcuno parlerà di provvedimento politico per distogliere dal suo contenuto più profondo: la tutela dei diritti di tutti e di ciascuno, come garanzia delle libertà per tutti e per ciascuno“.
Ovviamente, applicando la legge, l’Anagrafe palermitana aveva dichiarato “irricevibili” le richieste di iscrizione di alcuni immigrati. Ma il sindaco ha disposto disposto che si procedesse con le verifiche di legge e, in caso di esito positivo, che agli immigrati venisse comunque rilasciata la residenza. “Gli atti firmati da Orlando analizzano la situazione normativa determinata dall’entrata in vigore dell’art.13 della legge 132/2018 (c.d. ‘Decreto Sicurezza’) definendo il quadro complessivo come di ‘evidente difficolta’ interpretativà, a seguito dell’asserito conflitto fra norme tutt’ora in vigore“, spiegano dal Comune. Per iscrivere i migranti all’anagrafe, il sindaco ha pure disposto che l’accesso al portale venga fatto con le sue credenziali di accesso. Assumendosi così la responsabilità dell’atto amministrativo.
Uno strappo in piena regola. Un modo per disapplicare il dl Salvini. “Se le iscrizioni e variazioni anagrafiche dello straniero regolarmente soggiornante sono effettuate alle medesime condizioni dei cittadini italiani – spiega Orlando – se la dimora dello straniero si considera abituale raggiunti i tre mesi di ospitalità in un centro di accoglienza, se la dimora abituale è fondamento della residenza e se, infine, è fatto obbligo ad ognuno di chiedere la iscrizione nell’anagrafe del Comune di dimora abituale, ne deriva che tale iscrizione risulterebbe doveroso sia chiederla che ottenerla (ove non esistano altri elementi ostativi a seguito delle verifiche di legge), anche utilizzando documenti differenti da quello del permesso di soggiorno, ma ugualmente idonei ad attestare la regolarità del soggiorno medesimo per le finalità anagrafiche“.
Per giustificare la sua mossa (politica) Orlando afferma che il sindaco è obbligato dalla legge a “soppesare in modo ponderato gli interessi pubblici e privati emergenti, essendo per altro il rispetto e la garanzia di questi ultimi una parte essenziale della costruzione di condizioni di legalità e sicurezza per la comunità locale“. E ancora: “Firmare questi atti – afferma Orlando – è per un Sindaco che ha giurato fedeltà alla Costituzione ed allo Statuto Comunale un atto praticamente dovuto, perché questi due ‘estremì del nostro Diritto, in sintonia l’uno con l’altra, ci dicono che la tutela dei diritti collettivi va di pari passo con la tutela dei diritti dei singoli perché solo così si garantisce e si costruisce vera sicurezza di tutta la comunità locale“.
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