Un segnale da brividi: mercoledì il presidente della Bce Mario Draghi è salito al Quirinale per parlare con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, nella massima discrezione possibile. Il tema, come ovvio, era la manovra (in deficit) che il governo di Lega e M5s stava mettendo a punto in quelle ore e oggi, 48 ore dopo, emergono i dettagli di quel (lungo) colloquio.
Il clima è quello, pesante, di spread e speculazioni di Borsa. Il “golpe finanziario” evocato dal sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti ad agosto in una intervista a Libero si sta materializzando, visto che tra poche settimane arriveranno anche le temutissime sentenze delle agenzie di rating internazionali sull’Italia. A risentirne maggiormente, per ora, sono i titoli bancari di Piazza Affari, ma i timori sono anche per l’effetto-contagio che potrebbe trascinare a picco Italia ed Eurozona. Anche per questo Mattarella ha convocato Draghi, considerato “l’ombrello” e la garanzia per il futuro immediato del nostro Paese in Europa. Sul tavolo, spiega Repubblica, c’è stato “il nodo della sostenibilità dei conti e il rapporto con le istituzioni europee”, anche perché il rischio che Bruxelles bruci questa manovra (che per il 2019 prevede comunque un deficit al 2,4%) è concreto.
Secondo la Stampa, Draghi non avrebbe usato mezze misure, esprimendo “di persona i rischi cui andrebbe incontro l’Italia, nel caso in cui i mercati iniziassero ad accanirsi contro i titoli pubblici”. Il presidente Bce si sarebbe detto preoccupato per “una forte sottovalutazione del contesto” in cui è stata scritta la manovra. “Più che l’atteggiamento delle istituzioni Ue, l’Italia deve temere il declassamento da parte delle agenzie di rating che potrebbe provocare danni incalcolabili, moltiplicando la sfiducia sui mercati”, anche perché il Quantitative easing dal gennaio 2019 non ci sarà più e “l’Italia resterà senza rete”. “In caso di difficoltà avrebbe come unico salvagente il ricorso al cosiddetto Omt, lo strumento di sostegno finanziario che costringerebbe Roma ad un programma concordato con la Commissione europea e il Fondo salva-Stati“. La troika, come per la Grecia, ma con un governo che si troverebbe a dover contrattare con i vertici Ue dopo averli silurati per mesi.
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