Era previsto arrivasse giovedì 11 ottobre a Fiumicino – fa sapere Il Corriere della Sera – il charter dedicato al trasferimento di 25 stranieri dalla Germania all’Italia. Nulla di nuovo se si pensa che per lo spostamento di questi immigrati vengono sempre utilizzati aerei di linea e, al momento dell’atterraggio nello scalo romano, è la polizia italiana a prelevarli per portarli nei centri di accoglienza. Solitamente, però, giungono a piccoli gruppi, massimo cinque o sei. Questa volta, invece, per cercare di razionalizzare l’uso delle scorte e organizzare al meglio il trasporto nei centri di accoglienza, era stato ipotizzato di usare un volo più numeroso.
Tutto sarebbe filato liscio, se il ministro dell’Interno Matteo Salvini non avesse anticipato la Germania ribadendo la chiusura totale, la stessa utilizzata per gli sbarchi nei porti italiani. Una linea, questa, che però potrebbe mettere l’Italia nei guai: il trattato di Dublino, firmato durante il governo Letta, prevede che lo Stato di primo ingresso gestisca il richiedente asilo fino al termine della procedura per l’eventuale riconoscimento dello status di rifugiato. E dunque, se lo straniero viene rintracciato in un Paese diverso da quello che l’ha registrato per primo, deve essere riportato da dove è andato via.
Finora tra Roma e Berlino c’è sempre stata collaborazione, anche per quanto riguarda le scadenze da rispettare: quando il migrante viene fermato in Germania, ci sono due mesi di tempo per controllare l’identità, scoprire da dove proviene e trasferirlo. A quel punto lo Stato di provenienza (in questo caso l’Italia) ha altri due mesi per effettuare i controlli e rispondere all’istanza. Se non lo fa, vale la regola del “chi tace acconsente”. Ma dopo le tensioni delle ultime ore, l’intesa per cooperare con Berlino sembra sempre più lontana.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.