Sono tanti i quesiti che ruotano attorno alla inchiesta aperta contro Matteo Salvini.
Il ministro dell’Interno è finito nel mirino della procura di Agrigento dopo i noti fatti della nave Diciotti. Ieri un faldone di 50 pagine è stato inviato alla procura di Palermo, che ha 15 giorni per leggere gli atti e poi trasmettere il tutto al tribunale dei Ministri. Che in 90 giorni deciderà se chiedere l’archiviazione o se indagare il leader della Lega. Lui, intanto, è tranquillo. E deciso a farsi processare, se necessario.
Il fatto è che la procura di Palermo, secondo quanto emerge in queste ore, non sarebbe disposta a fare da passacarte. È vero che il procuratore Capo di Agrigento ha redatto una informativa dettagliata e ha già messo sul piatto i cinque capi di imputazione e le otto ipotesi di abuso di ufficio. Ma la procura gudata da Franco Lo Voi avrebbe qualche dubbio. Ed ecco che i due uffici sembrano divisi sul da farsi.
Secondo quanto scrive Il Fatto Quotidiano, infatti, “sembra che non tutti i reati contestati dall’ufficio del pm agrigentino siano condivisi da quello palermitano”. Quello più in dubbio sarebbe l’ipotesi di arresto illegale, visto che – in effetti – non c’è stato alcun arresto vero e proprio. Anche l’ex pm Nordio lo aveva detto nel suo commento in cui smontava punto per punto le accuse di Luigi Patronaggio contro il leghista.
Secondo il Corriere, inoltre, gli uffici di Lo Voi avrebbero qualche dubbio pure sulla competenza. “L’intenzione della Procura di Palermo – scrive il quotidiano di via Solferino – non è quella di fare da passacarte e limitarsi a trasmettere al Tribunale dei ministri. Si analizzeranno alcuni aspetti precisi. A partire dalla competenza territoriale dell’ indagine che, sebbene l’ input di Salvini sia partito da Roma, si incardinerebbe dove è avvenuto il reato più grave: il sequestro dei migranti”. Ed è qui che potrebbe cascare l’asino. È vero che la Diciotti è stata per qualche ora in rada di fronte al porto di Lampedusa (dunque sotto l’autorità della procura di Agrigento), ma poi si è diretta a Catania. Ed è qui che Salvini non ha autorizzato lo sbarco. “E in quel punto – spiega il Corriere – la competenza spetterebbe a Catania“.
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