Giovanna Maglie per Dagospia
Per contrastare il voto popolare in Svezia e in Europa l’ultima trovata e fare ricorso all’organismo internazionale più screditato, corrotto, mangiasoldi a tradimento che ci sia. Arrivano i caschi blu, anzi arrivano gli ispettori della signora Bachelet, come appena annunciato alle Nazioni Unite contro gli episodi di razzismo e violenza italiani.
Li avrà chiamati una Boldrini qualunque? Possibile, comunque nascondete i bambini, come non hanno fatto ad Haiti, oppure chiedete al nostro governo di fare come i famigerati Stati Uniti di Donald Trump, che sono usciti dal Consiglio Onu per i Diritti umani.
Intanto, volete sapere di che cosa si occupa? Prevalentemente di dare addosso ad Israele, ora anche all’Italia.
Nei suoi primi dieci anni di attivita il Consiglio ha condannato 68 volte Israele, 20 volte la Siria, 9 volte la Corea del Nord, 6 volte l’Iran, ma mai ha pensato di toccare che so il Venezuela, Arabia Saudita e Cina.
Il simpatico organismo viene strutturato in questo modo: 47 membri eletti dall’Assemblea generale, la quale deve dare una maggioranza di seggi (13+13) all’Africa e all’Asia, altri 8 vanno al Sud America e ai Caraibi e 6 all’Est europeo;restano solo 7 seggi per la Ue e il resto dell’Occidente.
Nel 2006, quando le Nazioni Unite decisero una simile bruttura contro i diritti umani in nome dei diritti umani, W Bush rifiuto’ di far partecipare gli Stati Uniti a tali condizioni, ma poi nel 2009 arriva il Nobel per la pace, Santo Barack Obama, e si affrettò ad aderire.
Ricapitolando, ne fanno parte per esempio Cina e Arabia saudita. Sulle violazioni della libertà religiosa, dei diritti umani, della libertà di espressione opinione politica, la Cina è un campione senza paragoni. Ma anche l’Arabia Saudita non scherza, infatti l’ambasciatore saudita Faisal bin Hassan Trad è stato eletto a capo del Consiglio per i diritti umani dell’Onu per l’anno 2016.
A vigilare sui diritti umani nel mondo è perfetto il rappresentante di una nazione con il quarto record mondiale di esecuzioni capitali, che di solito avvengono per decapitazione, ma che crocifigge ancora i condannati per alcuni crimini, che non garantisce ai suoi cittadini il diritto di stampa, espressione, libertà religiosa, che tratta i lavoratori stranieri come schiavi, che nega tutti i diritti alle donne, che vivono in segregazione, che perseguita e riserva pene tremende agli omosessuali. Che in limpida coerenza non ha mai firmato la Dichiarazione universale dei Diritti Umani.
Ufficialmente però il consiglio peggiore della peggiore Organizzazione Internazionale recita che «gli Stati membri hanno i più alti standard nella promozione e protezione dei diritti umani». In nome di questa certezza, l’alto commissario per i rifugiati Michelle Bachelet, dal palazzo lussuoso di Ginevra manda ispettori a controllare razzismo e violenza in Italia. Ci vorrebbe un bel vaffa, come quello da poco pronunciato dall’ ambasciatore americano alle Nazioni Unite, Nikki Haley: “Gli Stati Uniti se ne vanno da questo pozzo nero di pregiudizi politici”.
tratto da La Stampa
I Caschi blu dell’Onu finiscono nella bufera dopo la diffusione di un rapporto segreto delle Nazioni Unite secondo cui 134 peacekeeper dello Sri Lanka sono stati coinvolti in un giro di prostituzione minorile ad Haiti. A rivelarlo è un’indagine di Associated press, ma le dimensioni dello scandalo potrebbero essere molto maggiori.
Dall’inchiesta, infatti, è emerso che durante gli ultimi 12 anni sono state quasi 2.000 le accuse di abusi sessuali e sfruttamento da parte di peacekeeper e altro personale delle Nazioni Unite in tutto il mondo. E oltre 300 di questi casi vedono come protagonisti dei bambini. Nonostante questo, però, soltanto una piccola frazione dei presunti colpevoli sono finiti in carcere.
Per quanto concerne Haiti, per ora non è stato effettuato alcun arresto, nonostante le «prove schiaccianti». Il rapporto interno dell’Onu parla di abusi sessuali (nel periodo dal 2004 al 2007) da parte dei Caschi blu dello Sri Lanka ad Haiti su bimbi anche di 12 anni, e cita l’intervista a una ragazza – conosciuta come “V01”, ovvero “vittima numero uno” – che dai 12 ai 15 anni, quando il suo seno non era ancora sviluppato, ha detto di avere fatto sesso con circa 50 peacekeeper, incluso un «comandante» che le ha dato 75 centesimi.
Un’altra vittima, identificata come “V02”, che aveva 16 anni quando è stata intervistata, ha raccontato di aver avuto rapporti sessuali con un comandante dello Sri Lanka almeno tre volte, descrivendolo come un uomo in sovrappeso con i baffi che le mostrava spesso foto della moglie.
Nel mese di marzo, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha annunciato nuove misure contro gli abusi sessuali e lo sfruttamento da parte dei caschi blu: «Dichiariamo con una sola voce che non tollereremo nessuno che commette abusi sessuali – ha detto – e non permetteremo a nessuno di coprire questi crimini con la bandiera delle Nazioni Unite».
La situazione tuttavia è complessa, poiché l’Onu non ha alcuna giurisdizione sui caschi blu, mentre l’eventuale punizione spetta ai Paesi che forniscono le truppe all’organizzazione internazionale. Secondo l’indagine Ap, delle 2.000 accuse totali a caschi blu e altro personale Onu tra il 2004 e il 2016, 150 provengono da Haiti. In generale, invece, oltre ai soldati dello Sri Lanka, sono stati accusati peacekeeper provenienti da Bangladesh, Brasile, Giordania, Pakistan e Uruguay.
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