Il professore è esperto di servizi segreti e sicurezza. Dall’amicizia con Cossiga al Piano B sull’euro
Savona massone internazionale. Savona anti-euro nemico di Draghi. Savona partecipante del misterioso Bilderberg.
Savona uomo dei poteri forti Usa. Savona ex ministro del governo dei banchieri (Ciampi). Il neoministro gialloverde che eccita di più la fantasia dei complottisti è certamente Paolo Savona. Il professore in effetti ha già regalato soddisfazioni ai dietrologi, visto che sul suo nome si è consumata la crisi lampo del governo M5s-Lega, ad un passo dal saltare proprio per i veti su Savona al Tesoro. Poteva mancare l’intelligence nello sterminato curriculum di Savona? No, infatti c’è. L’intelligence economica, precisamente, su cui ha scritto un libro con il generale Carlo Jean, dove si legge «l’intelligence economica è divenuta una disciplina che si prefigge di sviluppare le tecniche di raccolta dei dati, di loro analisi, di decisione operativa e di verifica dei risultati, configurandosi come materia di comune interesse per le imprese e gli Stati. A causa della competizione globale, gli Stati hanno accentuato il loro impegno a difesa delle imprese del loro Paese, incorporando la tutela degli interessi nazionali tra gli obiettivi dei Servizi di sicurezza pubblici». Insomma un «servizio segreto» non tradizionale che affianca gli 007 per carpire informazioni e difendere l’interesse economico nazionale. Spiega un esperto di intelligence come Mario Caligiuri su Formiche che Savona «ha sempre coltivato lo studio dell’intelligence come strumento per tutelare il benessere e la sicurezza degli italiani». Non a caso ha fatto parte di due commissioni per la riforma dei Servizi di intelligence, approvata nel 2007 dal Parlamento. Il nome di Savona si ritrova anche tra gli autori di «Materiali di intelligence. Dieci anni di studi 2007-2017», volume curato da Caligiuri e Marco Valentini e che raccoglie il lavoro del Master in Intelligence Università della Calabria del quale Savona è stato componente del comitato scientifico e docente, «a conferma di un interesse accademico e culturale che fa emergere come l’intelligence debba fare parte del bagaglio degli uomini delle Istituzioni, essendo indispensabile per migliorare e salvaguardare la democrazia dei tempi difficili».
Le tracce dell’interesse di Savona per l’intelligence si trovano un po’ ovunque. In un libro su Cossiga e i servizi segreti, Savona (che di Cossiga fu collaboratore) offre il suo contributo per spiegare, sulla scia del presidente picconatore, quanto sia fondamentale l’intelligence per il funzionamento della democrazia e la sicurezza. Un tema che lo avvicina alla Lega di Salvini, che infatti ha sponsorizzato la sua nomina arrivando al braccio di ferro con Mattarella. E che attraversa anche la biografia di Savona, come ha raccontato lui stesso: «Nel 1963 in qualità di sottotenente di complemento nel Reggimento Leoni di Liguria a Sturla, Genova, zona politica calda, ho svolto esercitazioni nell’ambito del Piano OP (Ordine Pubblico), nell’ipotesi in cui lo Stato fosse stato attaccato da forze eversive». Il compito assegnato al sottotenente Savona era quello di difendere e, nel caso estremo di occupazione eversiva della Rai, liberare la sede della tv pubblica italiana. Molto dopo, nel ’92, fu Cossiga a spiegargli personalmente «i motivi dell’esistenza dell’organizzazione Gladio, i cui compiti si spingevano anche oltre il Piano OP, ma che aveva lo stesso scopo del mio Piano B: prepararsi al peggio per tutelare la sicurezza della Stato». Tra questi compiti «anche quelli dei servizi informativi e dei compiti operativi dell’intelligence». Un ministro che non passerà inosservato.
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