Si mette male per Matteo Renzi. Stando a quanto scrive il ilfattoquotidiano.it , il Premier sarebbe stato denunciato dal Presidente Adusbef, Elio Lannutti.
Riportiamo l'articolo:
L'ex senatore Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef, ha presentato un esposto. Elencati i big che avrebbero usufruito della depenalizzazione. Oltre l'ex Cavaliere, anche Profumo e Prada.Tra i reati ipotizzati, il falso in atto pubblico.
Una denuncia penale alla Procura di Roma. Con trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri. Il tutto per accertare se la delega fiscale abbia travalicato le normali competenze «costituendo in tal modo un reato commesso nell’esercizio delle funzioni del ministro o del presidente del Consiglio».
Guai in vista per Matteo Renzi,
preso con le mani nel sacco per le impronte digitali lasciate sul luogo
del “delitto”. E’ stato il premier in persona, del resto, ad ammettere
che la famosa “manina” di Palazzo Chigi che aveva scritto le norme più
contestate era proprio la sua. Un’ammissione che ora rischia di
costargli un’indagine per falso in atto pubblico. Per l’esposto-denuncia presentato dall’ex senatore Elio Lannutti, presidente dall’Adusbef (Associazione di utenti bancari finanziari assicurativi e postali) allaProcura della Repubblica di Roma in seguito alla vicenda della norma salva-Silvio,
spuntata la vigilia di Natale nella delega fiscale dopo che il
Consiglio dei ministri aveva già deliberato sul provvedimento.
L’associazione di Lannutti vuole vederci chiaro e per questo chiede alla
magistratura di accertare se con la normativa, «probabilmente scritta
da studi legali che
difendono imputati eccellenti di frodi fiscali a danno della fiscalità
generale e dei contribuenti onesti tartassati», anche per colpa «di
evasori che sottraggono circa 120 miliardi l’anno» all’Erario,
il premier non sia andato oltre i limiti delle norme che regolano le
sue competenze e la correttezza dei procedimenti legislativi.
La
vicenda è nota. Con il pretesto della certezza del diritto nei rapporti
tra contribuenti e fisco, la norma voluta dal premier avrebbe finito
per depenalizzare, con effetto retroattivo, i reati di frode ed evasione
fiscale qualora l’Iva o le imposte sui redditi evase non superassero il
limite del 3 per cento rispettivamente sull’ammontare dell’imposta o
dell’imponibile dichiarato. Risultato: chi più evade più guadagna, senza
rischiare la galera, ma solo sanzioni amministrative. «Chi fattura un
milione di euro, poteva evadere fino a 30 mila euro, chi fattura un
miliardo poteva evadere, per effetto del 3 per cento, 30 milioni di euro
– si legge nell’esposto dell’Adusbef – Uno schiaffo ai contribuenti
onesti spina dorsale della fiscalità generale» e un vero e proprio
regalo per una serie di famosi personaggi e aziende di primo piano
finite nel mirino dell’amministrazione finanziaria e delle procure.
Il
caso di Silvio Berlusconi, già condannato in via definitiva per frode
fiscale e che ovviamente avrebbe beneficiato pure lui del “condono”, non
è neppure il più eclatante. Perché, come ricorda Lannutti, quella norma
rischiava di far saltare una lunga serie di processi in corso. «Dai
presunti fondi neri e tangenti in relazione agli appalti per il Sistri
dell’inchiesta Finmeccanica a quella per presunta frode fiscale nella
cosiddetta “operazione Brontos”, che vede indagato anche l’ex
amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo (si parla di 245
milioni di euro sottratti al fisco dal 2007 al 2009), di cui la Procura
di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio nel giugno scorso». Tra i
potenziali beneficiari c’è anche la famiglia Riva, già proprietaria
dell’Ilva di Taranto, finita nei guai proprio per frode fiscale. Ma c’è
anche la famiglia Aleotti, proprietaria della Menarini Farmaceutici,
nella bufera per i «178 milioni spesi per acquistare il 4% di Banca
Mps», che gli inquirenti sospettano siano arrivati «da 1,2 miliardi di
euro accumulati con la contestata truffa sui principi attivi dei
farmaci, con la corruzione di pubblici ufficiali e con numerosi reati di
frode fiscale». Senza contare i vantaggi che ne avrebbero tratto big
dell’imprenditoria «come Prada (ha sborsato 470 milioni, ma la procura
di Milano come “atto dovuto” ha ancora aperto un fascicolo per “omessa o
infedele dichiarazione dei redditi”, che vede indagati proprio Miuccia
Prada, Patrizio Bertelli, e il loro commercialista) e Armani (270
milioni)».
ERA ORA !
RispondiEliminaSe tutto su ciò che ho letto e la nostra magistratura effettua il dovuto per evasione fiscale, allora la nostra bella italia potrebbe respirare un po.
RispondiElimina