1. ANCHE BENIGNI SI ACCODA TRA I LUSTRASCARPE DI RENZI: DOPO AVER DICHIARATO DI VOTARE “NO” PERCHÉ ABBIAMO “LA COSTITUZIONE PIÙ BELLA DEL MONDO”, OGGI 2 GIUGNO, A POCHE ORE DALLA REPLICA SU RAIUNO DEL SUO SPETTACOLO, RINCULA: “HO DATO UNA RISPOSTA FRETTOLOSA, COL CUORE MI VIENE DA SCEGLIERE IL “NO”. MA CON LA MENTE SCELGO IL “SÌ””
2. UN COLPO AL CERCHIO E UNO ALLA BOTTE: “RENZI MI RICORDA PIÙ UN GIOCATORE DI POKER, QUELLI CHE SI PUNTANO L’INTERA POSTA SPINGENDO LE FICHES CON LE MANI: ALL IN’’
3. E FA A PEZZI IL M5S: “ESALTAZIONE DELL’IGNORANZA… SI PUNTA SUL CAOS RIFIUTANDO L’INTERO SISTEMA E FINGENDO CHE TUTTI SIANO UGUALI… GRILLO? COME SI FA A DIRE CANDIDO CHIUNQUE MA NON UN POLITICO? LO DIRESTI DI UN CHIRURGO PRIMA DI UN’OPERAZIONE?”
Roberto Benigni, lei sa cosa avevano votato suo padre e sua madre al referendum che chiedeva ai cittadini di scegliere tra repubblica e monarchia, il 2 giugno di settant’anni fa?
“Due contadini socialisti come loro cosa potevano
votare? Repubblica, naturalmente. Ne abbiamo parlato molte volte, in
casa. La sera prima, mio padre disse a mia madre: ma tu, vuoi votare per
il re, che sarà uno e uno solo, o per la Repubblica che ci farà
diventare tutti re? Non ebbero dubbi, e non si sono mai pentiti”.
Si ricorda che qualche anno fa, a proposito di pentimento, si tentò di abolire tranquillamente la festa della Repubblica?
“Certo, fu quel galantuomo repubblicano – è il caso di dirlo – di
Carlo Azeglio Ciampi a reintrodurre la festa. Abolirla? Una cosa da
matti, come segare la base del monumento allo Stato. Anzi, come se la
Chiesa, per non intasare le festività di fine anno, cancellasse il
Natale”.
Se è per questo, la destra qualche anno fa tentò anche di abolire il 25 aprile, lo sa?
“Non ci volevo credere. È la data fondamentale della democrazia
ritrovata, da quel giorno è nata la libertà di tutti, per tutti, da
qualunque parte venissero. Sarebbe stato come cancellare la storia, è
impossibile. Eppure ci hanno provato. Già questo ci dice che anni
abbiamo vissuto. E ci dovrebbe risvegliare un po’ di passione in più per
questa nostra Repubblica”.
Ce n’è troppo poca?
“Ha mai sentito l’orgoglio dei francesi quando parlano della
“Republique”? Noi usiamo più facilmente la parola Stato, senza orgoglio,
a voce quasi bassa. Capisco molte ragioni. Ma dico: bisognerebbe
distinguere la politica corrente dalle istituzioni, le istituzioni dalla
macchina amministrativa, e infine la politica buona da quella cattiva.
Tutto quel che festeggiamo oggi, e il 25 aprile, ce lo siamo
riconquistati, grazie agli Alleati certo, ma anche a quella ribellione
di una parte del Paese al fascismo. Per questo lo Stato è “nostro”,
anche se lo sentiamo spesso lontano”.
Non abbiamo memoria?
“Non abbiamo coscienza di noi stessi, della parte
migliore di noi. Per la Repubblica, ad esempio, dobbiamo ringraziare le
donne che quel 2 giugno ’46 sono state decisive per fermare la
monarchia, molto alta nel voto nonostante il comportamento del Re col
fascismo e con le leggi razziali. È impressionante pensare che fino a
quel giorno le donne in Italia non avevano mai votato, provi a
raccontarlo a due ragazzi di oggi. E come sempre quando scendono in
campo, le donne hanno contribuito a cambiare: questa volta il Paese.
Guardi che non era semplice, tra il popolo c’era il timore dell’anarchia
istituzionale. Sa come si diceva nelle campagne quando si parlava di
una grande confusione? Qui viene fuori una repubblica. Eppure la
saggezza popolare seppe scegliere, e incominciò un’altra storia”.
Repubblica, Resistenza, Costituzione, Democrazia: sono questi i quattro elementi della nuova storia?
“Legati insieme. La Resistenza ha consentito di poter
scrivere una Costituzione. E la Costituzione, all’articolo 1, sancisce
in forma solenne che l’Italia è una Repubblica. E aggiunge
quell’aggettivo: democratica. E quella formula fantastica, di cui oggi
nella crisi comprendiamo tutto il significato: “fondata sul lavoro”. Poi
nella Carta c’è come una sceneggiatura, un racconto che corre articolo
per articolo fino all’ultimo, il 139, dove torna la Repubblica, per
stabilire che la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione.
Sembra quasi che i Padri costituenti se lo fossero dimenticati,
quell’articolo, in realtà la Costituzione a ragion veduta si apre e si
chiude parlando di Repubblica. Quell’articolo finale mi è sempre
sembrato una specie di avvertimento per i posteri: oh, non vorrete mica
scherzare… In ogni caso, guardate, noi mettiamo la Repubblica al riparo
per il futuro, fidarsi è bene, ma non si sa mai”.
Lei questa sera porterà in replica “La più
bella del mondo” al grande pubblico di Rai 1, dopo che nel 2012 la buona
vecchia Costituzione fece 13 milioni di ascolti, contro gli 11 milioni
dei “Dieci Comandamenti” due anni dopo. Dunque Calamandrei batte Mosè?
“Calamandrei, i suoi colleghi e i suoi avversari.
Perché dietro la Carta, se si tende l’orecchio, si sente il frastuono
della democrazia, che è lotta e scontro di interessi legittimi, di
valori e soprattutto di idee. Però sa cosa c’era allora, e si capisce
benissimo oggi leggendo quegli articoli? Un orizzonte comune, un impegno
comune per il bene comune. E infatti quegli uomini e quelle donne sono
riusciti a creare lo Stato repubblicano, la sua Costituzione e la
democrazia senza violenza. Un momento di grazia”.
Che la politica non sa più ricreare?
“Ma guardi che la grazia va al di là della politica. Fu una
rivoluzione di costume, culturale. Venivamo da vent’anni di fascismo,
dalla guerra, con lo straniero in casa, il disprezzo della legge, un
massacro morale, l’idea di Stato confiscata dalla dittatura. Ed è venuta
fuori una costituzione solidale, altruista, con un forte senso di
moralità civile. Sa come diceva Peguy, la rivoluzione o sarà morale o
non sarà. Ecco, la ribellione al fascismo ha toccato solo una parte del
Paese, ma ha innescato una rivoluzione morale, nel senso civico e
repubblicano. È il caso anche per noi, pensando ai costituenti, di usare
la formula di Churchill: mai tanti dovettero così tanto a così pochi”.
E allora che bisogno c’è oggi di cambiarla, questa Costituzione?
“Infatti farebbero bene ad attuarla, prima di pensare
a cambiarla. La Carta è nata come una promessa alle generazioni future.
Noi siamo qui riuniti – disse Calamandrei in quei giorni – per
debellare il dolore e per ridurre la maggior quantità possibile di
infelicità. Ci rendiamo conto? In questo senso la Costituzione, come la
democrazia, è un paradosso, perché chiede a tutti le virtù di pochi”.
Ma la Carta non deve disegnare il paradiso, quella è una geografia che spetta alle religioni, non le pare?
“Nemmeno un paradiso terrestre, siamo d’accordo. Ma i
Costituenti si sono preoccupati di disegnare la porta, perché sapevano
benissimo che un paradiso da cui non si può uscire diventa facilmente un
inferno. Dunque hanno previsto i meccanismi di revisione del loro
testo. Io sono affezionato particolarmente alla prima parte, quella dei
diritti e dei doveri, che per fortuna nessuno vuole toccare. Ma sulla
parte dell’ordinamento dello Stato intervenire si può, anche tenendo
conto della fase storica in cui la Costituzione è nata, dopo un periodo
di umiliazione del Paese e delle sue istituzioni”.
Si riferisce alla storica paura del tiranno
di cui parla Zagrebelsky, o alle accuse di riforma autoritaria per le
norme sul Senato?
Lei sa che io non sono né un costituzionalista né uno
storico, parlo da cittadino. Ma dopo settant’anni di democrazia, se
qualcuno volesse provare a farsi dittatore nell’Italia di oggi sa cosa
verrebbe fuori? Un tiranno da operetta”.
C’è però l’eterno accomodamento
democristiano. Giolitti diceva che la politica da noi quando trova un
Paese gobbo invece di correggerlo gli confeziona un abito da gobbo: è il
rischio della riforma del Senato, cercare l’autorità con
l’accentramento del potere invece che con la politica e il consenso?
“Dopo Giolitti, e con sua buona pace, abbiamo avuto
anche sarti perfetti. Guardi come hanno tagliato la Costituzione: altro
che accomodamenti, piuttosto pedagogia democratica. Io credo che la
cornice di valori della Carta non sia affatto in pericolo. Certo,
bisogna tenere gli occhi aperti”.
Carta perfetta: ma perché la nostra democrazia non funziona?
“Potremmo dire perché da noi è nata prima la cultura poi lo Stato. Ma
guardi che anche oggi, con tutti i guai che abbiamo, noi veniamo scelti
come modello addirittura dagli Stati Uniti, che sono la più grande
democrazia del mondo”.
E per che cosa?
“Ci copiano, e anche spudoratamente. Non vede che sta
correndo per la Casa Bianca un imprenditore miliardario, che non si è
mai occupato di politica, che è sceso in campo per tutelare i suoi
interessi, che ha dei guai giudiziari per evasione fiscale, che fa una
gaffe dietro l’altra, che si circonda di belle donne e che ha problemi
con i capelli? Copiato da noi, tutto. Poi ci sono giornalisti che si
domandano come si può eleggere uno così. Ma noi lo abbiamo già fatto, ci
siamo arrivati vent’anni prima. Gliel’ho detto, ci lamentiamo sempre
eppure siamo un modello da esportazione, anzi siamo dei pionieri”.
Non trova scorretto, da cultore appassionato
della Carta, che Renzi trasformi un referendum costituzionale in un
plebiscito personale? Non le ricorda Fanfani nel referendum sul
divorzio?
“Mi ricorda più un giocatore di poker, quelli che si
puntano l’intera posta spingendo le fiches con le mani: all in. Ma
guardi bene e ascolti meglio, perché può esserci il trucco
all’italiana”.
Quale trucco?
“Renzi non dice mai se perdo vado via, me ne vado. Dice: se perdo vado a casa”.
E allora?
“Stia attento: dov’è casa sua? Lui abita da due anni a Palazzo Chigi. Capito?”.
Ma lei cosa voterà al referendum? Mi è sembrato indeciso, prima ha detto sì, poi no. Dunque?
“Ho dato una risposta frettolosa, dicendo che se c’è
da difendere la Costituzione, col cuore mi viene da scegliere il “no”.
Ma con la mente scelgo il “sì”. E anche se capisco profondamente e
rispetto le ragioni di coloro che scelgono il “no”, voterò “sì””.
Perché?
“Sono trent’anni che sento parlare della necessità di superare il
bicameralismo perfetto: niente. Di creare un Senato delle Regioni:
niente. Di avere un solo voto di fiducia al governo: niente.
Pasticciata? Vero. Scritta male rispetto alla lingua meravigliosa della
Costituzione? Sottoscrivo. Ma questa riforma ottiene gli obiettivi di
cui parliamo da decenni. Sono meglio del nulla. E io tra i due scenari
del giorno dopo, preferisco quello in cui ha vinto il “sì”, con l’altro
scenario si avrebbe la prova definitiva che il Paese non è riformabile”.
Ma di Renzi lei si fida?
“Renzi è una persona che stimo. Quando recitavo Dante a Firenze
veniva ogni sera, e ogni volta si sedeva più a destra. Prima due file
più in là, come per provare, poi quattro, poi sei. Andava sempre a
destra, io lo facevo notare al pubblico con una gag infantile, che
creava un sacco di risate, segno di popolarità e di simpatia. Anche
perché in Toscana le case del popolo sono piene di matteorenzi che
dicono che fanno tutto loro. Il personaggio è conosciuto”.
E Verdini, conosce anche quel tipo?
“Toscano più di Renzi, toscanissimo. Me lo vedo su
una piazza, nel mercato, che ti vuol vendere qualcosa e ti convince, poi
torni a casa e non sai che fartene. Farebbe bene la Volpe in Pinocchio.
Ma anche l’Omino di burro che raccoglie i ragazzi somarelli e li porta
via nel Paese dei Balocchi promettendogli la settimana dei tre giovedì.
Ma forse hanno fatto le unioni civili apposta per regolarizzare il suo
rapporto con Renzi”.
E Grillo?
“Abbia pazienza, sono un comico, non posso criticare
un mio collega. In realtà riconosco la passione di molti grillini. Ma
vede, amando la politica, detesto l’antipolitica. Come si fa a dire
candido chiunque ma non un politico? Lo diresti di un chirurgo prima di
un’operazione? E poi, questa esaltazione dell’ignoranza, questo rifiuto
della politica è un rifiuto di occuparti della tua vita, di quella dei
tuoi figli e degli altri. Si punta sul caos rifiutando l’intero sistema e
fingendo che tutti siano uguali. Non lo sono mai: anche tra due
terribili ce n’è sempre uno meno peggio, esiste sempre la possibilità di
distinguere”.
Salvini le fa rimpiangere Bossi?
“Quei politici che sfruttano la paura degli stranieri e puntano a
conquistare gli altri passando dal loro lato più debole non sono
soltanto xenofobi, sono soprattutto volgari e vecchi, ci tengono
inchiodati al passato. Chi ripete che destra e sinistra sono superate,
dovrebbe guardare in faccia questa destra e capire che c’è bisogno se
mai di più sinistra, una sinistra ragionevole, di governo, solidale ed
europea. E invece vogliono portarci fuori dalla Ue. Provi a domandare ad
un ragazzo di quindici-diciotto anni se vuole i muri con l’Europa.
Provi. I nostri figli sono italiani così come sono europei, per loro è
un dato naturale. Ecco perché la destra xenofoba è fuori dalla storia”.
E perché allora sconfigge le socialdemocrazie in Occidente, attacca con successo il pensiero liberale nell’Europa di mezzo?
“Perché i principii da soli non bastano, ci vogliono
gli uomini che sappiano riproporci un sogno. Il corpaccione della
vecchia Europa ha corso così tanto per ricostruirsi dopo la guerra, che
adesso dovrebbe fermarsi un po’, perché finalmente lo raggiunga l’anima.
Senz’anima l’Europa è moneta e burocrazia: troppo poco”.
Benigni, andrà a votare domenica alle comunali o pensa che Roma sia ormai ingovernabile?
“Penso che Roma sia magnifica, e che si possa
raddrizzare. Dovendo scegliere una persona per bene, dopo gli scandali,
penso che Giachetti sarebbe un buon sindaco. Quanto a votare, ci vado
sempre. Ognuno di noi ha più potere di quel che pensa, e io non lo butto
via”.
Non ha paura di passare per renziano, col suo sì al referendum?
“E cosa dovrei fare? Non votare come penso per il
conformismo dell’anticonformismo? Non voglio rimanere neutrale,
lavarmene le mani dicendo che faccio l’artista, voglio essere libero. E
la libertà non serve a nulla se non ti assumi la responsabilità di
scegliere ciò che credi più giusto”.
Prenderebbe Renzi in braccio, come Berlinguer?
“Io ho qualche anno in più, lui qualche chilo di troppo. Diciamo che entrambi non abbiamo il fisico per farlo”.
benigni che delusione.
RispondiElimina...ma perché...che t'aspettavi!?!....Il tragico è che quello che dice, debba far4 testo!
EliminaAltro mangiapane a tradimento!!! Compagno te lavora che io magno!!!!Fuck
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaHa tradito la Costituzione ma anche il suo pubblico!!!
RispondiEliminaDopo averla tanto decantata adesso si allinea con chi mira a riformarla per propri scopi dittatoriali...che voltagabbana
https://m.youtube.com/watch?v=bK5weG8SugY
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSENTI BENIGNI: VISTO CHE DICI CHE ANCHE TU' VUOI CAMBIARE LA COSTITUZIONE COME DICE IL TUO AMICO, RENZI?....MA PERLOMENO, TI SEI LETTO IL PROGRAMMA DEL CAMBIAMENTO E SE LO AI LETTO?... FARESTI MEGLIO SE LO COMMENTASSI A TUTTI COSI' SENTIAMO SE E ANCORA LA COSTITUZIONE PI'U' BELLA DE MONDO...DOVRA' DIRE QUALE SONO LE REGOLE, PRIMA DI DIRE CHE BISOGNA FARE IL CAMBIAMENTO E QUALI SONO I POTERI DEL PRIMO MINISTRO, DEL CONSIGLIO E CHE COMPITO SVOLGE LA CAMERA DEI DEPUTATI... QUESTO CAMBIAMENTO CHE IL TUO AMICO RENZI HA DECISO E CHE VUOLE E DI AVERE PIENI POTERI,, PRESIDENZIALI... E NON PIU' DEMOCRATICI PARLAMENTARI VUOLE FARE IL PINOSCE'.. CILENO..TI VORREI DIRE MA LO SAI IN QUALE CONDIZIONE SI TROVA IL PAESE CON GLI AUMENTI DELLA DISOCCUPAZIONE, GLI E SODAI I PENSIONATI I POVERI LE INDUSTRIE, CHE CHIUDANO SEMPRE DI PI'U' I SUICIDI, DEI FALLIMENTI.. CAUSATI DALLA POLITICA DI RENZI E COMPANY... IL DEBITO PUBBLICO, SEMPRE IN AUMENTO... MA IL TUO AMICO METTE SOTTO LA SABBIA TUTTI I PROBLEMI DICENDO CHE SI DEVE CAMBIARE IL SISTEMA, COSTITUZIONALE, DEMOCRATICO DELL'ITALIA DIMINUENDI, I PARLAMENTARI HA APPROPRIANDOSI DI UNA PROPOSTA G'IA' FATTA DAL M . 5 . S .SIGNOR. BENIGNI TI SEI VENDUTO COME UN PARACULO... AL SEVIZIO DEL DITTATORE..RENZI... NIELLO. Balestrieri.
RispondiEliminaE SOLO UN SALTIMBANCO RIMBAMBITO LECCACULO
RispondiEliminaNon ho ne tempo ne voglia di commentare questo voltagabbana....per me questo pseudo comico è un'opportunista parassita della società.
RispondiEliminaHo perso totalmente rispetto per questo ominicchio.