1. NON BASTAVA LO STIPENDIO E UNA QUERELA A DAGOSPIA. GIOVANNA MELANDRI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE MAXXI, A FINE ANNO TROVERÀ SOTTO L’ALBERO ANCHE UN BEL PREMIO –
2. ‘’IL FATTO” SCOPRE CHE LO STIPENDIO DELLA MELANDRINA E’ I 91.500 EURO LORDI ALL’ANNO –
3. TRANQUILLI, PERCHE’ IL PEGGIO DEVE ANCORA VENIRE: LADY MAXXI, UNICA IN ITALIA, AVRÀ DIRITTO ANCHE A UN BONUS SULL’ANDAMENTO DEI RICAVI FINO A UNA SOMMA DI 24 MILA EURO O ANCORA DI PIÙ SE L’INCREMENTO DI BIGLIETTI, SPONSOR E INTROITI SUPERA IL 30 PER CENTO –
4. NON E’ FINITA. ORA LA RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO STA ESAMINANDO IL VOLUMINOSO CARTEGGIO SEGUITO ALLA TRAVAGLIATA SCELTA DI ELARGIRE UNO STIPENDIO ALL’EX MINISTRO PER STABILIRE UNA VOLTA PER TUTTE SE IL MAXXI SIA DAVVERO UNA FONDAZIONE DI RICERCA E POSSA QUINDI PAGARE GIOVANNA MELANDRI
Marco Lillo per “il Fatto Quotidiano”
Non bastava lo stipendio. Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI, a fine anno troverà sotto l’albero anche un bel premio. Ricordate le polemiche sul ‘MAXXI stipendio’ del politico? Melandri il 22 novembre del 2013 al Messaggero rivelava che il suo stipendio ammontava a 45 mila euro netti.
Il 6 novembre, pochi giorni prima, il Cda presieduto da lei stessa approvava la delibera n. 12 che Il Fatto ha visionato. Si scopre che lo stipendio è di 91.500 euro lordi all’anno e che Melandri avrà diritto anche a un bonus sull’andamento dei ricavi fino a una somma di 24 mila euro o ancora di più se l’incremento di biglietti, sponsor e introiti supera il 30 per cento. Non solo. Il Fatto ha visionato anche il voluminoso carteggio seguito alla travagliata scelta di elargire uno stipendio all’ex ministro.
La delibera del cda del MAXXI è oggetto di un duro braccio di ferro. Prima la delibera è stata annullata sulla base di un parere negativo del Ragioniere Franco. Poi su spinta del segretario generale e del capo gabinetto del ministro, il capo dell’ufficio legislativo si è espresso contro l’annullamento che è stato ritirato in autotutela. Ora proprio la Ragioneria Generale dello Stato sta esaminando il voluminoso carteggio per stabilire una volta per tutte se il MAXXI sia davvero una fondazione di ricerca e possa quindi pagare Giovanna Melandri.
Tutto inizia con la nomina alla presidenza della Fondazione MAXXI dell’allora parlamentare Melandri il 19 ottobre del 2012. Melandri si dimette da deputato per dirigere l’ente che controlla il museo di arte contemporanea ma la nomina del ministro della cultura del Governo Monti, Lorenzo Ornaghi fa discutere. Il rottamatore Matteo Renzi sbotta: “Facciamoci del male! Com’è possibile dopo il Parlamento avere subito lo scivolo del Maxxi?”. Giovanna Melandri se la cava sostenendo che avrebbe lavorato gratis: “prenderò 90 euro all’anno”.
A luglio del 2013 Gian Antonio Stella scopre che, grazie alla trasformazione dell’ente in fondazione di ricerca, il MAXXI poteva finalmente pagare il suo presidente. Le polemiche consigliano di soprassedere fino al 6 novembre.
Quel giorno con la presidenza di Giovanna Melandri, il cda propone “in favore del presidente per ciascun anno di esercizio il compenso (…) di 91.500 euro quale componente fissa (…) su base mensile posticipata al netto delle ritenute previste (…) più un ulteriore ammontare quale componente variabile (premio) da determinarsi in ‘misura fissa’ come sintetizzato nella tabella che segue in funzione dell’incremento rispetto al precedente esercizio della sommatoria delle voci di proventi quali: I) biglietteria; II) Contributi di gestione; III) Sponsorizzazioni; IV) Altri ricavi e proventi. Le somme di componente variabile devono intendersi quali componenti netti”.
Segue tabella: se l’incremento va dal 5 al 15 per cento, il premio è di 12 mila euro (netti) se raggiunge la forchetta 15-20 arriva a 18 mila euro; se si pone tra il 25 e il 30 per cento Melandri prende un premio di 24 mila euro. Se aumenta più del 30 per cento il premio sarà “quanto deliberato di volta in volta dal Cda”.
Melandri si astiene ma il suo stipendio passa con un verbale a sua firma grazie al voto degli altri due consiglieri: Monique Veaute e Beatrice Trussardi. La delibera del Cda si chiude così: l’atto “è trasmesso all’Autorità Vigilante ai sensi dell’articolo 20 comma 2 dello Statuto per la relativa approvazione”.
L’autorità vigilante è la direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale diretta da Anna Maria Buzzi, sorella di Salvatore Buzzi. Si potrebbe pensare che la sorella di un soggetto in affari e arrestato con Luca Odevaine, vicino a Giovanna Melandri, avrebbe avuto un occhio di riguardo per l’ex ministro Pd. Invece è accaduto il contrario. La direttrice Buzzi ha chiesto un parere alla Ragioneria Generale sulla delibera. Lo stipendio è giustificato dal Cda del MAXXI con l’inserimento della Fondazione nell’elenco di quelle ammesse alle agevolazioni fiscali.
In risposta al quesito di Buzzi, il Ragioniere generale in persona, Davide Franco, scrive una nota il 13 gennaio 2014 per sostenere che l’inserimento del MAXXI nell’aprile del 2013 nell’elenco suddetto “assume rilievo solo ai fini fiscali”. Sembra di capire, quindi, non ai fini dello stipendio del presidente. Il 22 gennaio la direttrice Buzzi scrive una nota per annullare la delibera del cda che dava lo stipendio a Giovanna Melandri.
Il 21 marzo del 2014 però il capo dell’ufficio legislativo del ministero Paolo Carpentieri scrive una nota dai toni duri, concordata con il capo di gabinetto del ministro Franceschini, Giampaolo D’Andrea, e con il segretario generale Antonia Pasqua Recchia. Carpentieri boccia la scelta del direttore generale, forte di un parere favorevole allo status di ente di ricerca di Emanuele Fidora , direttore generale della ricerca del MIUR.
Carpentieri intima a Buzzi di annullare in autotutela il suo atto perché ha male interpretato la nota del Ragioniere Franco. Per Carpentieri il MAXXI va valutato come ente di ricerca nel concreto e non ci sono storie: Giovanna Melandri ha diritto allo stipendio. A quel punto Anna Maria Buzzi si adegua. Annulla il suo annullamento ma comunque non approva la delibera del MAXXI.
Quindi ancora oggi Giovanna Melandri percepisce uno stipendio sulla base di una delibera non approvata dall’Autorità vigilante. A metà aprile tutto il carteggio finisce sul tavolo della Ragioneria Generale dello Stato. Ora sarà Davide Franco in persona a dover dire se lo stipendio e il premio del presidente Melandri sono da approvare o no.
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