lunedì 7 gennaio 2019

ORLANDO? AVETE FATTO CASO CHE HA TOLTO UN PEZZO DEL COGNOME PER RIPULIRLO DALLA PUZZA DI MAFIA

Leoluca Orlando, pluri Sindaco di Palermo, ha amputato un pezzo del suo cognome. Taglio netto, non più Orlando CASCIO, solo Orlando. Perché il Sindaco di Palermo omette di utilizzare il cognome per intero? Il padre di Leoluca,  si chiamava Salvatore Orlando CASCIO e, nel primo dopoguerra, era un Am – professore.Gli Am – professori, erano i docenti nominati dal Governo militare alleato. Alcuni asseriscono che, come in altri casi, gli alleati si erano rivolti ai mafiosi, così avevano nominato docenti pescati sempre tra gli uomini d’onore o loro stretti conoscenti.
Le dicerie sul padre del Sindaco Orlando, sono andate avanti sino a quando, negli anni settanta, qualcuno le mette nero su bianco. Quel qualcuno era Pio La Torre ucciso da Cosa Nostra nel 1982. In Commissione Antimafia, l’onorevole Pio La Torre, definisce Salvatore Orlando Cascio “il collegamento tra i politici e le famiglie mafiose palermitane del dopoguerra”. A rincarare la dose ci pensa Vito Ciancimino, depositario di molti segreti tra mafia e politica; parla di Salvatore Orlando Cascio come uomo vicino a Cosa Nostra e lo accusa di mafia. Tutto ciò avrebbe potuto gettare discredito sulla carriera politica del giovane Leoluca. Così, amputato il cognome, Leoluca Orlando CASCIO presenta la sua facciata perbenista e antimafiosa. Commemora e celebra i giudici Falcone e Borsellino,  organizza giornate di legalità ed onestà, indossando il mantello del Sindaco Antimafia.
Proprio Orlando CASCIO che, da amico di Falcone prima celebra le sue nozze con Francesca Morvillo, e dopo lo attacca pubblicamente in una trasmissione televisiva accusandolo “di tenere chiuse nel cassetto le prove dei legami tra mafia e politica”…
Con un simile attacco, il giudice Falcone ha dovuto difendersi davanti il CSM il 15 ottobre 1991 e disse: “mi stanno delegittimando, Cosa Nostra fa così, prima insozza la vittima poi la fa fuori”. Forse, ad Orlando CASCIO,  non era piaciuto il nuovo mandato di cattura nei confronti di Vito Ciancimino nel 1990, dimostrazione che, nonostante la presenza del Sindaco Orlando CASCIO, don Vito continuasse a gestire a suo piacimento gli appalti. Maria Falcone, sorella del Giudice, ha dichiarato che: “Orlando ha dato inizio ad una campagna denigratoria contro mio fratello, sfruttando le proprie risorse per lanciare accuse attraverso i media”. Anni dopo, Orlando CASCIO, sulla vicenda Falcone, ha dichiarato che “c’è stata una incomprensione con Falcone”.
Peccato però che quella incomprensione costò, al Giudice Falcone, una convocazione al CSM e tanto fango sull’onorabilità de la giudice. Il paladino dell’antimafia Orlando CASCIO, aveva anche accusato Salvo Lima e Giulio Andreotti di essere i garanti politici della mafia a Palermo come anche a Roma. (EppureNulla il giovane Orlando CASCIO ha avuto bisogno di loro). Il sindaco Orlando CASCIO ha mostra i primi passi in politica, come consigliere giuridico di Piersanti Mattarella, tra il 1978 e il 1980. Viene eletto Sindaco di Palermo il 16 luglio 1985, all’età di 38 anni. Non appena eletto, Orlando Cascio, corre a ringraziare, nella sua villa di Mondello, proprio Salvo Lima per il sostegno ricevuto.
Tutta la Sicilia che contava sapeva che, Salvo Lima era il referente politico di Giulio Andreotti e che manteneva rapporti con uomini d’onore. Per ottenere voti o favori, ci si rivolgeva a Salvo Lima. Possibile che Leoluca Orlando CASCIO ed anche il padre Salvatore, non sapessero dei rapporti tra Lima e Cosa Nostra?
Il Sindaco di Palermo si ammanta di legalità per occultare il controverso fondo oscuro, che aleggia sempre o quasi, negli uomini politici siciliani di lungo corso. Piuttosto che tagliarsi l’indennità che incassa in qualità di Sindaco di Palermo, che ammonta a 121.000 Euro, si taglia il cognome come se eliminare un pezzo del cognome, possa ripulirlo dalle tante accuse mosse al padre e dal suo ricorso a Lima per ricevere un sostegno politico. È quindi certo che sia stato riconfermato alla carica di Sindaco solo dai palermitani perbene e non dagli uomini d’onore e dal loro seguito.

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