Nel 2012 al comune di Rende erano arrivati i commissari prefettizi. Al termine del procedimento, un anno dopo, un decreto del ministro dell’Interno Angelino Alfano aveva dichiaratol’insussistenza dei presupposti per lo scioglimentodell’amministrazione per infiltrazioni mafiose. “Avevamo ragione noi” era stato il commento di alcuni parlamentari del Pd in una nota congiunta firmata tra gli altri dalla presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, il segretario regionale del PdErnesto Magorno e i deputati Enza Bruno Bossio e Alfredo D’Attorre (ora in Sinistra Italiana). “A Rende nessuna infiltrazione criminale – avevano aggiunto allora – Ora i rendesi potranno tornare a votare la prossima primavera con la certezza che la mafia non è mai entrata nelle stanze del Comune. Avevamo ragione noi del Pd che sempre abbiamo sostenuto la forza della tradizione democratica di Rende, modello ultradecennale di buon governo in Calabria”.
Ma nell’inchiesta è finita anche l’ultima campagna elettorale del 2014 per le Comunali. Nonostante fosse detenuto (oggi al 41 bis), uno dei boss arrestati è stato intercettato in carcere mentre poneva le sue condizioni: chiedeva una somma di denaro, lamentando gli scarsi benefici ottenuti dalla cosca nel recente passato, nonostante si fosse occupato di monitorare l’attività politica dai principali candidati.
Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/23/ndrangheta-per-15-anni-favori-alla-cosca-in-cambio-di-voti-arrestati-4-esponenti-pd-ce-un-ex-sottosegretario/2574055/
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RispondiEliminaQuando si parla di soldi o di malaffare quelli del Pd si offendono, però succede sempre a loro!!
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