Il filone è quello che vede indagate, per il reato di truffa aggravata ai danni di enti pubblici, 13 persone tra ex amministratori locali, dirigenti dell’epoca di Roma Metropolitane e vertici di Metro C. Sotto inchiesta l’ex assessore alla mobilità della Giunta Marino, Guido Improta, l’ex dirigente del ministero dei Trasporti, Ercole Incalza
Un accordo tra i soliti furbetti. Un grande imbroglio, secondo la Procura di Roma, che ha portato alla lievitazione spropositata dei costi della Metro C e ritardi nei tempi tempi di consegna. Grazie a un patto illegale alcuni uomini di Roma Metropolitane (stazione appaltante) e Metro C (general contractor) facevano passare per costi aggiuntiviquelle che erano le conseguenze dell’italica lentezza nell’esecuzione dei lavori. Sono 13 gli indagati per truffa aggravata e tra i nomi compaiono quelli dell’ex dirigente del ministero dei Trasporti, Ettore Incalza e dell’ex assessore alla Mobilità della giunta Marino, Guido Improta. Per Roma Metropolitane sono indagati: il direttore tecnicoLuigi Napoli, il consigliere di amministrazione Massimo Palombi, il responsabile unico del procedimento Giovanni Simonacci, i consiglieri del Cda, Luadato e Nardi,il responsabile unico del procedimento Sciotti. Per Metro C invece sono finiti nel registro degli indagati il presidente Franco Cristini, l’ad Filippo Stinellis e il dg Francesco Maria Rotundi e il direttore dei lavori Molinari. Metro C è la società derivata dall’associazione temporanea di imprese che si è aggiudicata la gara da 2,5 miliardi di euro, composta daAstaldi, Vianini Lavori (gruppoCaltagirone), Consorzio cooperative costruzioni (una delle più importanti coop rosse, con sede a Bologna) eAnsaldo Trasporti Sistemi Ferroviari.
Lo slittamento dei tempi di esecuzione dell’opera venivano etichettati come “maggiori corrispettivi” e così il Cipe – il comitato interministeriale che stanzia i finanziamenti – deliberava perché indotto “mediante artifici e raggiri” scrivono i pm. I soldi non erano dovuti perché, secondo i pm, non si trattava di spese effettivamente sostenute. Con questo meccanismo Roma Metropolitane sembrava di fatto “esposta” per quasi un miliardo e 400 milioni ed è a questo punto che si procedeva all’accordo transattivo con cui Roma Metropolitane riconosceva le somme: 230 milioni in un caso e 90 nel secondo. Quello che gli inquirenti definiscono “bonari componimenti delle controversie in corso insorte fra Roma Metropolitane e e Metro C derivante dall’iscrizione da parte di quest’ultima di numerose ‘riserve’ (oltre 40) del tutto pretestuose e, pertanto, non dovute”.
Improta e Incalza sono indagati perché, per l’accusa, la stipula dell’atto attuativo sarebbe avvenuto “per volontà” dell’ex assessore e “con l’ausilio tecnico” di Incalza. L’inchiesta della procura di Roma andava avanti da due anni e oggi gli uomini del II gruppo Roma, guidati dal colonnello Teodoro Gallone, hanno effettuato una serie di perquisizioni. I finanzieri hanno acquisito documentazione su disposizione del pm della Procura di Roma Erminio Amelio e del procuratore aggiunto Paolo Ielo. Gli inquirenti hanno ricostruito quindi il cosiddetto “sistema delle riserve” con cui Metro C riusciva ad aggirare “il vincolo derivante dai ribassipresentati in sede di aggiudicazione della gara d’appalto e, dall’altro lato lariduzione dal 20 al 2% del prefinanziamento a cura del contraente generale, percentuale quest’ultima poi in realtà restituita”.
Grazie a questo raggiro il Cipe autorizzava e “lo Stato, la Regione Lazio e il Comune di Roma, enti coofinanziatori della costruzione della linea C della metropolitana di Roma” pagavano. Il grande imbroglio sarebbe avvenuto sia negli uffici del Campidoglio sia in quelli del ministero perché i pm parlano nel decreto di perquisizione di “procedure illegittime e illecite consumatesi negli uffici dellaamministrazione comunale, segnatamente l’assessorato alla Mobilità e negli uffici del ministero delle Infrastrutture, dove lavorava Incalza”.
I costi e i ritardi della Metro C non sono finiti sono nel mirino dei pm di Roma. Già nel 2012 inoltre la Corte dei Conti in una relazione parlava di “costi inaccettabili, quasi triplicati per l’esecuzione di questa importante arteria sotterranea”, senza escludere ipotesi di corruzione. Che però allo stato non è contestata in questa inchiesta. Un anno fa inoltre l’Autorità nazionale anticorruzioneaveva redatto un dossier sull’opera poi inviato alla Corte dei Conti. Nelle carte si parlava di costi di ritardi e sprechi: costi d’investimento saliti di700 milioni a fronte di “un ridimensionamento del progetto”; 45 varianti, molte introdotte dopo rilievi archeologici senza “adeguate indagini preventive”; 65 milioni riconosciuti dopo un arbitrato a Metro C per attività “già ricomprese” nell’affido iniziale; “mancanza di trasparenzaed efficienza”; irragionevoli “vantaggi riconosciuti al contraente generale dell’opera”. Quella di oggi insomma sembra la prima emersione di un’inchiesta che potrebbe ampliarsi ad altri nomi e nuove circostanze.
Tutti i nodi vengono al pettine, ma quelli più forti dovranno ancora venire!! In Italia c'è corruzione anche nella gestione dei cessi pubblici!!
RispondiEliminaE te pareva, ce sta de mezzo er Gruppo Caltagirone....
RispondiEliminaMICA A LORO... A NOI CHE NUN SEMO CAPACI DE ANNA' LA' COI FORCONI E INFILAJELI IN PANZA.
RispondiEliminaprima o poi la verità viene a galla, speriamo prima
RispondiEliminasemo un popolo de cojoni in Russia sta gente la buttano nella spazzatura noi se li tenemo finche nun schiattano mortacciloro e de chi la messi ar monno
RispondiEliminaMa il sequestro e controllo dei loro conti bancari e dei loro prestanome non li fa nessuno?
RispondiEliminaImmediati sequestri di tutti i beni pure le mutande tanto sono rubate in galera a vita sino a quando non restituiscono fino l'ultimo cm.e poi in esilio fuori dall'Italia ste merde gli auguro che tutto ciò che anno rubato gli vadano per medicine per loro e per tutti i loro compari
EliminaMa il sequestro e controllo dei loro conti bancari e dei loro prestanome non li fa nessuno?
RispondiEliminaIo spero solo nella magistratura, che una volta per tutte restituissero i soldi frodati (dopo l'accertamento dei fatti)
RispondiEliminaCosi l'Italia e gli italiani farebbero un sospiro di sollievo,ma forse stiamo incominciando,forza.
CONTROLLI VARI DI CAPITALE SU QUESTI ELEMENTI , NON LI FARà NESSUNO, PERCHè NESSUNO è PULITO MEN CHE MENO LA MAGISTRATURA ! SONO TUTTI COINVOLTI, LE INSABBIATURE HANNO BISOGNO DI COMPLICITA' E QUESTE VENGONO FORNITE DA CHI PRATICA LA LEGGE !
RispondiEliminaPrepariamo i forconi....solo così li potremo cacciare!
RispondiEliminacome e possibile ;ed inaccettabile tutto questo sono soldi nostri , la corte dei conti non fa nulla per arginare tutto cio
RispondiEliminala giustizia ""quella vera""è come l'elefante fatica a muoversi ma quando lo fa non si ferma più
RispondiEliminaesperiamo davvero che non si fermano,sono dei ladri è mai possibile che non si possono mandargli a casa e sequestrare i beni soldi rubati ai cittadini.
RispondiEliminaQusti personggi elencati sopra sono tutti del PD ?
RispondiEliminae noi poveri cittadini e pensionati paghiamo sempre tanto se non volessimo pagare ce li tolgono lo stessodalle buste paghe
RispondiEliminaSperiamo nei PM e Giudici Onesti e capaci. Solo loro potranno stanare e fare uscire i topi da fogna. Non devono trascurare il pericolo di avvocati imbroglioni che manipolato le carte.
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